La vendemmia

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“Il recupero della Memoria” – Pasquale Vallone 2008 (vai al precedente post sull’argomento)

Cap. 1.1 – RITRATTO DI VITA DELLA CIVILTA’ CONTADINA A BRATTIRO’

La vendemmia

Il periodo della vendemmia era, ed è, la prima quindicina di ottobre.

L’uva veniva raccolta nei catini (bardi) e poi versata nei contenitori (ruvaci) di legno che gli operai (carriaturi), sulle spalle gli uomini e in testa le donne, portavano al palmento. Qui veniva pigiata con i piedi da altri operai (pistaturi), e l’uva così pigiata era messa nella “lettèra”.

Vi rimaneva il tempo sufficiente (14 – 16 ore) per dare la colorazione al vino; poi veniva “scapolata”, ossia il tutto era raccolto nella “tina” annessa alla “lettèra”.

I chicchi e i grappoli venivano messi nel torchio e, pressati, facevano defluire il mosto nella “tina”.

Il torchio era una semplice macchina fatta per esercitare una pressione graduale su materiali (grappoli, acini…) sistemati tra due piani, di cui uno fisso e l’altro mobile.

Il mosto veniva conservato in botti di rovere o di castagno per la maturazione che avveniva, nelle cantine, dopo circa quattro mesi dalla vendemmia.

Il pranzo tipico consumato durante la vendemmia era: pasta e fagioli (past’e suriaca), peperoni (pipirei arrustuti) e salame (orba, capicollo, soppres- sate…).

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