Intervista a Michele Celano: “Scrivere è volare… un momento magico”

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Michele Celano

Prosegue il ciclo di interviste di Vibonesiamo.it a personaggi e personalità della cultura del territorio Vibonese.

Quest’oggi mi sono intrattenuto con Michele Celano.

Buona lettura.

m.v.

Michele Celano, poeta, scrittore. Parlaci anzitutto un pò di te, della tua infanzia della tua vita.

Buon giorno. Sono nato a Vibo Marina, ho avuto un’infanzia serena, papà impiegato nel cementificio della B.P.D. Eravamo per cosi dire dei bambini privilegiati nella nostra “isola”, parlo degli anni 50/60: casa dell’azienda, campetti di calcio, tennis, sala TV, cappelletta privata e addirittura un insegnante che ci seguiva, poi la sicurezza del lavoro dei genitori in tempi non facili. Nel quartiere “multietnico” vivevamo una quarantina di famiglie provenienti da tutta l’Italia poiché per l’avvio del cementificio erano stati trasferiti dirigenti, tecnici e operai dagli altri stabilimenti esistenti sul territorio nazionale, una mescolanza di dialetti, usi e culture diverse, una vera palestra di vita.

La fase fanciullo/adolescente, come tutti!…Ginocchia sbucciate, scazzottate, orecchioni, morbillo, prime cotte, scolaro, poi studente, impegnato politicamente nel meraviglioso ’68, poi… servizio militare, 24 mesi in Marina, Fregata Centauro, Sommergibile Torricelli, incursore, l’inizio di  questa esperienza fu traumatica, ma poi col tempo finii per apprezzare tutto quello che in quei 24 lunghissimi mesi mi aveva “forgiato” e fatto crescere e mi congedai con il grado di Sottufficiale.

Studente Istituto Magistrale Capialbi a Vibo Valentia – Michele a destra

Subito dopo il congedo fui assunto nelle F.S. come vincitore di concorso nel compartimento di Torino.

Lì iniziai la mia vita lavorativa… in una stazione della Val di Susa, rientrai nella mia terra dopo sette anni. Nel 1976 mi sposai e mi trasferii a Tropea, città natale di mia moglie. In seguito, con la nascita dei miei due figli si concretizzò il mio concetto di famiglia, con tutte le sfumature del vivere quotidiano che la vita ci offre. Dopo 25 anni di Ferrovia a causa della chiusura delle stazioni e conseguente riduzione del personale, mi trovai ad un bivio: fare il baby-pensionato o andare in mobilità, optai per la seconda soluzione e conclusi la mia carriera nel Ministero delle Finanze. Poi la pensione, i ragazzi ormai cresciuti prendono le loro direzioni, rimango solo per cause naturali (vedovo).  Affronto la mia nuova situazione, cercando di voltare pagina… quando nell’estate del 2019, un incontro inaspettato mi fa ricominciare un nuovo piacevole percorso insieme alla mia compagna, cercando di vivere con la giusta filosofia il tempo che qualcuno al di sopra di noi, ci vorrà concedere.

Marina Militare, La Spezia. Michele Celano a sinistra

Quali sono state le tue prime letture e quando hai iniziato a scrivere? 

La mia prima lettura, il primo libro vero, dopo il catechismo, ricordo benissimo fu Zanna Bianca di J. London, così iniziò la mia passione per la lettura… ho letto tanto! Da studente, con quelle che erano le mie risorse, acquistavo un libro al mese che “divoravo”… classici, avventura, storia, saggistica, letteratura, leggevo di tutto, alcuni libri li ho letti e riletti e continuo a farlo nei momenti della mia vita in cui ne sento il bisogno.

A scrivere non ricordo esattamente quando iniziai, credo intorno ai dieci anni, ho scritto qualche testo di canzonette, insieme ad un amico che strimpellava la chitarra e qualche poesiola.

Iniziai a scrivere “seriamente” intorno ai quattordici anni, ricordo che vinsi il mio primo premio a La Spezia all’età di diciannove anni, durante il servizio militare. Poi in seguito ad una “crisi mistica” bruciai tutti i miei scritti. Qualche anno dopo ebbi modo di incontrare una persona eccezionale… un Sacerdote,  don Salvatore Sangeniti, anche lui scrittore e poeta, che con la sua forte personalità mi convinse a ricominciare a scrivere e non solo! Ma a recuperare mentalmente anche quello che avevo distrutto, non fu facile!… non avevo più vent’anni!

“Meditabondo” – Spiaggi Riaci Santa Domenica di Ricadi

Hai pubblicato sia libri di poesia che di racconti. Cosa rappresenta per te la scrittura. Anzi: cosa rappresenta più nello specifico la poesia?

Scrivere é volare… scrivere per me vuol dire avere un foglio immacolato e iniziare a “sporcarlo” imprimendo su di esso le mie emozioni, i miei pensieri, le mie fantasie, i miei stati d’animo, ma la cosa che più mi gratifica, è che nel momento in cui scrivo mi trovo in una condizione di pace e serenità che annulla la caligine e il grigiore del quotidiano.

Scrivere una poesia è poesia, è  musica, è estasi, è un momento magico… come canta il poeta Cocciante “Poesia  dolce frutto della mente mia”… ma non solo della mente è frutto di un cuore sensibile e di un animo che va oltre.

Approfondiamo il Celano poeta. Hai scritto molti versi in vernacolo calabrese e so che sei un appassionato e un cultore del nostro dialetto. Secondo te, oggi, quale valore e significato ha scrivere soprattutto versi in dialetto.

Si, ho scritto molti versi in vernacolo calabrese e mi appassiona la ricerca dell’etimologia della nostra “lingua”, è un amore che mi ha anche spinto ad iniziare un progetto… fare un piccolo dizionario calabrese/italiano, non è facile perché il nostro dialetto ha radici greche e latine, ed è stato fortemente influenzato a causa delle  invasioni arabe, spagnole e francesi. Siccome si tratta di un lavoro “certosino”  che richiede del tempo… spero di poterlo portare a termine!

Scrivo in vernacolo perché credo nella qualità di espressione, nella musicalità, nella bellezza dei gesti che accompagnano i suoni e del timbro di voce che si imprime a seconda dello stato d’animo.

La poesia in vernacolo, usando un termine “calcistico” viene da molti considerata di serie “B” io sono fermamente convinto del contrario, vedi poeti dialettali come Trilussa, Tessa, Baldini, Di Giacomo, Balestrieri, Butitta e i “nostri” Ammirà, Pelagi, Valenzise.

Spesso ho dovuto tradurre i miei versi in lingua Italiana per poter partecipare a concorsi fuori regione, mi sono reso conto che il vernacolo traducendolo… perde forza, calore, armonia e musicalità a discapito della qualità di espressione. Concludo dicendo che scrivo e penso in vernacolo per dare valore, significato, cercando di mantenere vivo il nostro idioma spesso trascurato, inquinato e dimenticato.

Col vescovo Attilio Nostro

Approfondiamo il Celano narratore. Da dove trai spunto per i tuoi racconti, dalla vita reale o dalla fantasia? Chi sono i protagonisti dei tuoi libri?

Posso dirti che i miei racconti “brevi” prendono spunto dal quotidiano, da quella bella e semplice vita reale, i miei protagonisti sono veri, gente comune che ho avuto il privilegio e la fortuna di incontrare nella mia gioventù, nella mia vita lavorativa, per la mia curiosità e la grande voglia di comunicare e ascoltare, ma c’è anche tanta fantasia e un pizzico di ironia e poi tanto Michele Celano. È risaputo che in ogni narratore c’è tanto di sé… cito senza minimamente paragonarmi a lui, Gustave Floubert che affermò… “Madame Bovary sono io”.

Parliamo di cultura locale, anzi Vibonese. Indicami uno scrittore che ti emoziona e ti appassiona. Indicami anche un poeta.

Non è facile indicare un solo scrittore che mi emoziona, anche perché in questa piccola provincia di un sud spesso culturalmente trascurato, abbiamo la fortuna di avere tanti scrittori e poeti di livelli notevoli. Cito, sperando di non fare torto a nessuno, scrittori come: Carlo Diani, Giuseppe Occhiato, G. Battista Froggio e fra i poeti: Vincenzo Ammirà, Totò Valenzise e Pippo Prestia.

“Guardo Lontano” – Michele Celano sul lago

Recentemente ti sei candidato alle elezioni comunali Drapiesi, territorio nel quale risiedi da tempo. Come valuti questa esperienza? Che idea ti se fatto, più precisamente, della cultura nel territorio Drapiese e cosa ti piacerebbe venisse nello specifico realizzato.

Più che essermi candidato… sono stato invitato a farlo. Contattato da un amico che pur non essendo uno psicologo capì il momento difficile che stavo attraversando e mi propose di inserirmi in una lista elettorale, dicendomi che, durante i preliminari per la formazione della lista stessa, ero stato proposto dagli addetti ai lavori. Accettai! Nuove amicizie, riunioni e conviviali mi sollevarono dal mio momentaneo stato di abulia. Mi resi subito conto della mia incompatibilità territoriale… non avendo un parentato numeroso alle spalle che mi avrebbe preferito in qualche modo, non sarei andato lontano. E così fù!… Mi sentii anche dire che non essendo indigeno né di Caria, tantomeno di Brattirò, Gasponi e  Drapia non ero “gradito”, addirittura alcuni conoscenti della scuderia opposta mi tolsero il saluto.

Sulla cultura del territorio non posso esprimermi, ci vivo solo da qualche anno, ho avuto il privilegio di conoscere tre uomini di cultura: il Prof, Saverio Di Bella, già Senatore della Repubblica, il Prof. Lo Cane, storico e filosofo e più da vicino il Dott. Pasquale Vallone che io personalmente, per la sua umiltà e disponibilità lo definivo “un medico di campagna”, un uomo di indiscusso spessore professionale, inoltre storico, antropologo, etnologo di elevata cultura. Ho constatato che statisticamente in rapporto al numero di abitanti nella comunità c’è un’alta percentuale di laureati. Personalmente mi sono messo in prima linea promuovendo fin dal 2009 eventi culturali sul territorio, nonostante non fossi ancora residente, con la presentazione dei miei libri al castello di Caria, manifestazioni con l’Associazione Culturale “Tropea Onde Mediterranee” di cui faccio parte: Drapia in vernacolo, Poesia sotto le stelle, Suoni musica e colori, Poesia Donna e altro, con il patrocinio del comune e naturalmente dei Sindaci che in questi anni si sono alternati. Con una nota di amarezza mi sono reso conto che nel territorio “tirano” prevalentemente le manifestazioni folcloristiche, che, anche se  in modo diverso, è sempre cultura.

Michele Celano con la compagna Sara Piccolo

Fai parte dell’associazione “Tropea Onde Mediterranee”. Dicci del premio. Come si è evoluto negli ultimi anni e quale prospettiva ha per i prossimi?

Faccio parte dell’associazione da quindici anni. L’associazione esiste da ventuno anni, cosa rara nel nostro territorio dove molte iniziative del genere hanno avuto vita breve. Negli anni il premio è cresciuto sia come numero di partecipanti che come qualità. Due anni fa un socio storico del premio ha proposto delle innovazioni sul regolamento che per un anno sono state  parzialmente applicate  e successivamente bocciate, per tornare ai vecchi criteri. Penso che, senza innovazioni, si potrebbe, col tempo rischiare una involuzione del premio stesso.

Sicuramente stai continuando a scrivere perché scrivere è una dolce malattia dalla quale non si “guarisce”… cosa proporrai in futuro ai tuoi lettori?

Si… continuo a scrivere! Da questa dolce “malattia” non ci tengo affatto a guarire! Ho già pronta una raccolta di racconti che presto consegnerò al mio editore, Mario Vallone, per esaminare e analizzare il materiale da pubblicare, successivamente ho in itinere una silloge di poesie in vernacolo e in lingua Italiana, sperando che il mio piccolo pubblico mi segua anche in questa mia nuova e piacevole fatica letteraria.

m.v.

Di seguito le copertine dei libri di Michele Celano. 

Maggiori informazioni sui volumi al seguente link: VAI AL SITO.

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