“Superfish” di F. Costa (inedito) – Cap.10

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Il dott. Fortunato Costa

Il decimo capitolo del libro “Superfish” di Fortunato Costa (Mario Vallone Editore)

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Capitolo 10

“Buongiorno ragazzi. Scusate il ritardo ma non mi ero accorto che la benzina era finita, sono stato costretto a lasciare l’auto a circa tre chilometri da qui e raggiungere la stazione zoologica a piedi. Questa borsa è così pesante. Lasciatemi sedere e riposare un poco. Come va?”

Il professor Biagini sedette di schianto sulla sedia mentre Nicola gli prendeva la borsa per poggiarla sulla scrivania.

“Ma prof non poteva telefonarci?” disse Sabrina.

“Si, avrei potuto…se non avessi dimenticato il cellulare a casa. Datemi un bicchiere di quella graziosa miscela in fase liquida dei due gas idrogeno ed ossigeno chiamata acqua, per favore.”

Biagini bevve a garganella due bicchieri d’acqua e poi chiese ai ricercatori di passargli la borsa.

“Cosa sapete del santuario dei cetacei?” disse scrutandoli sorridendo.

“Beh, si trova in Liguria, o meglio in quel tratto di Tirreno settentrionale che bagna Sardegna, Corsica, Toscana, Liguria e Francia. Si chiama Santuario Pelagos, se non sbaglio, ed è frequentemente usato per il whale watching” rispose Nicola.

“Esatto, giovanotto. E…?”

“Non ricordo molto altro, professore. Forse è attivo dal 2000 o dal 2001, non ricordo precisamente…ed è tenuto d’occhio in particolare il delfino tursiope.”

“Esatto anche questo. Ed è stato scelto per il fenomeno dell’upwelling, caso quasi unico nel Mediterraneo!”

“L’upwelling, cioè quel fenomeno in base al quale le masse d’acqua che si trovano sui duecento metri di profondità, ricche di nitrati e fosfati, migrano verso la superficie, nello strato eufotico, dove penetra la luce solare e favoriscono in tal modo una produttività primaria molto elevata.”

“Esatto, dottoressa Sabrina. E la fondazione CIMA, il Centro Internazionale di Monitoraggio Ambientale, è molto attiva promuovendo e sostenendo la formazione e la ricerca nel campo della biodiversità. I cetacei sono un ottimo bioindicatore per il monitoraggio dell’ecosistema e la conservazione dell’ambiente marino. Fisici, oceanografi, ingegneri, ecologi e biologi marini forniscono un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare impagabile e prezioso. Ed i progetti in essere sono numerosi: Airon, con l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione dei Tursiopi; Delfini Metropolitani, con l’obiettivo di valutare la presenza e le abitudini dei Tursiopi; Aurora Polare, che studia e valuta la presenza e la permanenza dei grandi cetacei nel Mediterraneo; infine Whale Safe, che ha sviluppato un sistema di prevenzione e riduzione dei rischi di disturbo ed impatto sui cetacei, in particolare dei capodogli.”

“Se non sbaglio utilizzano la fotoidentificazione per seguire ed identificare gli animali avvistati durante il whale wathing, sfruttando sia i gommoni in dotazione che le uscite turistiche” aggiunse Nicola mentre tentava di capire dove il professor Biagini volesse andare a parare con quella lunga e dettagliata introduzione.

“Ma noi abbiamo un’arma infallibile: Athos!”

“Eros, professore…” disse Sabrina quasi rassegnata.

“Si, quell’uomo pesce di cui mi sfugge sempre il nome. Insomma, ha delle doti particolari, una resistenza in apnea che ha dello straordinario, un’acquaticità miracolosa. Perché non sfruttare questa possibilità per far progredire i nostri studi ed arricchire le nostre conoscenze in questo campo?”

“Eros non vuole pubblicizzare la cosa più di tanto, professore. Si metta nei suoi panni: ha paura di fare la fine di un fenomeno da baraccone e di perdere la sua privacy. Io non posso dargli torto” rispose Nicola.

“Ma potremmo agire in privato, con delicatezza e riserbo, rispettando le sue decisioni, i suoi tempi. E’ troppo prezioso per noi, lo capite? Troppo…” disse Biagini aprendo la borsa e tirando fuori carte, prestampati, riviste, fotocopie ed alcune foto.

“Avevo pensato di contattare queste due ricercatrici specializzate in monitoraggio biologico e di utilizzare questa bella barca, progettata apposta per la ricerca e lo studio dei cetacei ma…se Athos vuole agire nell’anonimato non credo sia una buona idea!” disse il professore mostrando le immagini via via che esponeva le sue intenzioni.

“Non credo sia proprio il caso, prof! Dopo una mezz’ora lo saprebbe il mondo intero ed Eros rimarrebbe coinvolto in modo irreparabile.”

Sabrina scosse la testa sorridendo all’indirizzo di Biagini.

“E allora?”

“E allora dobbiamo studiarla diversamente. Ci dia qualche giorno e le faremo sapere. Prima di tutto dobbiamo avvertire Eros e capire se intende essere coinvolto in questa avventura; poi potremo procedere” aggiunse Nicola mentre Sabrina faceva ampi segni di approvazione.

“Vi lascio. Prenderò un taxi, non state a disturbarvi. Non mi fate aspettare troppo. Buona giornata, ragazzi!”

Appena uscito Nicola e Sabrina contarono uno, due, tre: la porta si riaprì nuovamente ed il professore prese la borsa scusandosi per la dimenticanza.

Quel fine settimana Sabrina volle a tutti i costi recarsi con Nicola a Tropea; forse aveva subodorato qualcosa e voleva vederci chiaro. Eros le aveva detto di un litigio e di essere ferito, ma aveva prudentemente sorvolato sulle cause della colluttazione.

Durante il viaggio i due ricercatori si scambiarono qualche battutina, non per cattiveria ma soltanto per riderci un po’ su e sdrammatizzare.

“Siamo decisamente in sintonia: Evelyn fratturata, Eros acciaccato. En plein!” disse Sabrina.

“Che vuoi farci? Non saremo noi che portiamo sfortuna a quei due?” rispose Nicola azionando il segnalatore di direzione per sorpassare un veicolo lento.

“Eros non mi è sembrato entusiasta quando gli ho accennato la storia del santuario dei cetacei. Per Biagini sarebbe un duro colpo. Il suo Athos!” disse ridendo Sabrina, con i denti candidi che sfolgoravano e le

lentiggini che cominciavano a sbiadire per il freddo e la mancanza della calda luce solare estiva.

“Avresti dovuto aspettare un poco a parlarne; magari in questo momento è demoralizzato, abbattuto…”

“Ah si? Invece di andare in giro ad azzuffarsi potrebbe pensare a cose più serie! Tu sai qualcosa e non vuoi parlarne. Omertà!”

“E anche se fosse? Cosa dovrei fare? Se vuole parlarne lo farà lui; non tradirei mai un amico. E farei lo stesso per te!”

“Si, va be’, voglio crederti. Come va con Evelyn? Per un po’ ho creduto che tu pensassi a qualcos’altro…”

“Non voglio parlarne, lascia perdere. Sai essere irritante quando vuoi!”

“Ho toccato un nervo scoperto. Scusami, non lo faccio più. Quanto manca?”

“La prossima uscita dall’autostrada è la nostra; un’oretta e siamo a Tropea.”

“Non vedo l’ora di arrivare a destinazione. Il colore del vostro mare mi affascina, è un tuffo al cuore. Non riesco più a dimenticarlo” disse Sabrina persa nei suoi recenti ricordi.

“E’ vero. Manca anche a me quando sono lontano da casa. Mi fermo all’autogrill se vuoi qualcosa da bere.”

“No, grazie Nico. Non ne vale la pena essendo quasi arrivati.”

Quella sera stessa, a casa dei Caroni dove Sabrina avrebbe alloggiato per il week end, si avvertiva una certa tensione nell’aria.

“Guarda che brutta ferita! Non sarò mai più la stessa, uffa!” disse Evelyn scoprendo la coscia destra sino all’anca per mostrare la lunga cicatrice dovuta all’intervento di fissaggio della frattura.

“E poi mi è rimasto questo brutto segno sulla fronte; hanno dovuto rimuovere dei frammenti di vetro. Mi amerai anche così?” disse guardando tutta preoccupata Nicola.

“Ma che vai dicendo? Sei bellissima, uno schianto!” rispose lui pensandolo davvero.

“Si può sapere finalmente cosa è successo Eros?” chiese Sabrina.

Valentina tossicchiò per reclamare attenzione e guardò Eros come per ricevere conferma. Il ragazzo annuì ad occhi bassi.

“Devi sapere, cara Sabrina, che Eros è un po’ troppo avventato. Si è messo in testa di salvare il mondo tutto da solo ed ha fatto qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare. Ha rovinato le reti dei pescatori di Tropea e loro l’hanno scoperto. Cosa poteva aspettarsi? Quella è gente che non scherza!”

disse Valentina con tono malcelato di rimprovero.

“Ho dovuto risarcirli. Non vi dico quanto ho sborsato perché non mi sembra il caso ma è stata dura. E ci hanno anche minacciato apertamente: nel caso avessimo denunciato qualcuno di loro per i danni subiti da Eros durante il pestaggio, ci avrebbero fatto pentire di essere al mondo. Io devo per prima cosa badare alla integrità della mia famiglia, la serenità è una merce preziosa. Spero che questa vicenda serva di lezione ad Eros…” disse Antonio, il padre, sbucciando un’arancia e porgendone una metà alla moglie.

“Adesso capisco. Ti è andata bene!” disse Sabrina. “Le guerre non si conducono così, come don Chisciotte. E poi se quei pescatori sono nella legalità tu non puoi farci niente. Andrebbero cambiate le leggi e condotti dei severi controlli da chi di dovere. Vuoi fare il giustiziere della notte?”

“Voi non capite, non potete capire come mi sento…” rispose Eros sottovoce, con l’aria un po’ mortificata. L’occhio nero era diventato di colore giallastro per via della trasformazione dell’emoglobina in biliverdina ed il labbro superiore era ancora tumefatto. Anche volendo non avrebbe potuto ridere per non riaprire nuovamente la ferita.

“Lasciate stare in pace il mio fratellino!” intervenne subito Evelyn.

“Mi ha spiegato le sue motivazioni e non riesco a dargli torto” concluse.

“Anche se avesse avuto ragione non mi sembrava il caso di commettere un crimine. Non vedi le conseguenze del suo operato? Come l’hanno ridotto? Ed a questo si aggiungono anche il danno economico, il danno di immagine e le conseguenze da esso derivanti. Tra poco tutti sapranno che mio figlio va in giro a tagliuzzare reti e verrà considerato uno squilibrato. E ci è andata bene che nessuno l’abbia denunciato per danni!” disse Valentina.

“Va bene, basta: non lo faccio più, diamoci un taglio!” esplose Eros con gli occhi sfavillanti.

“Diamoci un taglio? Ancora tagli?” disse Antonio per sdrammatizzare, facendo sorridere tutti alla battuta.

Il giorno seguente Nicola ed Eros andarono sulla spiaggia per respirare il mare; le ragazze li lasciarono soli per consentire loro di confidarsi, di parlare in libertà.

“Quando sono laggiù, nel mare profondo, sento una melodia struggente.

I pesci parlano, cantano, urlano, piangono. Anche la più piccola bavosa emette dei suoni simili al canto ed io ascolto sorpreso. E capisco cosa vuol dire far parte del creato, della natura e del miracolo che ci circonda e che noi non sappiamo cogliere perché distratti da mille cose. Il progresso: ci sta uccidendo. Siamo a buon punto” disse Eros camminando sul bagnasciuga con gli occhi bassi.

“Ti invidio. Anch’io vorrei sentire quello che senti tu. Posso solo immaginare le emozioni che ti provoca questa nuova dimensione in cui stai vivendo. Perdonaci per tutto quello che non possiamo capire, per le nostre reazioni che tu forse giudicherai esagerate ma noi siamo rimasti insensibili perché non abbiamo le armi che hai tu. Appena vedo un pesce palla saprò cosa fare…” rispose Nicola facendo ridere sinceramente l’amico.

“Come posso restare insensibile all’urlo di dolore degli animali prigionieri delle reti? Dei pesci presi all’amo dei palamiti? Se tu li sentissi piangere per la libertà perduta…mi fanno pena, è straziante. A volte mi è capitato di assistere ad una scena degna di un film drammatico. Un pesce che, impazzito dal dolore perché il suo compagno stava morendo lentamente, si è lasciato morire accanto a lui pur potendo scappare via essendo libero.”

“Ma noi mangiamo carne; le proteine ci servono per vivere. Sai dove fa acqua il tuo discorso? Sul fatto che i pesci mangiano gli altri pesci. E allora? Perché loro possono cannibalizzare le loro stesse specie e noi no?

Si tratta di nutrirsi, in ultima analisi. Sei ingiusto.”

“E’ vero, è tutto vero, e forse loro sono peggio di noi da questo punto di vista. Perché quando peschi un pesce non lo senti piangere o urlare di terrore e dolore; loro invece lo sentono bene e, malgrado ciò, lo divorano vivo, a volte a morsi, a volte solo per gioco crudele come i pesci serra.

Sono confuso, ecco tutto. Ma tu mi stai aiutando, amico mio, come sempre” disse Eros alzando finalmente gli occhi e fissando l’amico con quel suo strano sguardo ricco di bagliori fosforescenti.

“Io spero che questa condizione sia reversibile, spero proprio di tornare ad essere una persona normale. Non è bello sentirsi a metà; non sai mai da che parte stare e finisci con l’allontanarti da tutto e tutti. Quando sei in mare diventi un pesce; quando torni sulla terraferma sei un uomo. Non te lo auguro…dammi ascolto, evita i pesci palla!”

“Sabrina ti ha accennato qualcosa sul progetto del professor Biagini?”

“Si, ne abbiamo parlato ma io non ho nessuna intenzione di andare al santuario. Non voglio lasciare la mia casa, la mia famiglia per andare a caccia di balene e delfini. Mio padre ha bisogno di me, soprattutto ora che Evelyn è in convalescenza e poi…cosa potrei dirgli che già non sa?

Non so perché ma ogni volta che gli uomini scoprono qualcosa di nuovo riescono ad utilizzare le informazioni ottenute per peggiorare le cose…”

“Non hai tutti i torti. I ricercatori sono come dei bambini entusiasti che voglio scoprire le leggi che regolano la natura ed il suo evolversi. Non sono cattivi, in loro brucia il sacro fuoco della scoperta. Ma purtroppo le loro ricerche spesso conducono a risultati che vengono recepiti ed impiegati, in modo sbagliato, da speculatori senza scrupoli. A volte me lo chiedo anch’io, da ricercatore, dove sto andando e dove mi porterà tutto questo…”

Continuarono a passeggiare sulla lunga spiaggia fino a giungere all’isola di Tropea, un alto scoglio di arenaria a forma di panettone su cui si erge il santuario di Santa Maria dell’Isola. Un tempo lo scoglio era completamente separato dal litorale Tropeano e vi si accedeva esclusivamente via mare. Solo dopo un violento terremoto, nel 1783, venne creata la via di accesso tramutando l’isola in penisola.

Sulla porta di bronzo di accesso alla chiesa, risalente al 1066, alcune formelle, fuse a Costantinopoli, ne rivendicano la pertinenza alla Badia Cassinese per volere dell’abate Desiderio.

Sull’isola sorgeva un eremo che, dopo l’avvento normanno, cedette il posto alla basilica attuale, anch’essa soggetta a numerose trasformazioni e miglioramenti nel corso del tempo. Il terremoto del 1905 causò altri danni alla chiesa e fu necessario il rifacimento della facciata. Una scala sinuosa si inerpica sino alla basilica, che si staglia tra il mare turchino e il cielo azzurro, e si tinge dei tramonti di tracotante bellezza dipingendosi di rosso ed arancione nelle sere estive, testimone lo Stromboli che da sempre la guarda e la sorveglia come fosse il cappello di un carabiniere con il suo pennacchio di fumo onnipresente.

“Come stai? Come ti senti? Intendo fisicamente…” chiese Nicola mentre erano ormai ai piedi dell’isola.

“Mi sento maledettamente bene. Non ho più raffreddori, non sento la stanchezza, non ho più allergie, ho sempre voglia di correre e di saltare. Mai stato meglio in vita mia.”

“E allora freghiamocene. Infine se così deve andare, così sia. Ma devi promettermi che non appena noti o avverti qualche sintomo strano sarò il primo a saperlo!”

“Ti interessano ancora le orche?” chiese all’improvviso Eros scrutando il mare in lontananza.

“Certo che mi interessano. Perché?”

“Perché sono qui. A poche centinaia di metri dall’isola e stanno mangiando, proprio ora” disse Eros.

“Ma non vedo niente! Ho il sole negli occhi ed il mare luccica.”

“Le sento; stanno parlando, urlando. Si scambiano gli ordini, si organizzano. Ci sono tanti tonni in giro e ne fanno incetta!”

“Vedi? Non siamo solo noi uomini ad uccidere per mangiare!” rispose Nicola.

“Vuoi che vada?”

“Ma è novembre, l’acqua sarà fredda, ti prenderai un malanno” disse Nicola rabbrividendo istintivamente.

“Non sento più freddo. Vuoi che vada o no?”

“E se ti succede qualcosa? Mettiti nei miei panni.”

“Non mi succederà niente, puoi stare tranquillo.”

In breve Eros si spogliò e scomparve sott’acqua nuotando come un sottomarino. Nicola lo attese preoccupato per una buona mezz’ora e quando lo vide riemergere tirò un sospirone di sollievo.

“E’ stato bellissimo. Cioè, non per i tonni, poveretti, ma le orche sono fantastiche. Ci crederesti? Sono spiritose e capaci di fare dell’humor; mi hanno preso in giro perché non riuscivo a capire la loro tecnica per riunire i tonni e perché non ne ho mangiato neanche uno!” disse Eros con gli occhi scintillanti, verdi ed azzurri come il mare da cui era appena emerso.

“Raccontami, non farmi morire di curiosità su questa spiaggia!”

“Mi hanno sentito giungere, perché nuotando facevo un certo rumore, ma hanno continuato ad eseguire il loro balletto mortale. Una delle femmine si è avvicinata e mi ha sfiorato comunicandomi che se volevo mangiare dovevo darmi da fare anch’io. Le ho osservate per un poco, giusto per apprenderne la tecnica, e poi mi sono lanciato anch’io nel tramestio.

Il maschio dominante mi ha chiesto perché non avessi fame, pensa un po’!

Con le bolle d’aria creavano dei cerchi che disorientavano i tonni, tutti di taglia medio-piccola, costringendoli a riunirsi in una palla più stretta, come una colonna di una ventina di metri d’altezza. Due di esse facevano muro ed altre due mangiavano a turno. Il cucciolo guardava ed imparava; ogni tanto le femmine gli portavano un tonno stordito che lui non riusciva ad ingoiare. Stanno tentando di svezzarlo, capisci? Lo allattano ancora!”

“In effetti i cuccioli d’orca vengono allattati per due anni circa e devono succhiare il latte almeno ogni venti minuti. Un impegno per la madre che deve nutrirsi a sufficienza. Se normalmente ingerisce 40- 50 kg di pesce al giorno quando allatta deve mangiare un po’ di più. Deve essere stato emozionante per te assistere…”

“Oh si, lo puoi ben dire. Vedere questi giganti velocissimi perforare l’acqua come missili è un’emozione impareggiabile. Quando le ho salutate per tornare mi hanno risposto tutte insieme con un grido amichevole, un suono che vuol dire ‘ciao amico, torna presto’, più o meno” disse Eros che, ormai quasi asciutto, stava infilandosi i pantaloni.

“Te la senti di fare la scalinata per il cannone?” chiese Nicola guardando verso l’alto per indicare la piazzetta del cannone da cui si godeva un bellissimo panorama. Il cannone, di epoca Napoleonica, era stato recuperato qualche anno prima grazie alla segnalazione di due turisti toscani che lo avevano avvistato a 3 metri di profondità, in prossimità dello scoglio di S. Leonardo.

“Andiamo; ho voglia di un bel caffè caldo” rispose Eros incamminandosi a passo svelto.

La mattinata trascorse piacevolmente; incontrarono gli amici di sempre, qualcuno tornato a casa per una ricorrenza, taluno in cerca di chiacchiere, talaltro in giro per abitudine.

Pochi negozi erano aperti; nei mesi invernali, data la scarsa affluenza di turisti, le attività si riducevano sempre all’osso e languivano per ovvii motivi.

Tornarono a casa ad ora di pranzo; Nicola salutò tutti per raggiungere sua madre non volendo lasciarla sola per il pranzo. Evelyn volle accompagnarlo a tutti i costi.

“Oggi pomeriggio ti voglio tutto per me. Non prendere impegni per nessun motivo se vuoi rimanere vivo!” disse Evelyn una volta rimasti soli in auto.

Il week end trascorse in fretta.

Napoli era più viva del solito; il Natale si avvicinava a grandi passi e la città cominciava a farsi bella per le festività. Le strade del centro pullulavano di attività e le vetrine già si ornavano di luci e lustrini. La Pignasecca, uno dei quartieri più antichi alle spalle di via Toledo, centro ben noto di smercio di cibi ed alimenti freschissimi ed a buon mercato, era

già preso d’assalto dalla folla variopinta che sicuramente, nei giorni a venire, sarebbe diventata un fiume in piena. E la fiumana di gente era ancora più impetuosa nelle stradine che da piazza Gesù portano a S. Gregorio Armeno, il centro mondiale del presepe e dei pastori. In alcuni momenti del giorno risultava addirittura impossibile procedere nella calca e domare quel fiume di gente a doppio flusso inverso che si riversava per la strada.

“Buongiorno, dotto’. Avimmo fatto ‘nu poco tardi stamattina. Mi stavo cominciando a preoccupare…” disse Carbone con un vocione cavernoso dovuto al raffreddore.

“Eh si, stiamo venendo da Tropea. Pur essendo partiti presto ci siamo un po’ bloccati ai caselli di Salerno, il rientro dei pendolari, il traffico verso la cittadina ed un incidente ci hanno rallentati. Pazienza, recupereremo. Prendetevi qualche medicina: avete il naso rosso e gli occhi lucidi di febbre…” rispose Nicola entrando con Sabrina nell’Istituto Dohrn ancora silenzioso.

“Mia moglie è fissata con i rimedi naturali ma a me sembra che nun stammo accucchianno proprio niente!” rispose il vecchietto sorridendo e tossendo contemporaneamente mentre i due ricercatori  sparivano nell’edificio.

Dopo i soliti gesti i due ricercatori si dedicarono al lavoro.

“Ma lo sai che ho scoperto un sacco di cose sull’ermafroditismo dei pesci? Ultimamente mi sono interessato a questo argomento per curiosità e devo riconoscere che sono sorpreso” disse Nicola aprendo una cartella sul desktop.

“Davvero? Dimmi, sono curiosa” rispose Sabrina prendendo una penna e firmando alcuni documenti dopo averli letti e corretti.

“Questi nostri brillanti colleghi dell’Università di Otago hanno scoperto, con la tecnica del sequenziamento dell’RNA e mediante analisi epigenetiche,  che esistono specifici geni che vengono disattivati e attivati, nel cervello e nelle gonadi di un pesce, il Thalassoma bifasciatum.

In breve ecco cosa succede: tali pesci vivono in gruppi composti da femmine dominate da un singolo esemplare di maschio. Se questo muore o per qualche motivo viene rimosso, la femmina più sviluppata si tramuta in maschio in soli dieci giorni mentre il suo comportamento subisce già evidenti modificazioni solo dopo qualche ora.”

“Interessante. In effetti sapevo già che gli animali con gonadi femminili in caso di necessità possono trasformarsi in maschi come nel caso delle cernie, la proteroginia. Ma non sapevo come” disse Sabrina pensierosa.

“La proterandria è molto comune; gli sparidi che noi abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, i saraghi e le orate, posseggono la capacità di tramutarsi in femmine. Ma la lista è lunga: il pesce pagliaccio, il pesce pappagallo, il pesce napoleone…” disse Nicola. “Ma la notizia che ti sorprenderà più di tutte, perchè non te lo aspetti, è il fatto che un animale domestico ben noto ha una forma particolare di ermafroditismo.

In questo uccello la femmina sviluppa solo l’ovaio sinistro mentre il destro rimane quiescente. Se per un’infezione, un tumore o un evento qualsiasi si danneggia l’ovaio sinistro, il destro produrrà testosterone e l’uccello diventerà maschio, potendo in molti casi fecondare le uova e tramandare i propri geni.”

“Non mi dire che stai parlando dei polli?” chiese costernata Sabrina.

“Si, proprio delle galline. Ahahahah! Compri una gallina ovaiola e ti ritrovi un bel gallo!”

“Il creato non finisce mai di stupirci; se solo fossimo un po’ meno idioti e la smettessimo di deturpare tutto. Che angoscia!” disse la ricercatrice storcendo la bocca con una smorfia di disgusto.

“Come va con Eros?” chiese distrattamente Nicola.

“Bene. Certo è in un periodo particolare della sua vita e sicuramente questo incide sulla sua personalità e sulla sua emotività, ma direi che va bene. Si fa dei problemi per via della pelle troppo untuosa ma io non ci faccio caso più di tanto…Non sono questi i problemi seri che possono far scoppiare una coppia.”

“Sei una persona saggia ed equilibrata, un’amica insostituibile, un sostegno forte e sempre presente. Eros è fortunato.”

“C’è qualche messaggio subliminale in questo discorso che io dovrei capire?” chiese Sabrina guardandolo direttamente negli occhi.

“No, no. E’ che mi sembra così strano: tu ed Eros, chi l’avrebbe mai detto!”

“In effetti la vita ci porta talvolta dove mai avremmo potuto immaginare. Con Evelyn, per te, non è la stessa cosa? Magari l’hai vista crescere, hai giocato con lei, l’avrai fatta ridere, correre, ed ora è la tua donna.”

“Si, è così, proprio come dici. A volte la guardo e mi sorprendo a ricordarla sulla spiaggia con paletta e secchiello, quando mi tormentava per aiutarla a costruire i castelli di sabbia, e guai a non accontentarla. I suoi capelli erano tanto biondi da sembrare bianchi e mi cacciava sempre la lingua per farmi dispetto. Io facevo finta di arrabbiarmi e, mentre lei mi colpiva con i suoi piccoli pugni, dovevo far finta di cadere tramortito. A volte ci credeva davvero e scoppiava a piangere pensando di avermi ucciso. Ahahaha.”

“Il treno è passato, Nico, e tu non l’hai preso quando era fermo in stazione. Ora è ripartito e viaggia in direzione opposta…”

“Ricevuto il messaggio, Sabri. Ma va bene così, non preoccuparti.”

“L’hai detto a Biagini?”

“Non ho ancora trovato il coraggio. Ci rimarrà male perché si era già fatto tutti i suoi piani e contava su Eros…”

“Athos, vorrai dire” disse Sabrina e scoppiarono a ridere abbracciandosi istintivamente.

“Perché mi abbracci?” chiese lei.

“Perchè ti voglio bene ed ultimamente c’è stata un po’ di distanza tra noi che vorrei colmare” rispose Nicola seppur imbarazzato.

“Non scherzare con il fuoco, Nico. Lascia perdere, va bene lo stesso anche se non mi abbracci. Mi sono spiegata?”

“Pensavo ti facesse piacere, scusami. Mettiamoci al lavoro, dai.”

Tre giorni dopo il telefono di Nicola squillò. Il ricercatore, prima ancora di rispondere, come per un presentimento sbucato all’improvviso dal subconscio, sapeva che era una grana. A mezzanotte è sempre una grana.

“Ciao Evelyn, tesoro. Come mai una chiamata a quest’ora?”

“Nico non sappiamo più cosa fare, dove cercare ed a chi chiedere…per caso Eros è lì da te? Dimmi di si…”

“No, non lo vedo da domenica, quando sono partito. Non è tornato a casa?”

“Sono due giorni che non si vede. Siamo allarmati. Ci siamo rivolti alla polizia ma ci hanno detto di attendere ancora un poco prima di cercarlo seriamente, potrebbe essere da qualche parte con gli amici o con la sua ragazza…ma se non è a Napoli dove s’è cacciato mai?”

“Ovviamente avete già provato a rintracciarlo sul telefono cellulare, è una domanda superflua.”

“L’ha lasciato a casa. Ci sono soltanto due chiamate senza risposta, una di Sabrina, l’altra nostra quando lo abbiamo cercato. Ho paura Nico, tanta paura, non era mai successo prima d’ora!”

“L’auto? La vespa?”

“In garage. Niente messaggi, nessuno l’ha visto, niente di niente. Mia madre è sull’orlo di una crisi di nervi. Ed io la seguirò a breve.”

“Domani vengo giù, con un giorno d’anticipo, va bene? Cerca di stare tranquilla e tienimi aggiornato. In bocca al lupo. Un abbraccio.”

“Grazie amore mio. Ti aspetto con ansia.”

Nicola stava per andare a dormire quando il telefono aveva squillato ma il sonno aveva preso il volo ed ormai era in agitazione. Telefonò subito a Sabrina.

“Mi hai svegliato, Nicola…che succede?”

“Eros è lì da te, per caso?”

“No, ovviamente; perché me lo chiedi? Che è successo?”

“Sono due giorni che non torna a casa, ecco cosa succede. Ma tu l’hai sentito?”

“Ho provato a telefonargli ma non rispondeva; ho ritenuto che avesse altro da fare ed ho desistito, pensando che avrebbe visto l’avviso di chiamata sul display e mi avrebbe richiamato a sua volta. Dove sarà finito? Mio Dio! Potrebbe essere disperso in mare!”

“E’ appunto questo che mi preoccupa, accidenti a lui!”

“Dobbiamo andare a Tropea. Partiamo subito.”

“Hai ragione, tanto mi è passato il sonno. Preparo la valigia e passo a prenderti, diciamo tra due ore va bene?”

“Ti aspetto, ciao.”

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