Omaggio e addio al mio autore Mico Famà

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Ho appreso della morte di Mico Famà, uno dei miei autori.

Sono molto dispiaciuto.

Mico è stato uno di quelli che lasciano il segno: grande amico, grande narratore e grande politico, sindaco per tanti anni del suo comune: San Costantino Calabro.

Ci siamo incontrati spesse volte, specie in occasioni culturali, e sempre ho apprezzato la sua gentilezza e la sua preparazione.

Due i libri realizzati con me, uno storico-fotografico, dedicato ai mastri muratori di San Costantino Calabro (tra i quali vi era anche suo padre) ed uno di carattere letterario-filosofico.

Da quest’ultimo volume, intitolato emblematicamente “Anche le piante parlano” scritto assieme al nipote Francesco DeRito, propongo nel prosieguo del post un breve ma significativo brano.

E così che ho scelto di omaggiare e salutare Mico, certo e sicuro che ora, diventato ormai spirito e completato il cammino, avrà finalmente soddisfatto la sua sete di conoscenza apprendendo il grande mistero della vita e della morte.

Ciao Mico.

Il tuo editore Mario Vallone

Ormai il rapporto tra i due si era mutato in un sentimento di spontanea e sincera amicizia, che aveva fatto cadere ogni barriera convenzionale aprendo la strada ad un dialogo franco e leale, senza confini. Quindi, mentre Micuzzo si procurava un vecchio tronchetto di legno abbandonato in un angolo dell’aia per depositare le sue terga stanche, la risposta dell’amico vegetale non si fece attendere: “Hai fatto bene a procurarti un pezzo di legno per sederti. Quando si sta fermi in posizione di riposo si riflette di più e si dialoga meglio. Io conosco bene la tua sete di sapere perché, come ti accennavo prima, da quando ti arrampicavi sugli alberi ti ho sempre ammirato per il tuo coraggio e per la tua esuberante energia. Da quel momento ti ho sempre seguito in tutte le evoluzioni della tua vita come se tu fossi un mio  discendente vegetale diretto.”

“Sentire questi apprezzamenti dalla bocca di un Maestro di vita come te, mi riempie di orgoglio e mi spinge a chiederti sempre di più per estinguere la mia sete di conoscenza.”

“Sappi che la tua sete di conoscenza si estinguerà solo quando esalerai al cielo l’ultimo respiro.”

“Questa affermazione mi trasmette quella particolare energia che può venire solo dalla fiducia e dalla speranza che scaturiscono dalle tue parole, perché ho la certezza che esse  arricchiranno sempre più il mio povero bagaglio di conoscenza. Ma, dopo la morte che ne sarà di me?” Quest’ultima domanda, lanciata da Micuzzo a bruciapelo, prese il Maestro ulivo alla sprovvista. E si notò dal tempo impiegato a rispondere all’interrogativo incalzante.

“Per quello che so posso dirti che il tuo corpo senza vita finirà come una carcassa di un qualsiasi essere animale vivente. Per quanto riguarda il tuo spirito, esso si staccherà dal tuo corpo e si disperderà nell’infinito sulle onde gravitazionali di ultima scoperta umana, come un pulviscolo di atomo che non avrà mai fine.”

Questa risposta chiara, ferma e concisa in un primo momento sembrò avere appagato il desiderio di sapere di Micuzzo sulla questione della vita e della morte. Ma, dopo una lunga pausa di silenzio durante la quale egli girò e rigirò tra le mani un rametto di ulivo fiorito staccato da un forte soffio di vento, appena l’albero di ulivo si fece sentire con una specie di rigurgito da soffocamento, Micuzzo gli chiese cosa gli stesse succedendo. E lui lo rassicurò dicendogli che  ogni volta che pensava alla morte gli saliva un nodo in gola che gli toglieva il fiato per qualche secondo. A questo punto il suo interlocutore scagliò lontano il legnetto con cui si era trastullato un po’, e diventò più serio e pensieroso. Poi, di scatto, si alzò dal sedile che gli aveva procurato riposo, col desiderio di tempestare l’ulivo parlante di domande ancora più impegnative. Ma, ad un passo dall’albero, mentre stava per rivolgergli la parola, si accorse che il pezzo di legno su cui si era seduto stava rotolando a valle. Fece in tempo a correre, afferrarlo e rimetterlo al posto di prima e si sentì gridare: “Bravo! Bravissimo! I capelli bianchi ti hanno dato una buona dose di saggezza senza privarti dell’energia e della prontezza dei riflessi di un tempo.”

Micuzzo, in quel momento, capì che la morte non faceva paura solo agli esseri mortali umani, ma, indistintamente, a tutti gli esseri viventi presenti sul pianeta terra. Come sempre ringraziò, salutò l’amico con un semplice e sbrigativo – arrivederci a domani – e si avviò verso casa.

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