Costruzioni rurali

Condividi il post:

Per la memoria.
Gli antichi Paijara (costruzioni rurali), siano essi di “bresti”, di pietre e calce o di mattoni, nel nostro territorio alcuni sono scomparsi, altri cadenti e altri ancora seguiranno la stessa fine.

Tutto è iniziato con il famoso Piano Verde del 1961 quando il governo sciaguratamente dava un contributo a fondo perduto per le nuove costruzioni rurali. I contadini fecero a massa la domanda “tanto paga il governo” e riempirono i terreni di cubi di cemento brutti, piatti e tutti uguali, freddi d’inverno afosi d’estate, il più delle volte vicino alla vecchia abitazione di storica memoria e di una funzionalità senza eguali, sia quella a due piani “du Gnuri” o “du Massaro” più facoltoso, sia quella del contadino più povero o del Colono.

Vi descriverò la funzionalità del Pagliaio più povero ch’era quello più comune.
Il corpo principale era generalmente formato da due stanze, la prima, munita di mangiatoia, ospitava d’inverno il bestiame e d’estate la famiglia del contadino; l’altra fungeva da fienile, ove, nella paglia, siccome le famiglie erano quasi tutte numerose, dormivano alcuni membri della famiglia e all’occorrenza anche casuali ospiti, munita di una piccola apertura, in alto, “u Portejiu” per far penetrare un lieve fiocco di luce.

In un soppalco sotto tetto veniva ospitata una o più colombaia, una riserva, in caso di necessità, per un brodino di carne. I colombi grazie a dei caratteristici buchi praticati nel muro ed un sostegno di legno all’apertura del foro per facilitarne l’ingresso e l’uscita, si liberavano a proprio piacimento nel cielo.

Un angolo della prima stanza, molte volte sotto la mangiatoia, veniva adibito a pollaio, o meglio stretto ricovero notturno delle galline, che di giorno, grazie a un buco praticato nella parete, godevano della piena libertà. Le galline con le loro uova erano un bene prezioso poiché assicuravano il cibo quotidiano all’intera famiglia e all’occorrenza merce di scambio.

Addossata al corpo principale vi era la Pinnata, stalla, generalmente estiva dove in un angolo veniva ospitato il porcile. Il maiale era l’altro elemento di sostentamento della famiglia, assicurando una riserva di cibo per ogni periodo dell’anno poiché l’esperto contadino ne aveva studiato i modi per la relativa conservazione.
Non mancavano piccoli accorgimenti che oggi sembrano inutili ma allora contribuivano a facilitarne la vita. Come ad esempio nel costruire il pagliaio, a circa un metro da terra, si lasciava sporgere una pietra forata che serviva a legare l’asino per carico e scarico ecc.

Agostino Gennaro

Print Friendly, PDF & Email

Commenti

comments

Lascia un commento

Vibonesiamo.it BLOG – Mario Vallone Editore is Spam proof, with hiddy
UA-40017135-1