Zungri, i festeggiamenti in onore della Madonna della Neve

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08/08/12. Documenti storici, relativi alla comunità Zungrese, riferiscono dell’esistenza della Parrocchia S. Nicola fin dalla metà del 1500; in data successiva 1643, in aggiunta alla parrocchia S. Nicola, è citata la beata Maria Nives del casale di Zungri. E’ da ritenersi quindi che, già da questo periodo, è iniziata la devozione per la Madonna della Neve. Il titolo “Madonna della Neve”, trova origine nei primi secoli della cristianità ed è legato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La leggenda in merito racconta di un nobile patrizio romano, di nome Giovanni e di Sua moglie, i quali non avendo avuto prole decisero di devolvere tutti i loro beni, nella costruzione di una Chiesa in onore della Madonna. Il riferimento è l’anno 352 d.c. quando, nella notte del 4-5 Agosto, ai due sposi, apparve in sogno una nevicata, nel territorio di  Roma. I due, il mattino dopo, si recarono dal Papa Liberio che nella notte aveva avuto lo stesso sogno. Giunti sul luogo indicato nel sogno, il colle Esquilino di Roma, nel caldo del mese d’Agosto trovarono un’area del territorio coperta di neve. Fu lo stesso Pontefice a tracciare su di essa il perimetro della nuova chiesa, inizialmente indicata “Liberiana”, dal nome del papa; negli anni successivi prevalse il culto popolare e fu chiamata “ad Nives”.  “Il miracolo della neve”, con il pontefice che traccia le linee della nuova Chiesa, è rappresentato in un dipinto del 1400, di Tommaso di Cristofaro Fini (1383-1440), detto Masolino da Panigale. La chiesa è andata distrutta durante il papato di Sisto III (432-440) il quale, in ricordo del Concilio d’Efeso che aveva proclamato la divina maternità di Maria, sul medesimo luogo fece erigere la più grande ed imponente Chiesa di Roma dedicata alla Madonna, che fu indicata come Basilica di S. Maria Maggiore. Le attuali forme architettoniche sono del 1700, periodo a cui risalgono i lavori di restauro. Il culto della Madonna della Neve si è sempre più affermato nel tempo, in Italia sono circa 150 i santuari e le chiese, intitolate a questo nome. La Festa della Madonna della Neve si svolge, ogni anno anche a Zungri, il 5 Agosto. La tradizione, che si trasmette di padre in figlio, vuole che la processione con il miracoloso quadro si svolga dalle ore 12 alle 15, durante le ore più calde della giornata, in segno di penitenza e devozione alla Beata Vergine. Sono a migliaia i  devoti in fila  che precedono  l’effige sacra e recitano il Rosario con un cero in mano; dietro, due complessi bandistici si alternano nel suonare varie marce e infine altri fedeli in gruppo intonano canti religiosi alla Vergine. Sul primo tratto di strada, indicato comunemente come “Ruga a Madonna”, si incontrano devoti che strisciano con le ginocchia sulle infocate lastre di cemento della strada. Sono quelli che invocano o hanno ricevuto una grazia. Quando ormai i ceri stanno per consumarsi e l’arsura delle labbra libera ancora una voce tenue e stanca, la processione con i suoi fedelissimi  si conclude con il ritorno davanti il sacrato del santuario,  dove viene intonato il canto della Litania.

SERVIZIO a CURA di Francesco Fiamingo

Il canto  della  Litania, con un solenne sottofondo musicale della banda, è un rito che si ripete ogni anno a conclusione della processione in onore alla Madonna della Neve. E’ un momento particolare per noi zungresi che, insieme ai tanti emigrati, ci ritroviamo uniti davanti all’immagine Sacra; attraverso una serie di invocazioni la imploriamo  ricordandole che nelle tribolazioni e nelle gioie, nel dolore e nei momenti lieti rimane sempre la Madre nostra e come ogni mamma non si dimenticherà mai dei figli che , a Lei, chiedono protezione lungo il breve percorso della vita.

Da questi momenti di intensa commozione scaturiscono i seguenti versi dialettali:

 

A Litania

Ogni annu, appena si ricogghi a prucessioni,

comu ‘nta tradizioni,

a banda cu n’accorato ritornellu stancu,

accumpagna l’implorazioni du cantu,

e vucchi arsi di fedeli,

cu ‘nte mani, ardenti residui di ceri,

arzanu u sguardu e invocanu cu prejhieri.

Quantu facci,  noti, cari e mancanti,

s’affaccianu o cori di tutti i pensanti,

e mumenti di brividi ed affetti luntani,

convivinu cu penseru du domani.

Tant’occhi si guardanu e s’incrucianu,

pensusi riflettinu e si scrutanu,

natr’annu, simu ancora davanti a Tia,

a cantari sta  Santa Litania ,

cu stu coru di vuci chi t’implora,

oijhi, domani e ancora…

Accumpagnaci sempri, lungu a nostra via,

o Madri nostra,

di la Nivi, Virgini Maria.

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