Intervista a Caterina Pietropaolo: Zungri e le sue grotte; il turismo dell’entroterra vibonese

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Caterina Pietropaolo

Prosegue il ciclo di interviste del mio blog Vibonesiamo.it a personalità della cultura del territorio vibonese.

Ecco una magnifica conversazione con Caterina Pietropaolo: instancabile figura, tra i principali artefici del crescente turismo che ruota attorno alle Grotte di Zungri ed all’entroterra vibonese.

Leggetela con attenzione. Vengono toccati vari punti.

A parlare è una persona che opera fattivamente nel contesto culturale locale, che lo conosce e conosce i problemi, che ha dato tanto e che ha le idee ben chiare su ciò che concretamente andrebbe fatto per continuare a migliorarsi ed espandersi lungo questo difficile cammino.

Mario Vallone

Parlaci anzitutto di te. Quale percorso hai compiuto prima di giungere alla guida del Museo di Zungri…  

Ho frequentato prima la Scuola d’Arte a Vibo Valentia e successivamente mi sono iscritta alla facoltà di Architettura a Reggio Calabria dove mi sono laureata con il massimo dei voti. Pochi giorni dopo aver conseguito l’abilitazione alla professione ho iniziato a lavorare nello studio dell’arch. Nicola Mazzocca a Tropea. Al compianto Nicola devo tanto, lui mi ha introdotto nel mondo del lavoro e della “non facile” professione di architetto. E’ stata più una “gavetta” che un lavoro vero e proprio visto che non ho mai ricevuto nessun compenso per la mia opera professionale, finché non ho aperto un mio studio insieme ad altri colleghi.

Nel 2003 sono stata chiamata dall’allora sindaco, insieme ad altri tre volontari, tra cui l’attuale vicesindaco Caterina Gaudioso, ad allestire il Museo della Civiltà Contadina. All’epoca non vi era una vera e propria gestione però, ricordo, che i turisti, anche se pochi, iniziavano ad arrivare a Zungri per visitare le Grotte. Per motivi di lavoro non mi sono più potuta dedicare al Museo, che veniva aperto solamente nel periodo estivo, finché non ho ricevuto dall’attuale sindaco un vero e proprio incarico nel 2013. I primi due anni ho cercato di gestire il mio studio e contemporaneamente il Museo ma, pian piano, mi rendevo conto che era un’impresa impossibile. Così ho dovuto fare una scelta.

Con Giulio Base

Negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante per la promozione del sito archeologico. Raccontaci un po’ questo cammino…

Inizialmente ho faticato a capire la complessità di questo mio nuovo lavoro, infatti per gestire al meglio il Museo ho deciso di abbandonare la professione e dedicarmi “anima e corpo” a questa nuova avventura, difficile ma affascinante. Ho dovuto reinventarmi come professionista ma anche “inventare” ex novo questo lavoro visto che sono dovuta partire da zero; mi sono rimboccata le maniche e ho studiato a fondo le strategie da attuare per far conoscere ai turisti questo meraviglioso sito e, soprattutto, capire le strategie da adottare per farli arrivare a Zungri. Volantinaggio nelle spiagge, distribuzione di brochure e volantini in tutte le strutture turistiche della costa; ho invitato i gestori delle strutture turistiche a visitare il sito ed il Museo per poter essere in grado di poter consigliare nella giusta maniera la visita ai loro ospiti, ho iniziato a prendere contatti con le varie agenzie turistiche e Pro loco, in modo particolare quella di Tropea, diventandone anche socia per avere la possibilità di dare maggiore visibilità al sito. Ho contattato le scuole di ogni ordine e grado, varie associazioni e gruppi escursionistici. I social hanno dato una grande mano specie dopo i lavori di riqualificazione del sito nel 2015. E’ stato proprio questo l’anno della svolta, anno in cui l’amministrazione comunale attuale, guidata dall’arch. Franco Galati, ha deciso di intraprendere un percorso diverso e nuovo nella gestione del sito, con una gestione organizzata e affidata a personale qualificato di cui faccio parte da ben 11 anni.

Un ruolo fondamentale lo hanno avuto, e lo hanno ancora, i tanti fotografi che ci hanno voluto omaggiare dei loro servizi fotografici grazie ai quali abbiamo potuto organizzare una vera e propria campagna pubblicitaria sui social, a costo zero. Foto d’autore e video che hanno catturato l’attenzione di molti visitatori i quali, arrivati al museo hanno trovato, e trovano, una buona accoglienza, materiale informativo, personale preparato e qualificato e strumentazioni multimediali presenti dal 2016 che ci permettono di dare tutte le informazioni utili alla visita.

Oggi quante visite riuscite a fare in un anno e come vi muovete per promuoverlo?

Abbiamo chiuso il 2023 con circa 33.000 visitatori paganti tra visitatori singoli, famiglie, gruppi, scuole, tour organizzati dalle agenzie di promozione turistica in modo particolare la Valentour che fin dal 2013 ha inserito nei suoi tour Zungri. Pian piano moltissime agenzie turistiche hanno incluso Zungri nei loro pacchetti, così come hanno fatto molte strutture della costa. In questo modo, le Grotte, sono divenute una meta obbligata e consigliatissima.

Traccia un profilo dei visitatori. Parlaci soprattutto degli stranieri…

Oggi il turismo è notevolmente cambiato. Il turista è un viaggiatore colto, aperto alle nuove esperienze di visita che vanno ben oltre il mare. Della Calabria apprezzano i tramonti meravigliosi, i panorami mozzafiato, il colore della natura, i luoghi della cultura, la gente allegra, il buon cibo e l’ospitalità.  Sono attratti da tutto quello che la natura offre, il bello genuino, la semplicità e l’unicità di luoghi suggestivi come, appunto, il sito di Zungri. Sono molto curiosi di sapere, ci pongono molte domande sulle Grotte, sul museo, sulla vita che si svolgeva in paese e sulle tradizioni che ancora resistono, sui giochi popolari e su molti oggetti e attrezzi che possono ammirare all’interno del Museo. Sono anche attratti dalle feste sia religiose che popolari. Quello che per noi oggi è superato, atavico, dimenticato, per loro è, invece, la vera ricchezza del territorio. Sono sempre alla ricerca dell’unicità, dei prodotti locali e di esperienze nuove da fare, del trekking, delle passeggiate in bici e del cibo genuino.

Le scolaresche come vengono coinvolte? Parliamo di una fetta di pubblico soprattutto per destagionalizzare l’offerta turistica.

Noi proponiamo un’esperienza didattica vera e propria. Lezioni non solo di storia e di archeologia. Generalmente si inizia dalla visita alla Grotte dove, con l’ausilio di una guida qualificata, si spiega ai ragazzi non solo l’importanza del sito, quello che ha rappresentato, quello che ipoteticamente è stato fino ad un passato recente ma si contestualizza il sito nel territorio nel quale è inserito: il Poro con la sua natura incontaminata, la roccia arenaria ricca di conchiglie fossili, la presenza di essenze particolari, quali ad la ginestra, fonte primaria di reddito per molte famiglie contadine. Si parte dalla presentazione della pianta che è molto diffusa nel sito rupestre, fino all’utilizzo nell’arte della tessitura presentando, poi, all’interno del museo, tutto il processo di lavorazione che si conclude con il tessuto finale. Altro argomento molto interessante riguarda gli antichi granai, probabilmente di epoca bizantina, presenti nel sito e su cui sono state scavate alcune grotte, e quindi spiegare ai ragazzi l’importanza di questi granai legati alla grande produzione di grano diffusa in tutta l’area del Poro. Compito della guida è proprio quello di rendere i vari argomenti accattivanti e facilmente comprensibili dai ragazzi, che si ritrovano proiettati in un passato molto remoto alle Grotte fino ad entrare nella “casa dei nonni”, ricca di oggetti di uso comune nel 1800 e 1900 ma che oggi sono a loro totalmente sconosciuti. Ed ecco che il Museo assume un ruolo di responsabilità nei confronti della storia, dei nostri avi. E’ il custode di un passato senza il quale non si sarebbe potuto avere questo presente. E’ la memoria storica di uomini e donne che hanno il diritto di non essere dimenticati perché grazie a loro e all’enorme sacrificio che hanno compiuto, noi non avremmo potuto godere dei benefici odierni.

Consegna civica Benemerenza

Attorno al sito che tipo di indotto si è sviluppato, quali tangibili benefici economici si stanno riversando su Zungri?

Pian piano si comincia a prendere coscienza che Zungri sta diventando un centro turistico. E’ un processo molto lento questo, bloccato anche dalla pandemia. Bar, ristoranti, B&B, negozietti di prodotti tipici sono stati aperti nei pressi del museo proprio grazie al flusso turistico che è in costante aumento. Ma, in realtà, bisogna ancora lavorare molto per offrire più ospitalità ai visitatori.

In futuro quali investimenti sono necessari per consolidare questi risultati, per quel che riguarda la promozione, e quali investimenti sarebbe opportuno fare per migliorare e ampliare la fruibilità dell’area.

Siamo ancora nella fase embrionale, secondo me. Si è fatto tanto ma tanto ancora bisogna fare. Servono, necessariamente, più servizi rivolti ai visitatori. Dai parcheggi alle aree di sosta, maggiore presenza di negozi, ad esempio di artigianato locale e di prodotti tipici. Serve cartellonistica sulle strade provinciali e alle uscite autostradali. Purtroppo la totale mancanza di segnaletica penalizza l’arrivo a Zungri ed i navigatori non aiutano affatto in quanto, spesso, indicano strade sterrate, senza uscita e che portano da tutt’altra parte. Così come strade più sicure e pulite. Bisogna investire sulla promozione a largo raggio non potendosi più affidare solamente ai social ed al passaparola. Ma qua entriamo nel campo di finanziamenti che vanno ben oltre la portata dell’amministrazione comunale. Bisogna attrarre investimenti per la riqualificazione del centro storico che potrebbe diventare una grande ricchezza; molte case sono state abbandonate dai rispettivi proprietari e proprio queste potrebbero divenire fonte di reddito nonché una valida soluzione in contrapposizione allo spopolamento che negli ultimi decenni sta divenendo una piaga sociale. Il centro storico deve essere visto come un attrattore di “ospiti” stranieri amanti della quiete e della tranquillità dei nostri piccoli centri.

Fare rete penso sia importante per le aree che ruotano attorno alla costa. Vi state muovendo in tal senso con altri comuni, avete trovato disponibilità oppure vige ancora una mentalità lontana dalle tematiche culturali?

Purtroppo anche questo è un tasto dolente. Manca totalmente una rete non solo a livello regionale ma anche a livello intercomunale. Tutte le strutture museali comunali del vibonese sono lasciate a sé stesse. Quel poco che si è cercato di fare viene poi vanificato dalle difficoltà nel poter operare in rete. Molta buona volontà ma enormi difficoltà nel riuscire ad attuare tutti quelli che sono i nostri buoni propositi. Mi riferisco alle strutture museali di Pizzo, Serra San Bruno, Ricadi e Zungri che in più occasioni si sono riunite per affrontare questa problematica che non trova, però, soluzione se non contestualizzata in un processo di interventi di più ampio respiro.

Con il prof. Francesco Cuteri

Cosa chiedi alle istituzioni di vario livello, sia per l’immediatezza sia per il medio-lungo periodo, quale tipo di supporto, quali iniziative?

Maggiori investimenti, a tutti i livelli, che ci permettano di poter operare in serenità. Si rischia, spesso, che dopo tanti anni, il lavoro fatto frutto di tanto impegno e tanti sacrifici, soprattutto a livello personale, venga vanificato in quanto si lavora nella precarietà più assoluta. Così come la totale mancanza di fondi penalizza anche le varie iniziative che potrebbero essere attuate. Mi riferisco non solo alla qualità del lavoro, incerto anno dopo anno, ma anche ad un supporto economico da parte della Regione Calabria che ci permetta di mettere in atto iniziative volte ad una programmazione più solida ed a lungo termine, e quindi maggiori finanziamenti anche tramite bandi regionali rivolti specificatamente ai musei e a ciò che gravita intorno ad essi, ad oggi totalmente inesistenti.

Come più volte ribadito, la totale assenza delle istituzioni a livello provinciale e regionale e di una programmazione che interconnetta le varie istituzioni museali del territorio penalizzano il lavoro che costantemente e con molto sacrificio si porta avanti. La precarietà del lavoro chi di dirige i Musei e del personale, è un motivo che porta, inevitabilmente, alla retrocessione di quanto fatto per migliorare qualitativamente l’offerta.  Tutto si basa su iniziative personali, sulla capacità di gestione di chi opera, spesso con pochi fondi a disposizione, di giornate lavorative interminabili, di rinuncia ai giorni liberi e ai giorni festivi.

Se vogliamo che la Calabria diventi una regione “turistica” a tutti gli effetti, non possiamo pensare solo al mare e ai pochi mesi estivi, ma dobbiamo sforzarci di avere il coraggio di progettare un futuro, ad iniziare da oggi, dove tutto possa trovare stabilità, concretezza, interventi mirati a migliorare la qualità dell’offerta che è già presente ma poco conosciuta. Investimenti capaci di attrarre turisti ma che sono volti anche a migliorare la qualità della vita dei residenti.

Ma, purtroppo, mi rendo contro che questo è solamente un sogno, pura utopia che lascia l’amaro in bocca.

Per quanto mi riguarda continuerò a lavorare così come ho sempre fatto senza perdere mai la speranza!

Mario Vallone

Le foto contenute nel post mi sono state fornite da Caterina Pietropaolo.

Sotto ogni immagine compare il nome dell’autore dello scatto.

Quelle senza indicazione appartengono alla Pietropaolo.

 

Troup Guida internazionale Lonely Planet
Premiazione Artisti manifestazione “Gli antichi portoni raccontano”
Premiazione a Foligno
Foto Bakunin Cupelli
Foto Bakunin Cupelli
Foto Domenico Iannello
Foto Domenico Iannello
Foto Gianfranco Laria
Foto Bakunin Cupelli
Foto Bakunin Cupelli

Foto Mario Greco
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Foto Raffaele Montepaone
Foto Raffaele Montepaone
Foto Raffaele Montepaone
Foto Raffaele Montepaone
Foto Raffaele Montepaone
Foto Raffaele Montepaone
Foto Renato Mollica
Foto Renato Mollica
Foto Stefano Soccorso
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