“Superfish” di F. Costa (inedito) – Cap.8

Condividi il post:
Fortunato Costa

L’ottavo capitolo del libro “Superfish” di Fortunato Costa (Mario Vallone Editore)

(CLICCA QUI PER INIZIARE LA LETTURA DAL PRIMO CAPITOLO)

LE SCHEDE DEGLI ALTRI LIBRI DI FORTUNATO COSTA

Capitolo 8

“Accomodatevi, prego. Vengo subito al punto” disse il dottor Russo andando a prendere da uno schedario una cartelletta e sedendo dietro la scrivania. Dopo aver inforcato un paio di occhialini da lettura guardò i tre ragazzi seduti di fronte e poi guardò i risultati delle analisi di Eros.

Dopo essersi schiarito la voce disse:

“Accidenti! Non so da dove cominciare. Dapprincipio ho dubitato di quanto era sotto i miei occhi; poi mi sono detto che conosco queste persone da almeno quindici anni e, ci crediate o meno, non hanno mai sbagliato una diagnosi. E me ne sono fatto una ragione.”

“Non ci tenga sulle spine, dottore: cosa c’è?” disse Nicola.

“Dunque dunque; lo strato più esterno della cute di questo giovanotto è ispessito, lo strato corneo più consistente che abbia mai visto in vita mia, e ne ho visti! E’ almeno il triplo dello spessore abituale in un giovane adulto. Ma la cosa sorprendente è data dal fatto che nel derma sottostante quasi tutte le ghiandole sudoripare sono state sostituite da ghiandole sebacee che hanno preso il sopravvento anche sui bulbi piliferi, atrofizzati per fare posto alle ghiandole del sebo. Ha una quantità di ghiandole sebacee paurosa, almeno venti volte più rappresentata della norma. E tali ghiandole, normalmente costituite da una ventina di alveoli al massimo, presentano invece almeno 40-60 alveoli. Le cellule staminali ghiandolari sono enormemente aumentate e la rigenerazione è accelerata. I miei colleghi, incuriositi, hanno analizzato anche il sebo e le sue componenti. Altra sorpresa anche in questo caso. Come potete ben vedere dall’analisi della composizione gli esteri cerosi sono aumentati enormemente fino a raggiungere una percentuale del 70%, nettamente superiore anche alle cellule specializzate che tappezzano il condotto uditivo. E’ quasi come se la pelle nel suo insieme cercasse di fornire una impermiabilizzazione al soggetto rendendolo idrorepellente. Incredibile, ma vero.”

Il dottor Russo tacque immerso nei suoi pensieri; poi porse la cartellina ad Eros che gli sorrise nel prenderla e lo guardò con i suoi occhi fosforescenti.

“Grazie dottore” disse il ragazzo. “Tutto combacia, dunque. Non sono affatto sorpreso dai risultati della biopsia. Me lo aspettavo già.”

“Non è nota nessuna malattia, allo stato attuale dell’arte, che provochi queste modificazioni dell’apparato tegumentario. Non ho trovato traccia nei libri e nelle pubblicazioni, nelle riviste o nell’esperienza dei miei colleghi dermatologi. Non saprei cosa aggiungere…Riferirò a tuo fratello, Sabrina, perché aspetta trepidante i risultati ma non sono sicuro che riuscirà a trarne una diagnosi comprensibile o definitiva. Mi spiace. Se non avete domande io avrei terminato il mio compito” disse il medico alzandosi e porgendo la mano ai tre ragazzi che, dopo aver salutato e ringraziato, si eclissarono senza parlare.

Quando furono seduti in macchina Eros esclamò: “Adesso devo solo attendere che mi spuntino le squame e mi crescano le pinne; poi la metamorfosi sarà completa. Diventerò uno squalo? Un delfino, un’orca o un polpo? C’è da sbizzarrirsi nella scelta…”

“Non fare il disfattista, Eros: non è da te! Non mi va di scherzare su questa cosa. Dobbiamo aver fiducia nel futuro, non sei malato. E’ solo una situazione strana che ti sta creando qualche difficoltà, ma solo perché non siamo preparati ad eventualità del genere. Secondo me non sarà per sempre, vero Sabri?” disse Nicola facendo cenno ad Eros di svoltare a sinistra per evitare il traffico del Vomero.

“Ci sono buone probabilità che siano modificazioni temporanee, ne sono convinta anch’io. Non ci pensare, accettati per quello che sei.”

“Come mi ha accettato la mia ex ragazza, Caterina!” sbuffò Eros.

“Guarda che in giro ci sono anche donne intelligenti, sai?! Non siamo mica tutte sceme. Cerca di razionalizzare quel che ti accade intorno…”

“Tu avresti una storia d’amore con un uomo pesce? Sentiamo.”

“Stai tentando di farmi dire qualcosa che vuoi sentirti dire? Ebbene: si! La cosa non mi tange più di tanto. Non offendere la mia intelligenza, biondino!”

“Sei anche una bella ragazza! Io credevo che le ricercatrici fossero tutte delle gran racchie con gli occhiali spessi come fondi di bottiglia e le gonne lunghe fino alle caviglie, le gambe pelose e senza seno…”

“Se stai cercando di farmi un complimento sappi che ci sei riuscito. Noi ricercatrici siamo come tutte le altre donne: i complimenti di un bel ragazzo ci fanno sempre piacere. Se vuoi sapere anche se sono libera allora sappi che lo sono. A te la prossima mossa.”

“Mi sa che quando state vicini si scatenano delle forti tempeste ormonali. Mi ripeto, lo so, ma è giusto per confermare questa mia ipotesi” disse Nicola sorridendo.

Quella sera stessa Sabrina ed Eros uscirono dopo cena per fare una lunga passeggiata sul lungomare di Via Caracciolo; avevano invitato anche Nicola ma questi, per delicatezza, rifiutò per lasciarli soli adducendo la scusa che la traversata del mattino l’aveva un po’ stancato e sarebbe andato a letto presto.

Durante la passeggiata Eros ritrovò un po’ di entusiasmo e di serenità; Sabrina era un’ottima conversatrice, sapeva un sacco di cose ed era in grado di parlare di qualsiasi argomento, dalla politica al calcio, dalla scienza alla letteratura. Ed era anche capace di fare delle battute spiritose che fulminavano l’interlocutore senza alcun preavviso. Eros se ne innamorò perdutamente, senza ritegno. Quando raggiunsero la colonna spezzata di piazza della Vittoria, si inginocchiò per strada e le chiese di sposarlo il giorno seguente. Sabrina sorrise imbarazzata e gli disse che forse era troppo presto per decidere un passo del genere così, su due ginocchia. Eros, non contento, la condusse nel primo bar che trovò e con una cannuccia di plastica le confezionò un anello di fidanzamento ufficiale. Tornarono a casa ridendo come due scemi. Il primo bacio fu impacciato; il secondo appassionato.

“Com’è andata?”

Nicola aveva sentito la chiave girare nella serratura essendo ancora sveglio per aspettare l’amico.

“Bene. Anzi benissimo. Voglio sposare quella donna. E’ insuperabile, mai conosciuta una così prima d’ora. La amo.”

“Stai bene Eros? Avete bevuto?” chiese Nicola comparendo nel vano della porta della camera da letto.

“Mai stato meglio, credimi: parola di Superfish!” disse Eros con gli occhi sfolgoranti al buio.

“Ma…che vuol dire: voglio sposare quella donna? Ci sei uscito mezza volta e già torni con la fede al dito. Tu sei matto.”

“Diciamo che se in una botte c’è del vino buono non c’è bisogno di berla tutta per intero; ne saggi un bicchiere, lo valuti e se ti piace compri tutto il vino. Elementare, Watson.”

“Hai fatto un corso di enologia stasera? Vi siete ubriacati ed ora hai bisogno di smaltire la sbornia, ho capito. A nanna, domani ti si sarà schiarita la mente e vedrai le cose in modo più concreto. ‘Notte.”

La settimana seguente Sabrina ed Eros vissero una storia romantica indimenticabile; Nicola si tenne prudentemente in disparte senza commentare od interferire. In fin dei conti era contento di vedere Eros rifiorito e Sabrina innamorata come una bambina alla sua prima cotta.

“Pronto, Nicola?” La voce del professor Biagini era squillante, vibrante di entusiasmo.

“Buongiorno, professore. Mi dica, in cosa posso esserle utile?” rispose il ricercatore seduto nel suo studio alla stazione zoologica.

“Intanto volevo farti i complimenti per la ricerca sul sistema nervoso dei cefalopodi; è molto importante per me. Seguirà una pubblicazione scientifica a nome mio, tuo e della dottoressa Sabrina. Poi volevo passare più tardi per valutare con voi il calco della dentatura dei delfini. Quel mio amico odontoiatra mi ha consegnato il materiale questa mattina ed il risultato è eccellente. Quel tuo amico, come si chiama: Athos?”

Nicola scoppiò a ridere.

“Quello è un moschettiere. Eros, si chiama Eros.”

“Ah si, ora ricordo. Quell’Eros è un fenomeno! Come possiamo coinvolgerlo fattivamente nelle nostre attività?”

“Ma Eros lavora a Tropea, nella gioielleria di famiglia, e non credo possa essere interessato alle nostre ricerche. Cosa aveva in mente, prof?”

“Non è laureato?”

“No; abbiamo frequentato insieme il liceo scientifico fino al diploma di maturità. Poi lui non ha voluto proseguire gli studi, ed è comprensibile dato che l’attività del padre è redditizia.”

“Ma non possiamo lasciarci scappar via un fenomeno del genere, suvvia!

Non hai visto come ha condotto la nostra spedizione? Ha un fiuto incredibile, un intuito che ha del paranormale. Dobbiamo escogitare qualcosa, una formula si troverà. Ci vediamo più tardi, verso le undici. Ciao, riflettici sopra.”

Nicola sobbalzò; Sabrina lo guardava dall’uscio ed era lì già da un poco mentre parlava al telefono e non se ne era accorto.

“Mi hai fatto sobbalzare!” disse guardando l’amica. Poi fece un fischio di ammirazione. Non l’aveva mai vista vestita in quel modo: tacchi alti, minigonna, capelli sciolti, rossetto e smalto. Era uno schianto.

“Ehi: cos’è questo, l’effetto Eros? Va bene che già nel nome è implicito l’amore ma non ti avevo mai vista prima così attraente.”

“Grazie, Nico. E’ il primo complimento che mi fai in quattro anni che ci frequentiamo. In effetti è un bel periodo, mi sento più femminile, più desiderata ed al centro dell’attenzione e mi sono detta: perché no? Non sono ridicola allora?”

“Sei adorabile. Ma non prenderci l’abitudine, farei fatica a concentrarmi sul lavoro se ti presenti così.”

“Peccato che tu sia arrivato troppo tardi. Magari mi avessi fatto un complimento quando era il momento giusto. Pazienza. Allora: ci sono novità?”

“Tra poco arriva Biagini con i calchi. Cerchiamo qualcosa sulla dentatura dei cetacei odontoceti, non sarebbe bello farci cogliere del tutto impreparati sull’argomento. Prima che lo dimentichi: il prof vuol tirare dentro Eros in qualche modo. Ma come si può fare? Ti viene qualche idea al riguardo?”

“Potrebbe accedere al corso di tecnico di laboratorio triennale. Ma ne vale la pena? Non mi sembra abbia molta voglia di studiare. E’ uno spirito libero, un maverick, uno che non sopporta di essere inquadrato. Non ce lo vedo, no. Lasciare le cose come stanno? Potrebbe aiutarci all’occorrenza, non si tirerebbe indietro, lo sai meglio di me. E poi non sappiamo se questa nuova condizione durerà e quanto a lungo durerà.”

“In effetti hai ragione, come al solito sei saggia. Al lavoro, forza. Ma che buon profumo hai stamattina…”

“Mi spiace, sono impegnata ormai; smettila di farmi la corte!”

“E’ colpa tua, dottoressa. Ti presenti così al lavoro e…”

“E niente. Avresti dovuto pensarci prima” disse Sabrina accendendo il computer e sedendosi alla postazione con fare sbrigativo.

Nicola ci rimase male. Possibile che non si fosse mai accorto prima di quanto fosse geloso di Sabrina? Doveva accorgersene proprio ora che aveva una storia con il suo migliore amico? Era furioso con se stesso.

Per fortuna giunse il professor Biagini prima del previsto a distoglierlo dai suoi foschi pensieri.

“Quei cani mi faranno impazzire. Hanno abbaiato tutta la notte, ho litigato con mia moglie, ho litigato con i miei vicini, ho rovesciato il caffè, ho mandato mio figlio a calci nel sedere a scuola, ho perso le chiavi di casa ed ho dimenticato di comprare il giornale. Buongiorno, ragazzi” disse lasciandosi cadere sulla prima sedia che trovò.

“Ci sono giornate storte, prof. Si rilassi, qui è tra amici!” disse Nicola alzandosi e stringendogli la mano.

“Oh, non c’è dubbio. Mettiamoci al lavoro. Ecco i calchi. Magnifici, assolutamente magnifici. Ci sa fare il cavadenti, cioè volevo dire l’odontoiatra, insomma fa lo stesso.”

Il resto della mattinata fu proficuo perché trovarono ciò che stavano cercando. I due giovani ricercatori andarono in biblioteca e riuscirono a racimolare parecchio materiale interessante che fu sottoposto alla valutazione di Biagini. Lo studio si stava rivelando avvincente ed i risultati erano a portata di mano indicando loro che erano sulla strada giusta.

Eros si presentò alle due del pomeriggio. Era in forma perfetta, riposato e sorridente e salutò tutti con energia. Quando Sabrina lo abbracciò e lo baciò sulle labbra, Nicola provò un moto di stizza che subito represse.

“Non avevo mai dormito tanto. Come va nel sacrario scientifico? E’ proprio un bel posto questo, pieno di belle ragazze” disse Eros sbirciando ostentatamente le gambe di Sabrina che arrossì, suo malgrado.

“Mi fai arrossire, Eros. Smettila, non è il luogo né il momento. Hai già mangiato qualcosa? Mangiamo tutti insieme, vi va un panino veloce?”

“Io vado a casa; mia moglie mi fucila senza bendarmi se non torno per pranzo. Caro Athos, è stato un piacere rivederti. Possiamo abusare della tua abilità in caso di bisogno?”

“Si professore, ne sarei ben lieto. Buon appetito.”

Biagini uscì in gran fretta per rientrare subito dopo, avendo dimenticato la sua preziosa borsa. “Vi lascio i calchi dentali; metteteli al sicuro, mi raccomando!”

Quella sera Eros e Sabrina andarono a cinema; Nicola con una scusa disse che voleva restare a casa.

Evelyn gli telefonò verso le dieci; si era appisolato ed il suono del cellulare lo fece sobbalzare.

“Pronto: tesoro? Ma che fine hai fatto? Hai deciso di non venire più a casa?” chiese Evelyn con tono di rimprovero.

“E’ che sono stato impegnato con il lavoro, con Eros, con mille cose. Tu come stai?”

“Io sto bene, grazie. Ma mi manchi tanto. Vuoi che venga io a Napoli? Parto domani stesso, se lo desideri.”

“Ma no, non preoccuparti. Non potremmo stare insieme come vorrei.”

“Ma non mi dici niente di Eros e Sabrina? Come mai? Mio fratello mi ha telefonato ieri ed era entusiasta: mi ha confessato di essersi perdutamente innamorato della tua collega e che hanno una storia. Sei contento?”

“Si, sono contento per loro e per te. Ora non sarai più gelosa…”

“E’ vero. Non te l’ho mai detto ma Sabrina è una brava ragazza e mi sta simpatica. Solo che la gelosia mi impediva di confessartelo. Voglio proprio vedere la faccia di Caterina quando verrà a saperlo. Sai che ridere!

Allora domani vengo da te. Con la mia piccola Smart ti raggiungo e così potrò riabbracciarti.”

“Ma no, non scomodarti, magari scendo io per il fine settimana. Non essere precipitosa, il viaggio è lungo e tu non hai mai guidato così a lungo su tratte autostradali. Non vorrei che ti succedesse qualcosa…”

“Ma come? Sono andata due volte a Cosenza ed una volta a Reggio Calabria e me la sono cavata egregiamente. Ci vediamo domani pomeriggio. Un bacio grande grande. Buona notte.”

“Buona notte, tesoro. Stai attenta, mi raccomando.”

“Ahah, sembri mio padre. Ciao.”

Oramai il sonno era passato e Nicola si affacciò al balconcino per guardare il mare del golfo di Napoli in cui si specchiava una mezza luna incredibilmente luminosa. Gli giunsero all’orecchio le note di una vecchia canzone napoletana ed il suono del mandolino accentuò la sua tristezza.

Due gatti in amore miagolavano e si azzuffavano proprio sotto il balcone ed il suo pensiero volò subito a Sabrina. Ma che cosa gli stava succedendo? Possibile che il tarlo della gelosia fosse così forte? Che razza di pasticcio. Sabrina, Eros, Evelyn, i superpoteri. Indossò un giubbotto leggero ed uscì di casa per fare due passi perché sentiva che stava per impazzire in quelle due stanze.

Percorse viale Gramsci in silenzio, a capo chino, senza curarsi della gente che incrociava. Quando giunse all’altezza del Consolato Americano si fermò a guardare una coppia che si abbracciava e si baciava su di una panchina. Quando capì che erano Eros e Sabrina ebbe un moto di stizza e diede un calcio ad una pietra facendosi male al dito di un piede.

Tornò verso casa zoppicando, solo, infelice, turbato.

I gatti erano andati via. Anche la musica napoletana era svanita nell’aria della notte, portando via con se la melodia di tempi andati: tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addò state…manco a farlo apposta il testo di quella canzone sembrava fatto proprio per la sua situazione attuale. Quando Eros rientrò era ancora sveglio; quando il mattino giunse era ancora sveglio.

“Com’era il film?” chiese Nicola all’amico mentre facevano colazione.

“Mah, niente di speciale. Sparatorie, morti, feriti, esplosioni: la solita zuppa. Siamo andati via prima che finisse, stufi di assistere ad un massacro interminabile. Ma tu hai dormito? Hai una faccia stanca!”

“In effetti non ho dormito per niente. Due gatti in amore mi hanno fatto perdere il sonno” rispose Nicola, non sapendo bene se intendesse riferirsi

ai gatti veri e propri o a qualcun altro.

“Domani viene Evelyn” aggiunse alzandosi per lavare le stoviglie.

“Mia sorella? Con il treno?” chiese Eros alzandosi a sua volta per aiutarlo.

“No. Con l’auto. Vuole guidare per 450 chilometri perché non riesce ad aspettare ancora qualche giorno. Siete proprio fratelli, voi due!” disse Nicola entrando in bagno troncando così la discussione.

Al lavoro trovò già Sabrina intenta a tradurre un articolo scritto in lingua inglese sulla dentatura dei cetacei. Si salutarono a stento perché Nicola fu molto freddo e formale; non le strinse neanche la mano e non rispose al suo sorriso che le morì sulle labbra.

“Brutta giornata oggi” disse la ricercatrice facendo finta di niente.

“Lo puoi dire forte” rispose Nicola, senza motivo razionalmente accettabile.

“Si può sapere cos’hai?”

“Non ho dormito, ecco tutto. Sono stanco ancora prima di cominciare. Oggi pomeriggio arriva Evelyn ed io mi sento sfinito. Vorrà sicuramente uscire stasera, far qualcosa di diverso, star fuori fino a tardi ed io sono in riserva.”

“Ma è magnifico. Evelyn è così piena di vita, così simpatica. E’ la tua ragazza, Nico: dovresti essere contento e invece hai una faccia da funerale. Non capisco.”

‘Perché io ci capisco qualcosa?’ pensò Nicola infastidito ulteriormente dall’atteggiamento positivo di Sabrina.

“Vi siete divertiti ieri sera?” buttò lì distrattamente.

“Si e no; il film era improponibile e siamo andati a fare una passeggiata sul lungomare…”

“Con relative soste sulle panchine e sbaciucchiamenti…”

“Ci hai seguiti? Confessa, avanti!”

“No, ci mancherebbe; ho immaginato soltanto. E’ normale prassi la prima settimana, succede a tutti.”

“Stamattina sei simpatico come un brutto attacco di colica. Lasciamo perdere. Ce la fai a concentrarti sul lavoro o vuoi prenderti una giornata di riposo?”

“Ce la faccio. Come mai niente minigonna e tacchi a spillo oggi?”

“Stai diventando noioso. Volevo stare comoda. Da quando in qua ti occupi del mio guardaroba?”

“Stavo solo scherzando. Vuoi del Buscopan? Sai, per l’attacco di colica”

disse Nicola sfidandola con lo sguardo.

“Concentriamoci sui denti. Avanti, non fare la carogna. Vieni a salutarmi per bene, come hai sempre fatto” disse Sabrina aprendo le braccia.

Si abbracciarono; il profumo di Sabrina era quello di sempre, la morbidezza della pelle del viso era la stessa. A Nicola sembrò di aver perso tutto al poker in quel momento.

“Ti chiedo scusa, Sabri. Mi perdoni?”

“Perdonato. Non potrei vivere senza di te. Cominciamo?”

“Non ci crederete mai ma ci sono i delfini a poca distanza da qui. Li ho sentiti venendo a piedi sul lungomare. Sono diretti verso lo stretto di Messina ed hanno fatto una tappa a Napoli per riposare e nutrirsi!” disse Eros entrando nello studio all’improvviso.

“Superfish all’opera!”disse Nicola leggermente infastidito dall’ improvvisa intrusione che gli aveva fatto perdere la concentrazione.

Eros non lo notò e si avvicinò a Sabrina per darle un bacio.

“Niente scene di sesso al lavoro, per favore” disse Nicola in tono un po’ troppo acido.

Sabrina ed Eros lo guardarono increduli.

“Scherzavo; se volete vi lascio soli” disse Nicola, rincarando in tal modo la dose.

“Forse è il caso che vi lasci lavorare in pace; scusatemi” disse Eros andando via e lasciandoli in tralice.

“Sarai contento ora. Ti stai comportando come uno stupido” disse Sabrina alzandosi per seguire Eros.

Nicola rimase seduto da solo, con le mani nei capelli, indeciso se prendersi a schiaffi o mettersi a piangere.

Decise di tornare a casa e di dormirci sopra. Lasciò un messaggio sulla scrivania, spense il computer ed uscì dalla stazione zoologica a capo chino, camminando stancamente come se trasportasse il mondo sulle spalle.

“Dotto’, state bene oggi?”

Carbone, preoccupato, lo stava guardando con ansia.

“Vulite ‘nu poco ‘e cafè?”

“No, grazie mille. E’ solo mancanza di sonno, non state a preoccuparvi. Ci vediamo” disse Nicola dirigendosi verso Riviera di Chiaia.

VAI AL NONO CAPITOLO

Print Friendly, PDF & Email

Commenti

comments

Lascia un commento

Vibonesiamo.it BLOG – Mario Vallone Editore is Spam proof, with hiddy
UA-40017135-1