La famiglia di Alfonso Rombolà – Brattirò

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Alfonso Rombolà nacque nel 1740. La moglie si chiamava Domenica Incullà ed era nata nel 1754. Quando sposò Alfonso, Domenica Incullà aveva solo 14 anni. Abitavano nell’attuale Via Vittorio Emanuele, al numero civico 182.
Ebbero molti figli. Il più grande, Giuseppe, detto “u Toscanu” nacque nel 1767 e morì nel 1845, sposò, nel 1791, Soriano Domenica. Domenica Soriano era nata nel 1771 ed era figlia di Soriano Giovanni e di Domenica Punturieri.
Il secondogenito era Francesco, che nacque nel 1770 e morì nel 1860. La moglie di Francesco si chiamava Laura Sposaro e non era di Brattirò, dove, una famiglia Sposaro, non c’è mai stata.
La terza figlia era Vittoria, nata nel 1770, sposò Francesco Pugliese di Spilinga.
La quarta, Caterina, nacque nel 1773, sposò Giuseppe Ferraro.
La quinta figlia si chiamava Rosa, detta “a Lizza”, nacque nel 1775 e morì nel 1846. Sposò Michele Pugliese di Spilinga, detto “Michelazzu u cani Masculu”.
Il sesto figlio era Antonio, nato nel 1780, soprannominato “Matalena”, sposò Di Costa Domenica.
Vincenzo, il settimo figlio, nacque nel 1781, era soprannominato “Milingiana”. L’ottavo figlio, Pasquale, detto “Mastrantoni”, nacque nel 1787 e morì nel 1860. L’ultimo figlio era Ferdinando, detto “ Abati Pittia “, nacque nel 1790 e morì nel 1815.
Questa famiglia era composta, dunque, da nove figli, di cui otto vissero fino all’età adulta, raro per quei tempi, perché la mortalità infantile era molto alta.
La famiglia di Alfonso Rombolà prese il sopravvento in quel mondo senza leggi. Riuscirono ad avere diversi appezzamenti di terreni che erano stati, prima, di proprietari (gnuri) di Tropea e poi divenuti loro proprietà; facile capire i metodi e i modi di come ciò avvenne.
I componenti della famiglia strinsero alleanze con malviventi di paesi vicini. La figlia Rosa (a Lizza), una donna con gli attributi, sposò Michele Pugliese “Michelazzu u cani masculu”, e abitarono nella casa sita nel’attuale via Vittorio Emanuele n° 152 (dove ora abita Speranza Pasquale, u mulinaru). Da questo matrimonio discendono quasi tutti i Pugliese di Brattirò
I fratelli Rombolà, figli di Alfonso, erano certamente malvagi e crudeli e, con i loro soprannomi, sono vissuti nelle cronache popolari; la conferma dei misfatti compiuti e la loro ferocia ha avuto riscontro dai libri parrocchiali. U Toscanu – Matalena – Milingiana – Cicciu Cola – Abati Pittia – A Lizza, insieme ai nipoti, formarono una combriccola e si macchiarono di gravi misfatti; ora contro i Francesi, ora contro i Borboni, ora contro “i gnuri”.
Questa famiglia ebbe risorse che, migliorando le condizioni di vita dei loro discendenti, ne permise il progresso. Ridotta fu la mortalità infantile, anche perché erano migliorate le condizioni nutritive e igieniche, vivevano in case di “bresti” e non più di paglia e la famiglia patriarcale fu un clan compatto, e indubbiamente portò a una minore intensità migratoria.

Pasquale Vallone

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