Amplifichiamo l’ appello di Agostino Gennaro

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Sono ritornato nei luoghi della memoria storica, ed ho potuto notare che ciò ch’è scampato alla mano distruttrice dell’uomo, viene lasciato alle intemperie, pur essendo l’inesauribile degrado sotto gli occhi di tutti, guardiamo i tetti che sprofondano, i muri che cadono con indifferenza o nascondiamo, come lo struzzo, la testa nella sabbia.

Allora ho pensato di scrivere al mio amico Mario, molto sensibile a questi problemi, illustrando con scritti e immagini il problema, perché, nella sua autorevole rivista, lanci l’appello “Cosa possiamo fare per salvare quel poco rimasto”.

Il territorio di Spilinga, come ebbi occasione di scrivere precedentemente, era circondato di feudi, e feudatari con con i loro castelli o abitazioni signorili, alcuni completamente scomparsi come il castello feudatario del Monte Poro, o la casa signorile della famiglia Quaglia, quello dei D’Aquino strutturalmente si conserva perché passato ad agricoltori che vi abitano, mentre quello della famiglia Galli, come potete notare dalle foto che allego, versa veramente in condizioni disastrose.


1) La famiglia Aquino, dimorante in Tropea, aveva la propria residenza estiva nel feudo limitante con quello della famiglia Galli e della famiglia Quaglia e precisamente a pochi metri del bivio di Zungri sulla strada che porta a Spilinga. Di questa famiglia ce ne parla padre Sergio nella sua Chronologica Collectanea de Civitate Tropea del 1720. Ma il feudo d’Aquino è pervenuto fino ai nostri tempi, avendolo gli eredi Aquino venduto pochi anni fa, e la loro abitazione estiva è ancora oggi in buone condizioni perché curata e oggi abitata dagli eredi dei coloni.

2) La famiglia Galli, dimorante in Tropea, nei pressi di Caria sulla strada provinciale verso Vibo Valentia, aveva costruito una dimora di villeggiatura, il Castello di Torre Galli, adibita a residenza estiva e che sovrasta tutta la proprietà dei Galli la quale si estendeva per molti ettari sul Poro e dava lavoro a numerosi coloni e contadini del posto. Si legge, nel sito di Caria, che in uno dei vani a piano terra, adibito a cappella, sull’altare padroneggiava il quadro dell’Immacolata, copia del pittore spagnolo Bartolomè Estebal Murillo, vissuto nel 1600. Ogni domenica a celebrare si chiamava il parroco di Spilinga o di Caria e siccome alla celebrazione, oltre i componenti della famiglia Galli, partecipavani coloni e contadini sparsi nella contrada, venivano avvisati dallo sparo di un mortaretto. Danneggiato dai terremoti del 1905 e 1908, venne successivamente ridotto in macerie da un incendio e adesso è in completo abbandono.


Ancora oggi il panorama visto dal castello dei Galli è un panorama mozza fiato, domina tutto il territorio a 360 gradi, le falde del Poro che scendono verso Spilinga fino al mare inclusi i paesi di Spilinga, Panaia, Coccorino e Ricadi e dall’altra tutto il golfo di S. Eufemia risaltando il paese di Zaccanopoli.


Questo è ciò che rimane della nostra storia ci piaccia o no. Li vogliamo cancellare?

Servizio a cura di Agostino Gennaro

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La chiesa di Sant’Agostino nei pressi di Caria
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Il rudere in località Torre Galli che da il nome alla zona

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