Il vescovo Renzo in visita alle parrocchie di Santa Domenica e Ciaramiti

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Don Carmelo Furchì
Il vescovo mons. Luigi Renzo

Il 5 ed il 7 aprile il vescovo della nostra diocesi, mons Luigi Renzo, farà visita alle comunità di Santa Domenica e Ciaramiti, entrambi frazioni di Ricadi. I parrocchiani, guidati sapientemente e amorevolmente da don Carmelo Furchì, si stanno quindi preparando ad accogliere il presule (in basso trovate il programma completo della visita pastorale).

Durante questi tre giorni verrà, tra le altre cose, benedetta una statua del Cristo Redentore, opera dell’artista locale Pino Schiti, sacra raffigurazione che verrà collocata nella chiesa di Santa Domenica.

Il campanile della medesima chiesa, danneggiato da un fulmine lo scorso dicembre, è stato  proprio di recente restaurato, anche in questo caso grande è stato l’impegno di don Furchì, il quale si è prodigato in mille modi e, possiamo dire a tempo di record, si è riusciti a far tornare il campanile come era prima. Don Melo (così viene chiamato da tutti affettuosamente) è molto amato dai suoi parrocchiani, i quali recentemente lo hanno omaggiato per il suo settantesimo compleanno e non smettono mai di ringraziarlo per quello che ha fatto, che sta facendo e che farà in futuro.

Mario Vallone

 

LA STATUA CHE SARA’ BENEDETTA DAL VESCOVO

La scultura del Cristo è stata realizzata da Pino Schiti con la stretta collaborazione di Sara Chirico, grazie alla volontà del sacerdote don Carmelo Furchì e con il benestare del Vescovo della Curia di Mileto Monsignor Luigi Renzo. La statua verrà posizionata sul timpano della chiesa di Santa Domenica di Ricadi e sarà vista dal basso; per riequilibrare la prospettiva distorta che risulta dal punto di vista dell’osservatore sono stati utilizzati degli accorgimenti o effetti ottici come le spalle ingrandite e il braccio destro allungato.

Di seguito una breve descrizione dell’opera. Il Redentore ritorna sulla terra che lo accoglie con dei rami d’ulivo, simbolo della pace, che salgono dal basso e lo abbracciano fino a fondersi con la veste; con la mano sinistra mostra la ferita al costato, simbolo della sofferenza che ha superato, e sulla mano destra, protesa al cielo e aperta verso i fedeli, è posata una colomba, simbolo dello spirito santo. Il volto del Redentore è rilassato, sereno consapevole, espressione di ritrovata pace raggiunta ritornando al regno dei cieli; il lato destro del volto, leggermente inclinato verso la spalla, è in ombra ed esalta la luminosità della colomba che risplende di luce propria, effetto ottenuto mediante l’applicazione di foglie d’oro. Il viso del Cristo, illuminato dal riflesso della colomba, è coronato da ciocche di capelli che seguono un andamento sinuoso e formano dei vuoti pesanti per far filtrare i raggi del sole che, alzandosi alle spalle del Redentore, penetrano i capelli a simulare l’effetto di un’aureola di luce naturale. Il movimento della forma trova un equilibrio plastico che viene raggiunto tramite un bilanciamento dei pesi della composizione , un armonico rapporto tra pieni e vuoti. In alto a sinistra tra il braccio sollevato e il capo inclinato risulta un vuoto stondato che si ritrova in basso a destra del panneggio si apre sulla spalla e si richiude sul fianco fino ad andare a morire sulla base della veste. Se nella simmetria si percepisce statica, rigidità, ma anche unità e perfezione divina; quest’ equilibrio asimmetrico conferisce alla scultura una dinamicità e una flessibilità che stanno a simboleggiare quanto Cristo Redentore sia vicino agli uomini e li voglia guidare con rinnovato vigore ma con la stessa semplicità. L’opera nasce e cresce attraversando vari fase. Inizialmente il volto del Cristo appare sofferente, scavato ma poi si trasforma fino a riassumere il concetto di unità tra maschile e femminile, tra sole e luna. La dualità di questo mondo diviene unità nel regno del Padre, il Redentore discende in terra a mostrare questa unità e a guidare l’umanità verso la salvezza, l’illuminazione, la contemplazione dello spirito divino. La frase “io sono la via la verità e la vita nessuno viene al padre se non per mezzo di me” viene riassunta nella scritta che parte dal basso del panneggio e ascende proprio a simboleggiare l’essere tramite del Cristo Redentore e ad indicare la via verso il Padre.  

Relazione di Sara Toso sull’opera del Cristo Redentore.

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