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“La vita del vero monaco” a Tropea

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Un’icona de “la vita del vero monaco” a Tropea

di Marcello Macrì

L’affresco.

La chiesa dell’Annunziata di Tropea si presenta ad oggi, come risultato di diversi interventi succedutisi nel corso dei secoli che la portarono allo stato attuale, con un portico d’ingresso che dà accesso all’unica navata della chiesa terminante con abside quadrangolare.

All’interno conserva un pregevole crocifisso ligneo del XV sec., un coro ligneo ad intarsi, il monumento sepolcrale di Alfonso Toraldo di Andrea Raguzzini del 1719, e un bel esempio di soffitto a cassettoni di gusto rinascimentale. Sull’altare maggiore ospita il gruppo scultoreo cinquecentesco dell’Annunciazione, attribuita a Giovan Battista Mazzolo e nel retro l’affresco della Flagellazione di Cristo del 1644 firmato “Didacus Neapolitanus”.

Sulla facciata laterale, si possono notare, ancora oggi, i resti di arcate a sesto acuto, segno della presenza di una serie di cappelle, oggi non più presenti.

La tradizione vuole che la chiesa subì un’importante trasformazione nel 1535 quando, grazie alle donazioni di Carlo V (in visita a Tropea di ritorno dalla vittoria di Tunisi) e della nobiltà tropeana, la Chiesa fu rifatta sulle strutture di un vecchio romitorio gotico già presente e di cui oggi sopravvivono resti nella parte absidale. Il Wadding riporta che nel 1539, il Senato di Tropea con «communibus sumptibus», cioè con spese della comunità, fabbricò per gli Osservanti, il convento della SS.ma Annunziata. Questo si potrebbe ricondurre all’episodio dei Frati  Minori Osservanti che a seguito delle condizioni precarie del convento di San Sergio sito in Drapia, dovettero abbandonare per trovare una nuova dimora presso il convento dell’Annunziata di Tropea. Da qui la chiesa ed il suo convento furono testimonianza della presenza dell’ordine francescano in città  che, grazie alla sua attività, lasciò un segno importante nello sviluppo storico-artistico e sociale della città. Nel 1866, a seguito della soppressione degli ordini, la chiesa ed il convento passarono al Comune che realizzò, là dove c’era l’orto, il cimitero comunale. Resti del vecchio chiostro si possono ancora ammirare nel lato della chiesa accessibile dalla sagrestia e dalla porta laterale del portico.

La Chiesa ed il convento in una foto d’epoca.

La Chiesa dell’Annunziata di Tropea, oggi.

Il portico d’ingresso, si regge su arcate a tutto sesto, su pilastri rivestiti in granito. Dal lato dell’ingresso principale, mostra un bel esempio di portale rinascimentale all’antica, inquadrato da due arcate cieche con le lunette che portano segni di affreschi. Probabilmente il portico era stato concepito originariamente con una serie di arcate aperte sui i quattro lati, da formare così un quadriportico di fronte la chiesa, per poi murare le arcate lato-facciata e lato-chiostro per questioni estetico-funzionali. A seguito di questa chiusura si decise, in un secondo momento, di affrescare le lunette degli archi. Purtroppo ad oggi, gli affreschi presenti nelle lunette sono molto deteriorati.

Un miglior stato di conservazione, presenta l’affresco dell’arcata di destra dove possiamo ancora oggi intravedere, in primo piano ed al centro, un uomo con abiti monacali crocifisso ed al lato sinistro tre croci così come, tre croci sul lato destro.

L’interno del portico d’ingresso, con il portale rinascimentale.

 

Lo stato dell’affresco è molto degradato e presenta diversi parti distaccate a causa dell’umidità e delle intemperie dovute all’apertura del portico; condizioni che hanno portato ad oggi ad  una sua difficile lettura, specie nella parte sottostante di destra dove risulta staccata quasi tutta la porzione affrescata ( si possono infatti vedere solo le sommità di tre croci). Sul lato sinistro sono ancora visibili tre croci con tre figure, anch’esse con abiti monacali.

Nonostante ciò, è interessante notare come la figura crocifissa centrale, non si possa ricondurre alla figura del Cristo, ma più alla figura di un monaco.

Bisogna risalire alla tradizione monastica orientale e leggere il Manuale del pittore, scritto da Dionisio de Furnà, un manuale del XVIII sec., vero e proprio manuale d’istruzione per il pittore di icone dei tempi , per trovare una tipologia iconografica che potremmo rivedere in questo affresco. È proprio in questo manuale che l’autore infatti, dà le istruzioni sul come dipingere una tipologia iconografica:

….Disegna un monaco crocifisso su una croce, vestito con una tunica e un copricapo da monaco, a piedi nudi e con i piedi

inchiodati al poggiapiedi della croce: i suoi occhi sonochiusi e la bocca serrata. …..

Sotto di lui, ai lati ci sono due angeli, che guardano il monaco e lo mostrano a Cristo, e tengono tra loro una lunga pergamena con queste parole: “Lotta per poter ricevere la corona della giustizia, e il Signore ti darà una corona di pietre preziose “.Quindi scrivi questo titolo: La vita del vero monaco…

 

Esempio di “la vita del vero monaco” sul Monte Athos.

Una figura iconografica, quella del monaco crocifisso, che veniva spesso rappresentato all’ingresso dei refettori dei monasteri ortodossi e che portava come titolo quella di “la vita del vero monaco”; una sorta di ammonizione che serviva da contemplazione per i monaci che ogni giorno praticavano la vita monastica; un invito ad una vita di penitenza e a seguire le parole del Vangelo.

Un’iconografia di cui si possono notare diverse rappresentazioni nei monasteri di tradizione ortodossa.

Un esempio di questa icona, utilizzata in luoghi diversi dall’ingresso del refettorio, (come il nostro caso), la possiamo vedere nel monastero di Moundon, un monastero che si trova nella città di Deifha, in Grecia.

La vita del vero monaco nel monastero di Moundon

Ritornando al nostro affresco possiamo vedere un monaco isolato crocifisso al centro con la testa reclinata coronata da un’aureola e gli occhi chiusi. Intorno un paesaggio dai toni rossi, quasi infernale, contornato da due file di tre croci ( tre a sinistra e tre a destra) quasi ad evidenziare un paesaggio di sofferenza attorno la figura centrale. Un affresco che faceva sicuramente parte di un ciclo di affreschi delle lunette degli altri archi ma che purtroppo, a causa del cattivo stato di conservazione, non possiamo decifrare.

Il monaco, analizzando le vesti e il taglio dei capelli, in questo caso, non si può identificare con  un vero e proprio monaco ma più con un frate francescano; si nota infatti il saio francescano e la “chierica” contornata dall’aureola o meglio da un nimbo. Anche se in genere il nimbo o aureola si può ricondurre alle figure dei Santi, alla Vergine o alla figura di Cristo,  in questo caso il nimbo si può riferire proprio alle precise indicazioni di Dionisio da Furna, “Lotta per poter ricevere la corona della giustizia, e il Signore ti darà una corona di pietre preziose..”(la presenza del nimbo la possiamo ritrovare in altri esempi iconografici).

 

Esempio di monaco crocifisso con aureola.

Da una veloce analisi stilistica, inoltre, si può notare una certa tridimensionalità nella resa delle vesti e un accenno di prospettiva nell’inserimento delle croci, cosa che mi porta ad ipotizzare come datazione dell’opera, il XVI sec.

Una tradizione iconografica, proveniente dall’oriente, rivisitata e tradotta secondo lo stile del tempo e secondo le esigenze dell’ordine a cui il convento apparteneva. La realizzazione dell’opera si potrebbe ricollegare  con l’arrivo dei frati del vicino convento di San Sergio di Drapia, convento custode della tradizione cristiana orientale.

Un bel esempio di icona della “vita del vero monaco”, che serviva da immagine contemplativa, non solo per i frati che un tempo abitavano questo convento, ma anche per i fedeli che, osservando questo affresco, erano invitati a condurre “la vita del vero cristiano”.

Bibliografia.

Perrucchini G., Il Monastero di San Sergio in Drapia,  Tropea, Meligrana Editore, 2010.

Macrì M., Passeggiate Tropeane,  Tropea, Meligrana Editore, 2008.

Lonetti G., Il Rilievo della Città, Tropea, La Ruffa Editore, 2004.

  1. Vetere S., I Conventi Francescani di Tropea, GLF sas, 2016.

Dionisio da Furnà, Donato Grasso G., Canone dell’icona. Il manuale di arte sacra del monte Athos (sec. XVIII), Pentagora, 2014.

Web: The Crucified Monk | Icon of the Monastic Life, dal Blog: A Reader’s Guide to Orthodox Icons

Web: Orme Francescane nella Diocesi di Tropea di Pasquale Toraldo, Tropeamagazine.it di S. Libertino.

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