Il Museo Etnografico di Simbario

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29/01/12. «Arredi la chiesi di Santa Maria, tirittuppiti cuttuni cogghìja… ». I detti paesani assomigliano a parole magiche che ci proiettano indietro nel tempo e molte volte sono testimonianze storiche paragonabili a preziosi documenti. Il detto popolare sopra citato, oltre ad essere un gioco di parole, con onomatopea e rima baciata,  testimonia  la reale raccolta del cotone piantato in grandi vasi dalle donne di Simbario e da queste  poi lavorato.

Questo e tanti altri aneddoti si possono apprendere all’interno del “Museo Etnografico della Cultura e del Territorio – Cecinum Zimbarÿ”.

Quindi, dopo avere ottenuto l’importante iscrizione al registro regionale delle “Città d’Arte”, l’amministrazione comunale di Simbario ha inaugurato il suddetto museo, suggestivo luogo della memoria all’interno del quale sono custoditi una miriade di oggetti antichi. L’apertura inaugurale si è tenuta alla presenza dell’assessore provinciale Pasquale Fera, il quale ha espresso le proprie congratulazioni all’amministrazione comunale – in particolar modo al sindaco Francesco Andreacchi e al vicesindaco Caterina Bertucci -, garantendo l’inserimento del neonato museo tra gli itinerari turistici provinciali.

Entrando in questa sorta di “tempio” della memoria, il visitatore si ritrova all’interno di un percorso montato ad arte e con dovizia di particolare, dove ha la possibilità di osservare un immenso patrimonio antico donato al museo dalle persone del luogo.

Oltre alle più comuni unità di misura quali “lu stuppedhu e la menzalora”, attraverso le quali un tempo si dosava il grano, qui si possono ammirare anche antichissimi pezzi di immenso valore quali monete risalenti al periodo borbonico, letti in ferro battuto attribuibili al periodo pre-unitario e curiosissimi pezzi di arcaici vasi da notte inseriti in comode strutture lignee. Si racconta che questi, – non essendoci ancora gli impianti fognari nelle case, – venivano svuotati dai bisogni dei nobili per mano della servitù e poi riposti con grande cura al loro posto nuovamente puliti.

Nel museo, oltre al sito dedicato agli oggetti antichi, vi è un accesso alla pinacoteca dell’artista di Monterosso Domenico Bertucci (in arte Nhȏelm), famoso per la realizzazione delle sue opere attraverso l’utilizzo di particolari tecniche di modellamento della cera.

Al piano superiore del museo sono stati invece custoditi preziosissimi paramenti sacri di fine ottocento, molti dei quali ricamati con filamenti d’oro.

Il “Museo Etnografico della Cultura e del Territorio – Cecinum Zimbarj”, rappresenta uno scrigno del passato, necessaria tappa per i turisti curiosi di conoscere un mondo laborioso e genuino risucchiato oggi dalla sempre più impaziente macchina del progresso.

BRUNO GRECO

 

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