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Un paese che sta morendo

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Andrea Locane

Parghelia, un paese che sta morendo

E’ un grido di allarme, non direi soltanto drammatico ma disperato, quello che sto lanciando e che spero venga raccolto dalla nuova squadra uscita vincitrice dalle recenti elezioni amministrative, per un paese che sta morendo e che ha bisogno quindi di nuovi progetti e di “nuovi cittadini” e ne ha bisogno come l’aria. Sono arrivato a questa convinzione l’anno scorso, durante due brevi soggiorni a Parghelia, quando ho tentato di capire le ragioni di una deriva e di un declino che stanno diventando sempre più rapidi e devastanti, raccogliendo alcune informazioni e testimonianze sullo stato delle cose nel corso di lunghe conversazioni, allo storico bar “Pepè”, con degli amici e con altre persone del luogo. E l’ho fatto incurante delle loro parole come “goditi la vita e non farti il sangue amaro per un paese che non è più il tuo da tantissimo tempo ormai… che problemi hai”, consapevole che la distanza dal mio paese di nascita mi consente di guardare alle cose che vi accadono con più distacco e di osservarle con uno sfondo più ampio.

Dalle parole e dalle lucide analisi della situazione sono emersi molti elementi importanti, ma mi sono accorto che nessuno riesce, né ci prova, ad indicare delle nuove strade che possano portare agli anni meravigliosi dell’inizio della seconda metà del secolo scorso, quando la comunità pargheliese, pur essendo generalmente povera di risorse economiche, era ricca e fervida di speranze per tutto quanto riguardava la sua vita sociale, politica e culturale. In particolare la vita politica, vivace come non mai, con amministrazioni comunali, che al di là del colore politico, erano feconde di sollecitazioni e di stimoli volti ad un reale cambiamento. A costo di apparire patetico, devo affermare che la gente, in quel periodo, parlava e dialogava di più, si scambiava idee ed ideali, era più solidale e si voleva più bene. Ora si assiste, invece, alla prevalenza degli egoismi e degli interessi particolari a danno dell’interesse di tutti, come indicano d’altra parte, in maniera più che evidente, i saccheggi incontrollati del paesaggio e del territorio, i grappoli di case e casette che hanno devastato la costa, le costruzioni di strutture persino sugli argini dei torrenti, “intubati” o trasformati in discariche per oggetti inservibili di ogni tipo e per vecchie carcasse di automobili, sulla cui presenza nessuno, comprese le pubbliche autorità, osa chiedersi a chi siano appartenute e perché si trovino in un posto così insolito.

E sullo sfondo di tale disastrato panorama un’indifferenza dell’opinione pubblica ingiustificata e incomprensibile e una politica – non importa se di sinistra o di destra – che si adatta sempre alle circostanze e si appiattisce su di esse, mancandole la forza per affrontare le sfide che una politica, degna di questo nome, deve risolvere e vincere, individuando e indicando le strade da percorrere per arrivare a precisi obiettivi.

D’altronde le mie speranze e le mie aspettative di svolte salutari riposte nei giovani di origine “proletaria” usciti vittoriosi nelle due ultime tornate elettorali, precedenti a quella attuale, sono andate deluse e le cose sono rimaste in una situazione di stallo e niente di sostanzialmente nuovo è accaduto. A ciò si è aggiunto il progressivo e crescente distacco dalla politica della generalità dei pargheliesi, conseguenza questa dell’inerzia dei pubblici amministratori, che non hanno fatto nessun tentativo per il coinvolgimento della cittadinanza nella gestione della cosa pubblica e nelle questioni pubbliche essenziali. Senza dimenticare che è stato completamente assente un qualsivoglia tentativo di contrastare le ingerenze di certe organizzazioni che hanno lucrato e continuano imperterrite a lucrare sul disinteresse generale per le cose di tutti.

Ed allora cosa dovrebbe fare il nuovo sindaco, insediato da poco, che conosco come persona pragmatica e politicamente valida? Anche lui abdicherà, per quieto vivere, ad una amministrazione che recuperi alcuni dei valori del passato? Anche lui si farà fagocitare dalla routine di un modello amministrativo che pensa solo a tenere in ordine i conti, per non dare fastidio a nessuno? Spero proprio di no, anche se l’eredità avuta dal passato è pesante, le risorse sono scarse e le difficoltà e gli ostacoli non mancano. E’ indispensabile, in ogni caso, che il velo delle apparenze e delle ipocrisie sia squarciato, finalmente, e si dia corso ad un ciclo amministrativo nuovo di zecca, dando più fiducia alla società civile, assecondandola anche nei suoi impercettibili sforzi di partecipazione e sviluppando in essa il senso della responsabilità civile e sociale.

Di certo le cose non vanno bene a Parghelia, colpita inoltre da una crisi demografica pericolosa che potrebbe portare alla chiusura delle scuole elementari dopo quella, avvenuta in passato, delle medie. E questo se non fosse vero sarebbe niente più che un luogo comune. Ma poiché è molto vero, è quantomeno curioso , per non dire altro, che di tutto si sia parlato in questi ultimi anni fuorché di programmi concreti e realizzabili, non elettorali insomma, uscendo dalla propaganda e dagli slogan che spesso si sono sostituiti alle analisi serie e approfondite.

A mio modesto avviso, il nuovo corso, a costo zero, può avere inizio – non ricordo quante volte l’ho scritto su questo sito – con il coinvolgimento dell’intera cittadinanza – “intellettuali” compresi – tramite l’organizzazione, nel corso dell’incombente “estate pargheliese”, di pubblici dibattiti sui temi più urgenti e sui problemi più pressanti, assenti finora dalla discussione pubblica. Ed anche coinvolgendo la responsabilità di tutti comuni della “costa degli dei”, che certamente hanno e vivono quotidianamente gli stessi problemi di Parghelia. Tutto ciò potrebbe, tra le altre cose, far recuperare alla politica e ai politici locali la perduta credibilità.

Un fatto è inconfutabile: la tecnica del rinvio e la rimozione delle questioni spinose non sono buoni consiglieri. Pertanto bisogna far presto o Parghelia muore.

Andrea Locane

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