I “ceravulari” di Simbario

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calabria mysterySono noti dovunque per la loro maestria i serpari di Simbario, comunemente chiamati «ceravulari» o «sampaulari» e che girano per le campagne liberando dalle serpi case e masserie, usando le loro arti magiche a fine propiziatorio o scongiuratorio, e, soprattutto, sanando la gente dai morsi delle vipere.

In quest’ultimo caso, i «ceravulari» prima salassano la ferita e poi la lavano con un infuso di camomilla e di altra erba che tengono segreta e chiamano «bavusa» o «erba della vipera», e che probabilmente è acanto; in caso di avvelenamento in fase avanzata, danno anche da bere al morsicato tre gocce d’ammoniaca liquida e altrettante ne mettono sulla ferita.

E fanno tutto ciò col massimo scrupolo professionale: essi sanno bene quanto sia letale il morso delle vipere, carico oltre che di veleno anche di rabbia accumulata in secoli e secoli, poiché i piccoli rettili sono stati forniti di veleno addirittura da Domineddio affinché si potessero vendicare di tutte le angherie subite ad opera degli uomini sin dai tempi primordiali.

Nati nel giorno di san Paolo e discendenti degli antichi «cerauli» — suonatori di corno seguaci di misteriosofie africane e orientali il cui animale sacro era il serpente — per catturare le serpi i «ceravulari» si muniscono di un ramo flessibile terminante a forcella che poggiano a terra; poi rabboniscono il rettile con parole magiche e lo costringono a strisciare sotto la forcella, flettono il ramo sì da bloccargli la testa, lo immobilizzano tenendolo sotto i piedi, gli strappano i denti, lo chiudono in una scatola forata e se lo portano via.

Il momento più delicato della cattura, che deve farsi necessariamente all’alba, è l’avvistamento: se è il «ceravularo» a vedere per primo la serpe è lui ad incantarla, se, invece, accade il contrario, è il «ceravularo» a rimanere incantato e, allora, può capitargli anche di perdere il senno o di restare svagato per sempre.

La vera specialità dei serpari di Simbario è la «messa di san Paolo», un rito celebrato solo in caso estremo, quando un infermo è stato ormai licenziato dai medici, o il morso è inguaribile coi metodi normali perché nella serpe s’era incarnata un’entità malefica.

Ad officiarla sono in tre, con un camicione bianco addosso ed un cappuccio calato sul capo. I serpari accendono tre grossi ceri, s’accoccolano a terra, recitano preghiere miste a formule magiche, tracciano nell’aria segni misteriosi, s’agitano come presi da un attacco epilettico; è la dimostrazione che stanno strenuamente lottando con le forze del male. In genere sono loro, i serpari, ad avere la meglio.

(pubblicato da Luciana Loprete su http://www.facebook.com/CalabriaMystery)

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