Torna a casa dopo tantissimi anni…

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5Micu, Domenico Prostamo, briaticotu di 86 anni, figlio di  Francesco Prostamo che tutti conoscevano con il soprannome di Cick Ciak, nipote di padre Alfonso, antico capobarca della marineria di Briatico, comandante di una intera ciurma di pescatori che andava a remi, a vela e con le lampare per tutto il Golfo.

Domenico cammina, dopo tanti anni, per i vicoli del suo paese della memoria, dal 1956, da quando aveva 26 anni, vive nella lontana Australia. Oggi ritorna a Briatico, con il suo antico dialetto briaticese misto alla pronuncia tipica inglese, per rivedere le strade di casa e per incontrare i suoi parenti e paesani,  ricorda e rivive come se fosse ieri, descrive l’immagine della Briatico congelata, come in un fermo immagine, agli anni cinquanta.

“Qui stava Cola ‘i Brunu, c’era la sua bottega, la puticha del vino, ma davanti a questa porta c’erano dei gradini, qui invece abitava ‘a bonanima i mastru Filici Matera, li Vincenzo Potertì, di qua Vastianu Callipo e Peppino Sambiase che aveva una bottega alimentare, a lato la posta del paese”. Ricorda nomi, cognomi e soprannomi, parla di “Giovanni Fiorentino, donna Mariantonia, Angeluzza e i Cavallari, ‘u gnuri, di Ciccio Comerci e dei Cimini, di Rosa, Cicciu e Domenico Brasca il ferroviere, del Massaru Micheli, di Nuzza e Turi Veterale,  e da Maistra Rosina….”, non ha dimenticato nessuno in tutti questi anni di lontananza, riconosce finanche le porte delle case più vecchie del paese.

Ha 86 anni Micu ma non li dimostra affatto, la sua mente è ancora lucidissima tanto da ricordare l’intero albero genealogico dei vari rami familiari dei Prostamo, dai “patri”, i capobarca della fine del ‘700, da quel lontano 1784 quando, subito dopo il terremoto dell’83 che distrusse Briatico Vecchia, arrivò nella nuova Briatico la famiglia dei Prostamo dalla vicina Pizzo Calabro. Domenico Prostamo oggi entra nella chiesa del Carmine accompagnato dal cugino Tommaso Prostamo, fotografo che lo riprende con la videocamera, ed è a lui che descrive fatti, persone e situazioni di un tempo, con estrema precisione e particolari inediti.

Domenico racconta la storia di questa chiesa, “costruita con i soldi dei pescatori della marina di Briatico che dedicavano una parte del pescato, della statua della Madonna del Carmine completa di varetta commissionata dai Prostamo ad un artista messinese, dell’altare disegnato da un architetto sul modello dell’altare del Monte Carmelo in Israele”. Ricorda benissimo che “la porta della chiesa si affacciava direttamente sul mare, sul Golfo di Sant’Eufemia. Quando quella porta si apriva e la madonna del Carmine usciva per la processione a mare era uno spettacolo unico”. Oggi davanti a questa chiesa sono sparite le case basse, al loro posto ci sono solo alti palazzi che hanno nascosto il blu del mare.

Prostamo racconta anche “di quando ‘u vapuri, un rimorchiatore militare a vapore, fu colpito da un siluro nemico nel mare antistante Briatico, era un pomeriggio del 1942 o forse 1941, morirono ben 36 persone”. Le vittime furono ripescate in mare dai pescatori di Briatico “li abbiamo portati con le barche da lassù fino a riva, fino a sotto la fontana di Cocca, i cadaveri allineati sulla spiaggia, poi portati con dei carri sopra la timpa e con dei camion militari trasportati al cimitero di Briatico per la sepoltura. Un secondo siluro mancò una vicina imbarcazione, una biga carica di munizioni, il proiettile colpì invece uno scoglio denominato da Maija, proprio sotto Cocca, e lo consumò tutto, lo distrusse.

Lo scoppio del siluro fu così potente,  ricorda ancora Domenico Prostamo, che molti pesci furono ritrovati disseminati tra la vegetazione, sul terra del pianoro soprastante la timpa, ad oltre cinquanta metri sopra il livello del mare. Un pezzo residuo del secondo siluro lo recuperò il marchese don Renato Bisogni che lo volle piantare all’interno della sua villa di Briatico, davanti al ghetto, come si entrava”. Memoria, tanti ricordi del pescatore Micu e di una vita vissuta nella lontananza dalla sua Briatico.

Franco Vallone

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