Brattirò, “A dubbrera”: una commedia per ridere e per riflettere

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Come ormai tradizione, anche quest’anno la compagnia teatrale di Brattirò, in collaborazione con l’associazione culturale Enotria,  il 5 gennaio ha presentato una brillante commedia intitolata “A dubbrera”, scritta e diretta da Mimma Pugliese.

La consolidata esperienza degli attori, applauditi più volte a scena aperta dal numeroso pubblico, e la freschezza della trama sono state sicuramente la causa dei numerosi apprezzamenti e del successo dello spettacolo.

Tutto è stato curato nei minimi particolari.

Esilarante l’interpretazione di Rosa Rombolà e Giuseppe Rombolà nella parte dei protagonisti, che hanno alternato con maestria i momenti drammatici con quelli comici. E come loro sono stati bravissimi tutti gli altri attori dimostrando, oltre che un grande amore per il teatro, un’ottima presenza scenica.

Ma, oltre allo svago sano di una serata di vacanza natalizia, l’opera ha dato lo spunto per riflettere su alcuni aspetti della nostra cultura e principalmente di farli scoprire ai più giovani.

ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI E CULTURALI “DA DUBBRERA”

“A dubbrera era il matrimonio doppio, cioè un fratello ed una sorella sposavano in un’unica cerimonia, un’altra coppia di sorella e fratello. Questa consuetudine molto diffusa a Brattirò, come in molti altri paesi della Calabria, nasceva da motivi di ordine culturale, sociale ed economico, ed è durata dall’ottocento, come si ricava dai registri di matrimonio parrocchiali, agli anni sessanta; precisamente gli ultimi matrimoni doppi sono stati celebrati nel 1965. Tra i motivi sociali c’era sicuramente  quello di accasare le figlie, Preservandole dall’eventualità di restare zitelle, quindi un peso per sé e per la famiglia, e di conservarne l’onore consegnandole al marito.

Bisogna ricordare che nella nostra società contadina la donna aveva un ruolo subalterno rispetto all’uomo ed era considerata un peso dal quale bisognava scaricarsene al più presto, una merce in scadenza, e per giunta richiedeva una dote per poterla sposare.

In questa logica si inserisce “a dubbrera”: la donna non porta dote, quando c’era il fratello a sposarla, e nello stesso tempo se la famiglia disponeva di beni rimaneva tutto al figlio maschio.

Così i due giovani sposi accasavano le sorelle e godevano della loro dote.

Questo sistema non scritto, ma codificato, permetteva di mantenere la proprietà indivisa e migliorare quella terra acquistata con anni di duro lavoro e di emigrazione.

E’ raccapricciante pensare a quanta scarsa considerazione si avesse per la persona e per i sentimenti, però, come ogni via stretta conduce, spesso, a spazi più ampi, anche questo sistema, quasi amorale, ha sortito nel tempo dei vantaggi sia di ordine sociale che economico.

La donna veniva in realtà custodita e preservata nel suo onore, e i terreni indivisi, quindi più fruttuosi, venivano via via migliorati da pascoli e seminativi furono trasformati nel nostro paese dall’inizio del novecento in vigneti e pergolati di uva da tavola che hanno garantito a molte famiglie il riscatto economico e la possibilità di far studiare i propri figli, e così, cambiare condizione economica e principalmente culturale e sociale.

Negli ultimi quarant’anni la popolazione di Brattirò si è arricchita di un considerevole numero di medici, professori, avvocati, ingegneri, architetti e diplomati di ogni settore.

Tornando al punto da cui siamo partiti: “a dubbrera”, cioè la consuetudine di pianificare i matrimoni e le parentele, è stata un motore di sviluppo e di crescita in una società contadina chiusa.

Ma a che prezzo?

Il sentimento, l’amore, è un fiore che deve crescere spontaneo, non piantato o strappato a convenienza e in questo sono stati sacrificati,parimenti sia le donne che gli uomini che pensavano di avere dei vantaggi.

Mimma Pugliese

COMMEDIA DIALETTALE “A DUBBRERA”

PROTAGONISTI E INTERPRETI: Giuseppe Rombolà, Rosa Rombolà, Francesco Preiti, Manuela Ferraro, Marianna Ferraro, Antonio Ferraro, Michele Vita, Cosmo Romano, Rina Rombolà, Tatea Rombolà, Francesco Braccio, Giorgia Ferraro, Cosmo Vita.

COSTUMI: Maria Vallone; AIUTO REGISTA: Pasquale Costa TECNICI DEL SUONO e ASSISTENTI: Pasquale Costa, Michele Furchì, Francesco Pulicari SCENOGRAFIA: Anna Rombolà, Michele Vita

REGISTA: Mimma Pugliese

La Compagnia Teatrale Brattiroese

 LE IMMAGINI CHE VEDETE  NEL PROSIEGUO CI SONO STATE FORNITE DA MIMMA PUGLIESE (SONO STATE SCATTATE DURANTE LA PREPARAZIONE DELLO SPETTACOLO)

I VERSI LETTI ALLA FINE DELLA COMMEDIA

 

A DUBRERA

A dubbrera, era daveru na cosa cuntra natura

E’ veru ca u matrimonui non è sempri rosi e fjuri

Mo comu po esseri si non c’e’ nu poco d’amuri.

A fimmina era na merci, na cambiali

Chi ta potivi vindiri e accattari;

era na gutti i vinu sbentatu c’avivi u ta cacci viatu viatu.

Si avia a doti, terri, casi, e dinari

Puru senza frati si potia maritari,

si po u frati l’avia , o masculu restavanu i beni

a fimmina nenti doti, e u maritu cu veni veni.

Nuju scappava di sta leggi no scritta

Ma a povira fimmina era sempri fritta

Si maritava, ma non cangiava nenti

Sulu u patruni, ca  cumandava e nci ruppia i denti.

E’ l’omu  chi si penzava nu dio

e chi a vita  so a decidia sulu iju,

capiscia appressu ca non era cusì sicuru

quandu a sira calava u scuru.

E’ veru nci avianu restatu a casa e a terra

Ma valia a pena se  notti e jornu era na guerra?

Iju potia e ca scusa i l’emigrazioni

Scappava di sta brutta situazione.

Cu restava smalidicia a vita so e a dubbrera

Chi non nci  dezi  nu jornu di paci vera.

Sulu liti fatica e brutti pinzeri

Nu malu maritu e na mala Mujjeri.

Ma  pi fortuna non era sempri cusì

e nci fu puru cu benediciu u jornu chi dissi si

E cu sacrifici, pacenzia, lavuru e coraggiu

Vinciu a partita  e non sulu nu raggiu.

Crisciru a famijja nta paci vera

Puru si nci avianu impostu a dubbrera

E comu nci dissi u tata Micheli

Si ficiru capaci, ca vita  non è zuccaru e meli !

Cu tempu e c ajutu da Madonna e du Signuri

Si nchianavanu puru i sinteri chù duri

ci pripararu nu dumani e na posizioni e fijji

e nta paci criscianu amuri e i famijji.

Sta storia chi ndi fici u penzamu ammenzu arrisi

fu a vita vera di chistu e avtri paisi

Nu va cuntammu  cu na pizzicata d’ironia

Ma, si nci pensamu bonu, potia esseri a vita  to e vita mia.

A vita di nanni nosci, chi tra jorna boni e jorna amar

Non si rassegnaru mai ca tutti avimu bisognu d’amuri

E a conclusioni di sta bella sirata auguramu a tutti na bona annata

N’annu di paci, di saluti  e ogni beni

E si voli Dio ndi vidimu aguannu chi veni!

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Commenti

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7 Replies to “Brattirò, “A dubbrera”: una commedia per ridere e per riflettere

  1. Mario perchè non la ripetono in una serata di estate in piazza cosi la possono vedere anche quei laureati e non che per lavoro sono andati via da Brattirò e che ritornano al paesello durante l’estate. Perchè una cosa e ascoltarla dal vivo e da vicino altra cosa e vederla su computer se non c’è l’audio perfetto una commedia dialettale è difficile seguirla.

  2. Ciao Peppe. Ho detto la medesima cosa alla signora Mimma. Mi sa che stavolta la ripeteranno…

  3. Grazie Mario, grazie a tutti!!! Si era gia’ in porto una replica e crediamo che l’estate sia una buona scelta. Vi faremo sapere.

  4. vengo da molti anni a Capo Vaticano ,mi piace molto la commedia dialettale. Prima seguivo la compagnia di Pizzo,poi più nulla.So da amici della vostra rappresentazione, mi farebbe piacere questa estate,seguirvi di persona e apprezzarvi.Sarà possilbile?Grazie

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