Gli studenti calabresi raccontano Primo Levi

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Primo Levi
Primo Levi

Cultura e scuola l’unico binomio che possa arricchire la dimensione morale e sociale di una comunità. L’assioma non è riferibile solo ai macroprocessi formativi o didattici, ma anche alle realtà periferiche dove l’istituzione scolastica e la passione per la conoscenza sono gli unici mezzi di emancipazione.

In un ordinamento statale in crisi sistemica, l’unica possibilità di ripresa è l’innalzamento del livello culturale.

L’iniziativa che si è svolta pochi giorni fa ne costituisce conferma. “Primo Levi in Calabria” questo il titolo del progetto realizzato dall’Istituto omnicomprensivo di Soriano Calabro, diretto dalla dirigente Licia Bevilacqua. Coinvolti nell’evento altri istituti e il Centro internazionale di studi “Primo Levi” di Torino rappresentato dal direttore Fabio Levi, dalla responsabile didattica Roberta Mori, dal coordinatore e referente della comunità ebraica Roque Pugliese.

I ragazzi della scuola media e del liceo scientifico “Niccolò Machiavelli” hanno ricostruito un originale ritratto d’autore di Primo Levi, avente come filo conduttore “Primo Levi, un grande italiano, sinolo fra due culture”.

Ad aprire i lavori la dirigente Licia Bevilacqua che ha sottolineato la novità metodologica dell’approccio didattico a questo percorso su Primo Levi. Poi sono stati gli studenti a salire “in cattedra” secondo la consolidata consuetudine della scuola. Dopo un primo intervento degli studenti della scuola secondaria di primo grado (Siria Prestanicola, Francesca Monardo, Alessia Schipano, Vincenzo Schiavello, Anna Sabatino) che hanno ripercorso le tappe del periodo storico-politico ed economico sociale della Torino dell’epoca in cui visse Primo Levi attraverso una serie di immagini, la parola è passata agli studenti del liceo scientifico “Niccolò Machiavelli” (Irene Mazzotta, Roberto Cocciolo, Nicola Sette, Anna Mammone, Domenico Prestanicola, Fabiola Alessandria, Elena Biafora, Rita Turcaloro, Caterina Campisi, Rita Pia Criniti, Gloria Morabito, Francesco Chiera, Maria Teresa Nardo) i quali, attraverso una “social catena” che ha avuto come elemento comune il concetto di “sinolo aristotelico”, hanno dato una personale interpretazione dei testi delle opere di Primo Levi.

Dalle parole di Primo Levi (interviste, dialoghi con gli studenti, scritti giornalistici e l’intero corpus di opere) alla scoperta del sinolo leviano in tutte le sfaccettature esistenziali dello stesso autore. Colpisce la scrupolosa ricerca degli studenti, caratterizzata da rigore e spessore letterario. Anna Mammone si è soffermata sul rapporto tra l’Ulisse omerico e l’autore ebraico. Entrambi superano le barriere dell’orizzonte visibile. Unica differenza, la capacità di determinare il proprio destino, presente soltanto per Ulisse. Domenico Prestanicola, invece, ha scandagliato il percorso religioso di Primo Allevi e il suo approdo all’ateismo dopo l’esperienza del campo di concentramento.

Dal canto suo, Fabiola Alessandra ha ripercorso il tracciato esistenziale dell’autore di cui ha rilevato la ricerca di continuo equilibrio fra le discipline scientifiche (Levi era un chimico) e quella umanistica (abbracciata soprattutto mediante la scrittura). L’argomento è stato ripreso da Elena Biafora: «Il concetto del sinolo aristotelico -ha puntualizzato- si presta bene ad esprimere l’idea della fusione, della “sinergia” di questi due mondi culturali, che si stimolano e si plasmano a vicenda». Un ulteriore contributo alla disamina dell’argomento reca la firma di Rita Turcaloro che approfondisce l’opera di Levi “Il sistema periodico”, nel quale, attraverso ventuno incontri chimici con la materia intreccia le vicende personali a quelle drammatiche della sua generazione. Acuta l’indagine di Caterina Campisi sul libro “Ferro”, nel quale affronta anche un tema di grande storico e di attualità allo stesso tempo: la manipolazione della verità. Sul rapporto conoscenza-interiorità Rita Criniti ha scritto: «Conoscere Levi ha significato, per noi, “imparare con il cuore” perché intenso è stato il coinvolgimento della nostra interiorità». Secondo Gloria Morabito invece: «Levi, pur dando una forma letteraria creativa, dunque improntata all’individuale, alle sue esperienze di vita, vuole sottomettere queste ultime a un ordinamento superiore di validità universale». Francesco Chiera con un’immagine sospesa tra poesia e metafora coglie il travaglio intimo della vicenda umana dell’autore. Infine, Teresa Nardo che ha colto l’essenza dell’attualità espressa dalle opere di Primo Levi.

Corrado L’Andolina

Pubblicato su L’ora della Calabria il 16 febbraio 2014, p. 24

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