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“Calabria Mystery” di Luciana Loprete

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E’ con immenso piacere che iniziamo a pubblicare alcuni scritti di Luciana Loprete, la quale da tempo cura una interessantissima pagina facebook  sulla nostra regione (LA PAGINA SI CHIAMA “Calabria MYSTERY”- CLICCA QUI e METTI MI PIACE).

In questa pagina la Loprete inserisce articoli curiosi, spesso deliziosi. Alcune volte ha preso ispirazione da pubblicazioni contenute nel nostro portale.  Questo ci fa piacere e siamo contenti di collaborare con lei…

Vibo Valentia. IL CAVALLO FANTASMA CHIEDEVA VENDETTA PER I SETTE MARTIRI. Erede dell’antica Hipponion, autorevole colonia della Magna Grecia, nel 192 divenne Municipio Romano con il nome di Valentia. Già fiorente negli ultimi tempi della Repubblica, conservò la sua importanza anche in epoca Imperiale e con i Bizantini divenne luogo di importanza strategica per il controllo di tutta la Calabria. Assalita dai Saraceni, fu interamente ricostruita dai Normanni e il nome Monteleone fu dato da Matteo Marco Fava nel 1240. Fu feudo dei Caracciolo, poi dei Brancaccio e nel XVI secolo passò ai Pignatelli. Nel 1501 Federico II la vendette per 15.200 ducati a Ettore Pignatelli, la città avutane notizia, organizzò la resistenza. Legato a questa vicenda è l’episodio dei sette martiri: il luogotenente del Pignatelli, GIACOMO LO TUFO, riuscì con l’inganno ad attrarre i capi della rivolta e, dopo averli fatti uccidere, ne espose le teste dai merli dei castello, macabro monito contro eventuali altri tentativi di ribellione. Alla storia si intreccia la leggenda: sì narra, infatti, che da quella notte un cavallo fantasma, imbizzarrito e scalpitante, percorresse le vie principali della città battendo con gli zoccoli alle porte di varie abitazioni. Se ne udiva chiaramente il nitrito e il rumore provocato dagli zoccoli che rimbombava nel silenzio della notte mentre esso correva al galoppo, ma non si riusciva che a vederlo da lontano, dopo che, svegliati, gli abitanti riuscivano impauriti ad affacciarsi… poi, dopo l’avvistamento di qualcuno, esso svaniva nel buio, senza lasciare alcuna traccia: chiaramente il destriero chiedeva vendetta per i sette uomini uccisi in così tragico modo. Dieci anni dopo il drammatico episodio Diana Recco, moglie e figlia di due dei sette martiri, ne vendicò la morte pugnalando il Lo Tufo (erroneamente scambiato, nei racconti attuali sulla vicenda storica, con quella del duca Ettore Pignatelli).

(dal libro “Castelli&Fantasmi di Calabria” di Luciana Loprete, pubblicato su http://www.facebook.com/CalabriaMystery)

Foto di Luciana Loprete

VIBO VALENTIA. IL FANTASMA A CAVALLO DI DIANA RECCO. Durante una mia visita a Mileto (VV), ospitata gentilmente dalla mia amica Carla S. (precisamente nel novembre del 2008), decidemmo un giorno che mi facesse da guida per un’escursione al castello di Vibo Valentia e alla città. Nel corso dell’interessantissima gita, giunta alla fine dell’attenta esplorazione nelle sale del Museo Archeologico Statale, mi attardai nei locali adibiti alla vendita dei libri e del materiale pubblicitario… proprio lì feci, casualmente, una breve intervista ad alcuni degli impiegati, chiedendo se vi fossero leggende o storie di fantasmi legate all’edificio. Qualcuno del personale dichiarò, spontaneamente e con molta tranquillità, che fino a poco tempo prima, e in pieno giorno, il fantasma di Diana (l’apparizione di una dama a cavallo fu da tutti unanimemente associata alla figura della Recco) era stato avvistato nel cortile del maniero. Esso, sistematicamente, si preannunciava con un fastidioso rumore amplificato: quello provocato dagli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo (in effetti c’è la possibilità che si manifesti il fenomeno dell’eco nel breve tratto d’entrata del castello, tra il grande portone e l’androne arcuato… ma non vi è, comunque, alcuna possibilità o eventualità plausibile per la quale un cavallo debba o possa entrare nella fortificazione!). Tra i molti degli astanti ad udire quello strano frastuono, qualcuno più curioso degli altri, che si era affacciato a guardare nell’ampia corte, disse di aver visto un destriero evanescente montato da una dama in abito lungo d’epoca. Sembra che l’equino, giunto ad un certo punto, infastidito da qualcosa, improvvisamente scalpitasse e poi s’imbizzarrisse, senza però disarcionare la sua amazzone. La visione della cavallerizza scompariva poco dopo essa era giunta nei pressi del pozzo posto al centro dello spiazzale interno (il luogo è visibile non solo dagli uffici esterni del museo, posti a piano terra, ma anche dai finestroni dei piani alti all’interno del castello). Evidentemente lo spettro dell’”eroina”, vendicatrice dei sette martiri, non può ancora trovare pace pur avendo compiuto la sua tremenda vendetta… ed è condannata a tornare nel luogo dove, viste esposte le teste dei suoi amati congiunti trucidati, fu ispirata a compiere l’efferato delitto. Le varie versioni degli intervistati coincidevano… e anche i vari “Mi hanno detto che…” (tipico di chi non vul passare per un folle testimoniando di aver visto qualcosa di paranormale in prima persona). Non avendo spiegato il perché delle mie domande e di cosa m’interessassi, non credo che mi abbiano raccontato questi fatti solo per “spaventarmi” o avallare e avvalorare la leggenda del cavallo fantasma… nonché crearne una nuova sulla figura di Diana Recco.

(dal libro “Castelli&Fantasmi di Calabria” di Luciana Loprete, 02.09.2013, pubblicato su http://www.facebook.com/CalabriaMystery)

Foto di Luciana Loprete

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