Fatti di "spirda" (fantasmi) brattiroesi

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21/02/12. Le vicende, gli aneddoti ed i racconti che si tramandano nelle piccole realtà della nostra Regione sono patrimonio condiviso; fanno parte del sentire comune che caratterizza e rafforza i rapporti all’interno delle comunità, quindi rientrano nella tradizione e nella cultura di questi luoghi.

Decenni fa, quando nelle abitazioni non vi era il televisore, la sera le famiglie si riunivano con i parenti e gli amici per passare le serate in compagnia. E capitava spesso che, soprattutto gli anziani, in questa calorosa circostanza raccontassero storie e fatti bizzarri trasmessi verbalmente per cui queste storie finivano a volte per essere riportate snaturando il fondo di verità alla base di parecchi racconti. Ognuno li esponeva a modo suo e i “narratori” dotati di capacità comunicative e fantasia tendevano a romanzare ed a sfumare alcuni dettagli; ma si stava comunque sempre ad ascoltare con attenzione e curiosità. Si immaginava quanto veniva narrato: un’esperienza, certamente, emozionante. Molte volte si provava anche paura in quanto alcune storie si riferivano a dei fantasmi, oppure a morti violente. Nonostante fossero spesso più o meno inventati, questi “fatti di spirda” (fantasmi appunto) talvolta  – come già detto – avevano un barlume di verità e incutevano sempre timore, specie nei più piccoli.

A casa mia (io abito a Brattirò), nonostante la Tv prenda spesso il sopravvento, capita che, proprio come succedeva decenni fa, i miei genitori, la sera, davanti al camino, raccontino “fatti i na vota” (letteralmente: fatti di una volta), cioè eventi verificatisi anticamente in paese.

E’ mia intenzione raccontarvi  saltuariamente in questo spazio web i più interessanti che ho ascoltato dalla loro voce. Così, magari, questo patrimonio culturale trasmesso oralmente tra le generazioni non si diraderà. Eccone uno, senza fare riferimenti a persone ma utilizzando nomi di fantasia; esso tratta proprio di “spirda”.

Ebbene, si racconta che Masciu Micheli, di ritorno dalla guerra abbia fatto un inconsueto incontro. Giunto alla stazione di Tropea, si incamminò a piedi verso il suo paese, Brattirò, distante circa 6 km dalla cittadina tirrenica. All’entrata di Brattirò incontrò un caro amico. I due, che non si vedevano da anni, si abbracciarono calorosamente e  si scambiarono dei commenti. Addirittura fecero un tratto di strada assieme e si salutarono quando Masciu Micheli arrivò a pochi passi da casa. Qui i suoi familiari lo accolsero con infinita emozione: finalmente era tornato dalla guerra.

La sera stessa del grande ritorno, i familiari di Masciu Micheli aggiornavano il nostro personaggio su quanto accaduto in paese durante la sua assenza. Lui ascoltava, incuriosito, e rivolgeva di continuo domande: non smetteva un solo istante di chiedere e di ascoltare. E mentre si trovava in bagno, parlando ad alta voce coi suoi familiari nell’altra stanza, Masciu Micheli disse: “Sapete chi ho incontrato all’entrata del paese?”. “Chi?” – risposero in coro dall’altra camera. “Cumpari Peppi”. “Cumpari Peppi chi?”- risposero di nuovo. “Cumpari Peppi  nosciu.  Ci siamo salutati. Ho parlato un po’ con lui e mi ha accompagnato fin sotto casa.”  “Ma hai voglia di scherzare? – sente urlare Masciu Micheli – Guarda che Cumpari Peppe è morto diversi mesi fa!”.

Si dice che Masciu Micheli cadde sul pavimento svenuto e gli venne una febbre che gli durò diversi giorni!

Questo racconto, esposto in dialetto da un abile comunicatore, suscita di certo più interesse. Forse, chissà, è una storia completamente inventata. Ma chi ha vissuto in prima persona questa vicenda, come dimostra la febbre da spavento che lo colpì veramente,  assicura di aver incontrato realmente il defunto.

MarioVallone

 

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