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Drapia/Gasponi: annunciati disastri

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Il prof. Saverio Di Bella

Se fosse il Destino a determinare i disastri gli stessi si riverserebbero sulla dura cervice dei colpevoli.

Invece sono gli uomini con le loro scelte improvvide a causarli  e quindi i disastri stessi incombono sull’innocente natura e i prezzi che comportano vengono pagati da incolpevoli cittadini.

Alla natura  vengono inferte ferite costituite da buchi sulle colline, trincee nelle pianure, disboscamenti violenti ovunque, nonché tronchi di strade e autostrade inutili. Il tutto mentre i torrenti e i fiumi sono otturati da vere e proprie barricate di  detriti, i fossi colmati dalle erbe e dalla terra che si accumula col tempo. I disastri sono perciò prevedibili, previsti, inevitabili.

Neanche smottamenti avvenuti  in successione quasi matematica nel corso di più anni e che hanno isolato, per esempio Drapia capoluogo, sono serviti a risolvere il problema. Drapia è rimasta isolata, la strada interrotta, la popolazione allarmata, preoccupata, impaurita. Si sgombera il manto stradale e si ricomincia come prima in attesa del futuro inverno.

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Così è anche per il disastro dovuto alla variante Caria nel Comune di Drapia,  in località Santagaseu  Cardillo. Le ultime piogge, pur non particolarmente violente, hanno prodotto smottamenti tali da indurre il Sindaco a ipotizzare e decidere la chiusura al traffico della strada.

Per la verità di quello che ne resta. La strada comunale Gasponi-Cardillo-Caria non esiste più da anni, come strada percorribile. La variante Caria è una striscia bianca in una pianura violentata e che chiude la sua esistenza tra le gole artificiali di una ferita e squarciata collina.

La parte finale, tra l’altro, si presenta con una pendenza mozzafiato che ha facilitato e facilita l’erosione violenta dell’acqua e gli smottamenti.

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Il dramma che si profila sullo sfondo è l’attacco dell’acqua e delle frane al centro abitato di Gasponi.

Per chi osserva il villaggio  dall’alto del Cardillo si profila un incubo potenziale: il fango e le acque possono investire il centro abitato da più punti.

Uno è frontale: la terra di risulta ammassata a forma di conca sulla sommità della collina può  essere un proiettile mortale se venisse riempita dall’acqua e ne venissero spezzati gli argini.

Uno è laterale e si collega al sistema di fiumare che esistono intorno a Gasponi.

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La Protezione Civile tace. Il Prefetto di Vibo Valentia pure. Il Sindaco chiude una strada al traffico. Tutto secondo copione.

Se sarà disastro sarà colpa del Destino, come sempre cinico e baro.

Non ci sono – che si sappia – responsabili o indagati per il saccheggio imbecille del territorio e per lo spreco di risorse finanziarie pubbliche.

Ma poi perché spreco? Qualcuno ha brindato ai profitti. E molti sospettano – per eccesso di malizia – mazzette.

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A completare il quadro, c’è da ricordare che l’abitato di Gasponi distrutto dal terremoto del 1908 è stato indicato, dopo il suddetto terremoto e a causa dell’avvenuta distruzione e della fragilità geologica dell’area, tra gli abitati da spostare altrove. La zona prescelta è stata la contrada Fontana Nuova – Pissione –Sant’Angelo. Oggi in queste contrade sorride l’investimento turistico o la speculazione. Gasponi è stata declassata a centro abitato da consolidare, negli anni settanta del novecento. Di questo consolidamento non c’è traccia alcuna. Tutto normale.

Saverio Di Bella

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