Parco delle Rimembranze di Dasà. Passato, presente e futuro

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02/03/12. Cari lettori, ecco un magnifico reportage, firmato da Valerio Colaci, giornalista di Acquaro, collaboratore ed amico della nostra redazione. Lo scritto, suddiviso in tre “puntate”, è uscito nei giorni scorsi sul quotidiano CalabriaOra. Esso è incentrato  su uno degli “spazi”  più significativi del comprensorio di Dasà-Dinami-Acquaro-Arena: il parco delle rimembranze. Colaci parla di questo monumento; del passato, ma anche del presente  e del futuro: un excursus che fa riflettere sul significato del ricordo e della storia di questi luoghi, sulla necessità di preservare la memoria. Buona lettura.

MarioVallone

Dasà, quel parco delle rimembranze dimenticato. Il passato. Ricade nel comune di Arena, è di proprietà della confraternita del “Rosario” di Dasà, i cui abitanti ne sono particolarmente legati, ma la sua pertinenza interesse 4 comuni: Arena, Dasà, Acquaro e Dinami. È il parco mandamentale delle rimembranze di località San Lorenzo, costituito a seguito della prima guerra mondiale per onorare i caduti dei citati comuni e da tempo, a dispetto del nome, giacente in condizioni di pietoso abbandono e degrado. Un vero e proprio peccato, anche perché al suo interno sono custoditi 4 cannoni residuati della grande guerra. O ciò che ne rimane. Ma partiamo da principio. Il nome deriva da un monaco, tale Lorenzo, appunto, poi divenuto Santo, che fu il primo abate del convento basiliano che vi si trovava in tempi antichi, sino al 1783, anno in cui, com’è noto, un devastante terremoto portò morte e distruzione non solo da queste parti. In seguito a questo, venne istituita la Cassa sacra, organo governativo con lo scopo di amministrare i beni ecclesiastici confiscati e venderli per finanziare la ricostruzione. San Lorenzo, allora, passò nelle mani dei privati, ed in particolare della famiglia Corrado, successivamente trasferitasi in Abruzzo. Di questa era componente un personaggio illustre, un certo Gaetano, primo di 5 fratelli, professore di medicina legale all’università di Napoli il quale, per la sua fama, nel 1903 ricevette dall’allora sindaco Nicola Bruni, la cittadinanza onoraria, un riconoscimento che Gaetano dimostrò di apprezzare e che, anni dopo, volle ricambiare. Si arriva, cosi, al 1922, anno in cui il ministero della pubblica istruzione emanò delle direttive affinché nei vari comuni venissero istituiti monumenti e parchi per onorare i caduti della Grande guerra. L’occasione per ringraziare il paese d’origine era arrivata. Gaetano, infatti, col consenso dei fratelli, decise che in quella proprietà che fu del padre a San Lorenzo, dovesse sorgere un parco mandamentale delle rimembranze, per onorare i caduti di Dasà, Acquaro, Arena e Dinami. Tramite le sue conoscenze nelle stanze del potere fu in grado di farsi mandare 4 grandi cannoni, uno per ogni centro, trofei bellici di costruzione Bohler, conquistati agli austriaci nella guerra appena conclusa, i quali cannoni vennero portati, trainati da grandi buoi, a San Lorenzo. Tutto era pronto per la grande inaugurazione che, alla presenza di autorità, scolaresche e cittadini dei centri interessati, ed in un’atmosfera che immaginiamo essere stata di grande commozione, si svolse il 13 giugno del 1926. Durante la stessa, sui fusti di 4 immensi pini preesistenti vennero apposte delle lapidi riportanti i caduti per ogni centro e la dicitura: «ai figli di –rispettivamente di, Arena, Acquaro, Dasà, Dinami- nati nella fede d’Italia, morti nel trionfo loro e delle armi nostre nella grande guerra di redenzione». Su un quinto pino, invece, un’altra lapide ricordava i benefattori cui si doveva l’iniziativa e tutti i caduti della prima guerra mondiale, con particolare ricordo di quelli di Paglietta d’Abruzzo, città d’adozione, di tutto l’Abruzzo, della Calabria e degli studenti dell’università di Napoli: «ai 600 mila caduti di ogni parte d’Italia, che spargendo e mescolando anche materialmente il loro sangue rinsaldarono l’unità della patria e la resero più grande e gloriosa. Grazie a voi figli d’Italia». Un grande gesto, quello del Corrado, col quale lo stesso voleva fosse perpetrata l’imperitura rimembranza dei tanti figli caduti con l’ideale di un paese libero. Italia unita, patria, sangue dei figli versato. Parole che inducono a riflettere ed a dare ai luoghi la considerazione ed il rispetto che meritano. Sarà stato così? Continua…

Valerio Colaci (CalabriaOra del 24 febbraio 2012)

Dasà, quel parco delle rimembranze dimenticato. Il presente. «Luogo della memoria è una unità significativa, d’ordine materiale o ideale, che la volontà degli uomini o il lavorio del tempo ha reso un elemento simbolico di una qualche comunità […] Il luogo della memoria ha come scopo fornire al visitatore, al passante, il quadro autentico e concreto di un fatto storico. Rende visibile ciò che non lo è: la storia […] e unisce in un unico campo due discipline: la storia appunto e la geografia». Questa è la definizione che dà dei luoghi della memoria lo storico francese Pierre Nora. Il luogo della memoria rende visibile la storia, la perpetua e ne tramanda le pagine, anche tragiche, tra le generazioni, affinchè sappiano e, dove possibile, evitino gli stessi errori. Era forse questa l’idea che aveva Gaetano Corrado, cittadino onorario di Dasà che si adoperò per la realizzazione, nel paese natio del padre Giuseppe, di un parco della rimembranze mandamentale, a ricordo delle vittime della prima guerra mondiale dei centri di Arena, Acquaro, Dasà e Dinami, in un terreno appartenente alla propria famiglia e, successivamente, donato dai suoi eredi alla confraternita del “Rosario” di Dasà, con l’obbligo di mantenerlo aperto al pubblico. Nel parco Corrado fece arrivare 4 cannoni austriaci della Grande guerra e fece apporre delle lapidi commemorative sui tronchi di 5 grandi pini marittimi. Ci sono ancora i cannoni e ci sono pure gli alberi. Ma lo stato in cui versano è la chiara dimostrazione che il potere rievocativo della memoria non ha svolto bene il suo compito e che la storia, quella che avrebbe dovuto essere resa visibile, è stata, in realtà, cancellata e dimenticata. Per quanto riguarda i cannoni, infatti, della loro originaria possenza rimane poco o niente, essendo ridotti in uno stato di pressoché totale ferraglia arrugginita. La ruggine, infatti, la fa da padrona consumando poco a poco il ferro che, pure, deve aver resistito a tante battaglie, trovandosi costretto ad arrendersi all’ultima che ha dovuto combattere, quella contro l’incuria del tempo. Per non parlare, poi, delle ruote in legno su cui venivano spostati i cannoni, praticamente inesistenti, così come alcune delle parti che in origine componevano i residuati. Quanto ai pini, inoltre, che fanno bella mostra di se su quel terreno da più di un secolo, dominando possenti la vallata e rappresentando un rifugio contro la canicola estiva, anch’essi non se la passano tanto bene. Le lapidi non esistono più ed anche gli alberi riescono a stento a resistere al passare del tempo. Alcuni, infatti, negli anni sono caduti ed uno è attualmente a serio rischio, visto che il terreno sottostante risulta eroso e le radici sono allo scoperto. Quelli rimanenti, invece, qualche anno fa li si è riusciti a salvare in exstremis da un incendio che ha arso solo qualche ramo. Questa è la situazione attuale del parco. Una circostanza che molti cittadini, che hanno promosso anche una petizione per il ripristino del parco sul web, considerano sacrilega e bisognosa di urgente intervento. In gioco non c’è solo un sito, tra l’altro raro da trovare altrove, ma la memoria ed il ricordo di quanti caddero per dare ai posteri un paese libero e unito. In gioco c’è la storia, su cui non si può rimanere insensibili. Continua…

Valerio Colaci (CalabriaOra del 25 febbraio  2012)

Dasà, quel parco delle rimembranze dimenticato. Ci sarà un futuro? A vedere come è ridotto il parco delle rimembranze di “San Lorenzo”, i cannoni della prima guerra mondiale, i secolari e maestosi pini su cui erano apposte le targhe commemorative dei caduti di Arena, Acquaro, Dasà e Dinami, Gaetano Corrado, il benefattore che concesse il terreno e s’impegnò per la realizzazione del parco, e gli stessi caduti cui è dedicato, si staranno rivoltando dalla tomba. Pochi ed inconsistenti gli interventi che, negli anni, si sono realizzati a tutela del sito. Altrimenti non si spiegherebbe l’incredibile degrado in cui versa. In questo stato di cose, nei giorni scorsi si è aperta sul noto social network Facebook, un’inutile diatriba tra gli abitanti di Dasà, alla cui confraternita del Rosario appartiene la proprietà dell’area, e quelli di Arena, nel cui comune la stessa ricade, in ordine all’appartenenza dei cannoni. Inutile diatriba, perché, che appartengano ad Arena, a Dasà o, come attesterebbero alcuni documenti dell’epoca, a tutti e 4 i comuni citati, il reale problema è che l’area versa in condizioni pietose e necessita di un tempestivo recupero. Al riguardo, Gabriele Corrado, sindaco di Dasà, pur amareggiato per lo stato in cui versa il parco, ha chiaramente parlato di impossibilità per le casse dell’ente ad intraprendere qualsiasi azione. D’altronde, siamo in piena recessione. Tuttavia è da evidenziare un’importante iniziativa intrapresa da Corrado e volta alla tutela di San Lorenzo dove, tra l’altro, si troverebbero, nascosti da sterpaglie, i ruderi di un antico convento Basiliano che potrebbero essere riportati alla luce. Nel gennaio del 2011 e, precedentemente, nel novembre 2010 infatti, il primo cittadino scrisse all’allora premier Silvio Berlusconi ed al presidente Giorgio Napolitano. Il primo non si fece vivo. Questa, in sintesi la lettera di Corrado al secondo: «Signor presidente, il paese che mi onoro di rappresentare, diede un grande apporto in termini di vite umane nella Grande guerra. Alla fine del conflitto, il mio paese ed altri 3 limitrofi, ebbero in dono dallo stato, in segno di riconoscenza, 4 cannoni, col compito di custodirli in onore e gloria dei caduti. Questi sono stati posti nel parco delle rimembranze “San Lorenzo”, realizzato a memoria delle future generazioni. Ora il sito presenta i deterioramenti del tempo, ed anche i cannoni stentano a mostrare il ricordo di quel dono costato molti morti. Al fine di fermare tale degrado, ho pensato di rivolgermi a lei quale supremo rappresentante dell’unità del paese, affinché questo ente possa essere gratificato di un contributo da destinare al ripristino del sito e dei suoi reperti, per consentire ai miei concittadini di perpetuare il ricordo dei nostri caduti». Una lettera accorata, che non ha lasciato insensibile il presidente Napolitano, il quale si è attivato, presso i vari enti per informazioni sul caso. Tra gli altri, la prefettura di Vibo che, a sua volta, ha informato della vicenda l’assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri, il quale, assicurando «l’impegno istituzionale della regione a valorizzare il patrimonio culturale» ha attivato i dirigenti per i beni culturali dell’ente. Risultato? È tutto fermo, ed i cannoni ed i pini e, soprattutto, ciò che rappresentano, continuano a marcire nell’indifferenza generale. L’appello, a questo punto, va all’assessore Caligiuri affinché, con i fatti, si adoperi per salvaguardare e recuperare il parco di San Lorenzo come luogo della memoria. Quella memoria che rende viva la storia. Quella memoria che nessuna crisi, o recessione, possono permettersi di oscurare. Perché, senza di essa, non ci potrà essere alcun futuro. Fine.

Valerio Colaci (CalabriaOra 26 febbraio 2012)

 

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