Insegnante di vita… Educatore vero

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Il prof Antonio Di Bella
Il prof Antonio Di Bella

Lettori carissimi,

nonostante all’interno del nostro portale sia – da mesi – disabilitata la possibilità di interazione per problemi di spam che  – purtroppo – non abbiamo ancora risolto, ci giungono comunque alla nostra email e tramite la nostra pagina facebook numerosi contributi e commenti.

Ne abbiamo scelto due, significativi, relativi all’articolo in cui ricordavamo il prof Antonio Di Bella di Brattirò, deceduto improvvisamente ed inaspettatamente mercoledì sera, post che – a dimostrazione di quanto fosse conosciuta e amata questa persona – ha ricevuto, da solo, più di mille e duecento visite.

Il primo commento è stato scritto da una sua alunna, nonché nostra collaboratrice, Annalisa Fusca, e racchiude – a mio parere- il ricordo dei suoi innumerevoli allievi; l’altro ci è stato inviato tramite email da un suo collega, Salvatore L’Andolina, e racchiude – sempre a mio parere – il ricordo di tutti i suoi colleghi.

MarioVallone

Nel corso degli anni ho frequentato la scuola media di Sant’Angelo e il prof. Di Bella è stato il mio insegnante di storia e geografia. Istruiva noi ragazzi a staccarci dal libro, studiare con una visione critica e a non restare estranei agli avvenimenti di portata nazionale e mondiale. Ci ha insegnato ad affacciarci alla vita attribuendo importanza all’istruzione, alla cultura, all’informazione. Era sua consuetudine acquistare giornali e farceli leggere in classe e instaurare discussioni. Negli ultimi tempi era solito chiedermi come procedono i miei studi, manifestando soddisfazione anche per la mia passione per il giornalismo.

Ciao professore, insegnante di vita…

Annalisa Fusca

Buon viaggio, Antonio

Vengono al mondo persone che immagini intente ad un compito, a un lavoro, solo uno, svolto con umiltà e passione, dedizione e intelligenza. Antonio Di Bella era una di queste e così si lasciava immaginare da chi lo ha conosciuto, frequentato, rispettato e amato.

Il suo lavoro era quello dell’insegnante  e solo in questa veste potevi pensarlo, sebbene non solo questo facesse nella vita. Amava la scuola, amava l’aria delle aule dove lavorava, amava i ragazzi, li capiva, ne interpretava i bisogni, le ansie, li aiutava a superare le difficoltà, ne  privilegiava la formazione libera.

Aveva il dono della semplicità e riusciva a rendere semplici e accessibili i concetti più complessi. Era, Antonio, insomma un educatore vero, un uomo che visse di scuola tutta la sua vita e che percorse il  duro cursus abituale di noi insegnanti senza protestare e senza lamentarsi. Ci legava un’amicizia pluridecennale: dai tempi del liceo a Tropea, frequentato da noi ragazzi di campagna, legati da una solidarietà istintiva, lui uno o due anni più di me e poi uno scorcio d’università a Messina nello stesso periodo e gli inizi dell’attività.

Ci trovammo per qualche tempo, se ben ricordo, a Strongoli e poi, anni dopo, alla Media di Zungri, guidata con signorile sensibilità dalla sua conterranea Catia Teodoro Rombolà. E poi, come succede,  strade diverse, esperienze diverse, luoghi diversi e rapidi incontri e saluti, un caffè al bar di Tropea, un commento  sulla situazione politica  e qualche sua battuta acuta ma mai cattiva sulla scuola che cambia in peggio e qualche sorriso compiaciuto di entrambi su figli e nipotini a sottolineare il nostro invecchiare lento e senza rimpianti.

E ora Antonio improvvisamente se n’è andato in un tiepido giorno di settembre.

Un piccolo grande eroe della scuola, accompagnato dall’intero paese, dai colleghi, dagli amici più come un valore del presente che come un simbolo del passato. Come mi sollecitano il pensiero i versi del poeta russo E. Evtusenko “Dinanzi alla morte non agitarsi,/con lei non venire a diverbio,/e tra i vivi restare in eterno/come proverbio”.

Salvatore L’Andolina

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