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“Una vita professionale di fatica e di sacrificio…”

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Un brano estrapolato da un libro autobiografico di mio padre pubblicato negli anni scorsi, volume che rielaborerò per includerlo in un lavoro futuro.

…Il mio studio medico era al piano inferiore della casa, adiacente alla cucina e ad un salone dove, praticamente, si svolgeva la vita quotidiana della mia famiglia. Ritenni che avere l’ambulatorio dentro casa fosse, per me, un vantaggio perché non dovevo spostarmi e, all’occorrenza, potevo risolvere, subito e in ogni momento, qualsiasi problema inerente alla mia attività professionale.

Fu invece un danno, e ciò mi ha condizionato per tutta la vita… e ha condizionato tutta la mia famiglia perché in qualsiasi ora del giorno e della notte  di tutti i giorni dell’anno, siamo stati a disposizione di tutti! Sono sempre stato, per mia natura, disponibile verso il prossimo… il che significa disponibile verso tutto e verso tutti in qualsiasi momento!!

E’ stata la mia una vita professionale di fatica e di sacrificio, con un sovraccarico di prestazioni continuo, diurno e festivo: spesso, anzi spessissimo, per non dire sempre, le festività segnate sul calendario erano per me come le giornate lavorative… Tante volte ho rinunciato a me stesso, alla mia volontà e a quella dei miei familiari per spirito di sacrificio verso gli altri, per dedizione assoluta alla mia professione, che è sempre consistita nell’assistere con abnegazione gli infermi.

Sono stato amato e rispettato dai pazienti, con i quali si era creato un rapporto che si basava sull’amicizia, sulla confidenza, sul consiglio; sono stato per tutti un punto di riferimento che iniziava quando il paziente mi si presentava dicendomi: “Dottore aiutatemi!”

Nonostante avessi un preciso orario di apertura e di chiusura del mio studio professionale, per 40 anni, a casa mia, non c’è stato MAI orario limitativo ma continuativo, nella mia attività professionale. In qualsiasi ora del giorno, compresi i festivi, e della notte, sono stato sempre presente e disponibile: a visitare, a leggere lastre, ecografie, Tac, Risonanze Magnetiche, a guardare analisi, a ricettare (nei giorni festivi lo facevo mettendo la data del giorno prima…). Mia moglie sempre e i miei figli, mano mano che crescevano, mi hanno fatto da segretari! Prendendo appuntamenti coi clienti…

Tante volte ho visitato, a tutte le ore,  bambini che le mamme mi portavano in ambulatorio, e spesso capitava che queste creature vomitassero e mia moglie veniva a pulire; facevo suture a persone ferite alla testa, agli arti…  e mia moglie portava loro un caffè o un liquore…  facevo le vaccinazioni e per accattivarmi la simpatia dei bambini impauriti, mia moglie portava loro dolci…  spesso, anzi spessissimo, quasi tutti i giorni, rientrando a casa trovavo seduti, con mia moglie e i miei figli, clienti che mi aspettavano per essere visitati…

Tutto questo andazzo è durato  per tutta la mia attività professionale. I miei quattro figli hanno frequentato l’Università e si sono tutti laureati nella prestigiosa Università di Siena, ma nessuno ha voluto studiare Medicina perché hanno sempre commentato: “nostro padre è venduto alla professione”.

Hanno ragione i miei figli: molto poco tempo ho potuto dedicare loro, impegnato come sono stato e per come ho svolto la mia professione.

La loro sopportabilità ma soprattutto quella di mia moglie, che HA TENUTO SEMPRE APERTA la mia casa e che HA  SEMPRE APERTO A TUTTI, mi hanno consentito di svolgere la mia professione, forse non come la volevo ma come l’ho fatta!

Pasquale Vallone

 

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