E’ morto un grande studioso

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01/04/12.  E’ morto l’avvocato Agostino Pantano di San Nicolò di Ricadi. Negli ultimi tempi aveva avuto degli acciacchi e le conseguenti complicazioni gli sono state fatali. Pantano, classe 1928, si era laureato in Legge a Messina. E’ stato una grande personalità della nostra Calabria ed un grande studioso. Ha ricoperto vari e importanti incarichi professionali, tra cui il delicato compito di Segretario Generale del Consiglio Regionale della Calabria. Appassionato di storia, tradizioni popolari, poesia e letteratura, ha sempre amato la sua terra, dimostrandolo con azioni tangibili. E’ stato il primo, decenni addietro, a pubblicare una guida storico- informativa sul territorio di Capo Vaticano, lavoro che ha riproposto pochi anni fa in un magnifico volume edito dalla Meligrana Editore. Ha scritto innumerevoli articoli per riviste e giornali,  ed ha fondato anche un mensile, Terra Nostra, in edicola per alcuni anni.

Ho letto i suoi libri e leggevo sempre i suoi articoli. Per me è stato un  maestro, anzi un amico. Lo incontravo di tanto in tanto perché si recava spesso a casa mia a farsi curare da mio padre, suo medico di fiducia. Mi ha sempre seguito nella mia carriera giornalistica, dandomi consigli e suggerimenti. Da ciò capite quanto sia dispiaciuto per la sua morte. Un anno fa mi aveva fornito preziose notizie per la compilazione della pagina di Ricadi- CapoVaticano della guida Vibonesiamo, pubblicazione cartacea uscita lo scorso anno e che ha ispirato la nascita di questo sito. Ero andato a trovarlo a casa per intervistarlo e la cosa gli aveva fatto tanto piacere.

Pantano è stato uno dei pochi, veri, studiosi del comprensorio. A febbraio gli avevo chiesto di collaborare col mensile Tropeaedintorni, giornale della cui redazione faccio parte anch’io. Mi aveva subito fatto avere un articolo sul regista Sabel, pezzo scritto con la sua solita bravura e precisione. Il pezzo è uscito nel numero di marzo del mensile tropeano. Lo stesso articolo lo pubblico ora qui di seguito. E’ stato suo ultimo pezzo. Il suo ultimo lavoro.

Addio avvocato. Grazie di tutto. Buon riposo.

MarioVallone

L’ULTIMO ARTICOLO DI AGOSTINO PANTANO, CON LE FOTO CHE EGLI STESSO MI AVEVA CONSEGNATO :

 VIRGILIO MARIO SABEL,

Il torinese di Capo Vaticano

Nell’aprile del 1957 il regista Virgilio Sabel giunse a Capo Vaticano in compagnia  dello scrittore veneto Giuseppe Berto, che già nel febbraio di quell’anno aveva comprato da Nicola Lasorba due ettari di terreno a picco sul mare di quel promontorio dalla bellezza selvaggia e non ancora violentata dall’uomo.

Nato a Torino il 10 febbraio del 1920, di sei anni minore di Berto, Sabel era un giovane timido, schivo, introverso, diffidente e poco incline ai rapporti umani e sociali.

Si era già fatto conoscere negli anni cinquanta con alcuni documentari come “Il mondo sono io”,”Un millesimo di millimetro”, Una lezione di acustica”,ecc. Dai documentari era poi passato ai lungometraggi con “Il figlio dell’uomo”, nel 1954,ed ora era sceso nel Sud allo scopo di girare un’inchiesta televisiva sul Mezzogiorno per la nascente televisione pubblica.

Aveva sentito parlare di questo posto nei salotti romani,quando si riunivano con Teo Uselli, Festa Campanile,Giuseppe Berto e le loro mogli a giocare a carte, ma non pensava  che fosse veramente così bello.

Rapito da quel panorama stupendo dal quale il suo sguardo abbracciava due golfi ed i suoi occhi potevano ammirare la Sicilia lontana,l’Etna bianca fino alle pendici e poi l’Aspromonte e sulla linea azzurra dell’orizzonte le isole Eolie, volle anch’egli comprare un pezzo di terreno e costruirsi una casetta.

Il terreno, confinante con quello dell’amico Berto, glielo vendette un certo Quintino Grande  e  la casetta se la fece costruire da un’impresa tropeana sfruttando la legge del Piano Verde che concedeva finanziamenti a fondo perduto attraverso la famosa Cassa per il Mezzogiorno ai piccoli agricoltori indigenti.

Fu così repentino, sincero e duraturo il suo  attaccamento a Capo Vaticano che il 2/11/1957, in seguito alla richiesta avanzata il primo  ottobre  dello stesso anno, ottenne il trasferimento della residenza da Torino a Ricadi, che poi mantenne fino alla morte avvenuta a Mentana di Roma il  7 luglio del 1989.

La casetta fu pronta nel 1958 e, anche se piccola, due stanzette, un bagno e una cucina, ospitò fino a metà degli anni sessanta la famiglia Berto e tutti gli amici che durante l’estate giungevano a Capo Vaticano.

Spesso la mattina, a volte solo, a volte in compagnia dell’amico Berto, se ne andava in giro in cerca di personaggi da immortalare con la sua cinepresa  appesa sulla spalla destra, tanto da procurargli un abbassamento della stessa rispetto a quella di sinistra. Amava il mare, ma non faceva mai il bagno perché non sapeva nuotare, anche se portava sempre con sé la muta e le pinne.

Durante questi anni di vagabondaggio concepì l’idea di  girare il film “In Italia si chiama amore”

Il film era suddiviso in episodi  e fu girato in varie parti d’Italia tra il 1960 e il 1961.Due episodi furono girati in Calabria,di cui uno  a Briatico, dove, come set,gli autori scelsero la marina con sullo sfondo l’antica torre di guardia denominata la “Rocchetta”. Le figure, le comparse, gli attori, furono scelti sul campo dallo stesso Sabel tra pescatori, contadini e popolani. Famosa è rimasta la figura di Letterina, tanto che il film fu conosciuto anche come il “film di Letterina”.

Successivamente Sabel si dedicò allo studio dei costumi e delle tradizioni popolari con inchieste televisive di cui ancora restano tracce indelebili nella televisione d Stato ed in quelle private.

Memorabili rimasero :”Viaggio nel Sud” in dieci puntate, trasmesse dalla televisione tra l’aprile ed il luglio del 1958; ”Noi come siamo”; ” L’Italia dei dialetti “; ”Ritorno nel Sud”; ”La storia della bomba atomica”; ”Nel mondo del duemila”. Realizzò, inoltre, molti cicli di “Sapere” e trasmissioni per ragazzi come “E’ successo che”, ”Uno alla luna”, che sono delle inchieste sull’adolescenza del tempo.

A proposito della sigla televisiva dell’inchiesta di “Viaggio nel Sud” occorre qui ricordare che la canzone del Faro (o anche “Per sole cento lire” ) fu chiamata così perché  scritta ed eseguita per la prima volta nel faro di Capo Vaticano alla presenza di alcuni amici di Sabel, di Teo Uselli e di altre persone del luogo.

Dal 1958 al 1989, tra un lavoro ed un altro, andava e veniva da Mentana di Roma, dove si era fatto costruire una villetta in mezzo ad un giardino verde di piante e fiori. Ai primi di luglio di quel 1989 lasciò Capo Vaticano e partì per Roma dicendo al suo fedele amico, Nino Paganini, che gli avrebbe telefonato per dirgli il giorno e l’ora in cui sarebbe dovuto andare a prenderlo allo scalo ferroviario. Ma quella telefonata non arrivò mai, anzi la mattina del sette luglio una telefonata di diverso tenore lo avvertì che Sabel si era dato la morte nella sua casa di Mentana.

Nei giorni seguenti il Comune fu informato che il regista con un testamento olografo aveva disposto di lasciare quanto possedeva, ”compresa la casa di Mentana e quanto in essa contenuto” e i depositi presso le banche (dettagliatamente elencate) compresi i titoli ( anche questi elencati) e gli investimenti IMEREND e IMICAPITAL (salvo un legato di venti milioni di lire a favore della famiglia Bruno e Laura Melchiorre “ per avermi affettuosamente assistito”) al Comune di Ricadi perché li utilizzasse “in iniziative a favore dell’infanzia “.

Nel testamento non parlava della casa  e della terra di Capo Vaticano perché l’aveva già vendute ad un certo Enrico Albarello, fratello di Paolo, amico d’una vita.

Il testamento risultava redatto il 4  luglio 1989 su mezza pagina di una sola facciata con firma autografa e con un codicillo con il quale convalidava la correzione apportata sulla data iniziale del mese da6 a7 e cioè da giugno a luglio.

Questa correzione attesta forse il suo stato di confusione mentale che lo spingeva verso quella tragica ed improvvisa morte violenta e, per il modo, raccapricciante.

Il Comune, appresa la notizia, si attivò subito per la traslazione della salma da Mentana  a Ricadi, dove oggi riposa nel piccolo cimitero di San Nicolò, accanto al suo amico Berto.

Dopo la sepoltura in una fossa scavata nella nuda terra,sulla quale fu posto un marmo di qualità scadente recante soltanto la data di nascita (tra l’altro sbagliata) e quella della morte, l’amministrazione comunale si adoperò subito per entrare in possesso dei beni ereditati. Ma le pratiche burocratiche furono lunghe e costose con vari sopralluoghi nella casa del de cuius non soltanto dagli amministratori comunali ma anche da persone estranee per cui quando alla fine fu redatto l’inventario, nella casa erano rimaste soltanto poche suppellettili e di  “ modico valore “.

Dei  quadri e di eventuali altri oggetti di pregio si erano già perse le tracce, salvo la notizia pubblicata nell’aprile del 2004 sulle pagine di Cultura e Spettacoli de “il Quotidiano “ dal giornalista Domenico Mobilio dalla quale si veniva a conoscenza di un autoritratto di Ligabue lasciato in eredità dal regista Sabel al Comune di Ricadi. Il quadro si sa di certo che è stato consegnato dal vice sindaco al sindaco pro tempore, alla presenza di due testimoni, ma non si sa in quale Banca sia stato successivamente depositato.

Solo di recente  da un articolo pubblicato su “ Calabria Ora “ del 2 settembre 2010 afirma di Giuseppe Bragò si è saputo che i quadri trafugati dalla casa del regista furono diversi tra cui il famoso autoritratto di Ligabue, il quale, come da una nota apparsa sulla  “ Gazzetta del Sud “ del 6 agosto 2011, pare che sia stato recuperato dai carabinieri in una casa a Roma e consegnato al Comune.

In attesa, comunque, che il giallo di questa tela e di eventuali altre, sia definitivamente chiarito, è doveroso qui ricordare che la  Giunta Municipale del Comune di Ricadi nel 1991, in segno di riconoscenza, e perché la memoria di questo regista benemerito non andasse perduta, con propria deliberazione n.357 del 20 maggio 1991 gli intitolava la scuola materna della frazione di Brivadi.

Oltre all’intitolazione della Scuola Materna, l’amministrazione comunale, come risulta da una nota inviata alla Prefettura in data 17 aprile 1991, si impegnava “ allo scopo di ottemperare alla volontà imposta dal testatore…di utilizzare il relativo lascito”in iniziative a favore dell’infanzia. Non sappiamo, però, quante di queste iniziative, elencate nella citata nota, siano state effettivamente realizzate perché a noi interessa soltanto ricordare dalle pagine di questo giornale la figura di un uomo, di un cittadino, di un intellettuale che con  le  sue opere ha onorato e dato lustro al nostro Comune e che ha dimostrato di amarlo fino al punto di lasciargli morendo tutti i suoi averi…

                                                               Agostino Pantano

 

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