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Al lavoro per la scelta della terna del Premio Tropea

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Il “Premio letterario nazionale Tropea” entrerà nel vivo domenica 4 maggio 2014, alle ore 10, con la selezione ufficiale della terna dei libri finalisti, che si terrà nella sala conferenze del Museo diocesano di Tropea. La manifestazione organizzata dall’Accademia degli affaticati e promossa dal Sistema Bibliotecario Vibonese all’interno del terzo “Tropea Festival Leggere & Scrivere”, giunge alla sua ottava edizione.

Durante questo primo appuntamento ufficiale entra nel vivo il lavoro del rinnovato Comitato tecnico, presieduto da Gian Arturo Ferrari, già presidente del “Centro per il Libro e la Lettura” e con un passato da direttore generale della divisione libri Mondadori. Dell’organo deputato a garantire l’alta qualità dei libri in lizza fanno poi parte Pasqualino Pandullo, presidente dell’Accademia degli affaticati, i quattro soci fondatori dell’associazione organizzatrice Antonio Pugliese, Pasquale D’Agostino e Giuseppe Meligrana (editore e segretario del premio), oltre a personaggi del mondo della cultura del calibro di Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, Pierfranco Bruni, scrittore e vice presidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani, Vito Teti, antropologo, Mimmo Gangemi, scrittore, Lionella Morano, presidente della Fondazione “Antonio Liotti”, e Piero Violante, scrittore e giornalista.

Saranno i componenti del Comitato tecnico-scientifico, compreso il Presidente, a presentare le opere da cui saranno scelti i tre finalisti attraverso una votazione palese. Ciascuno dei membri del Comitato potrà esprime due preferenze riguardanti altrettanti titoli.

La selezione di domenica consegnerà dunque una terna di finalisti alla Giuria popolare, che verrà nominata entro fine mese dall’Accademia degli affaticati e che comprenderà, oltre ai 16 fondatori del sodalizio, i 409 sindaci della Calabria (o i loro delegati designati) e 25 persone di estrazione diversa, per un totale di 450 componenti.

SINOSSI DEI TESTI IN LIZZA

Le voci di Berlino 

di Mario Fortunato (Bompiani 2014)

pp.192, ISBN: 45275838, € 17,00.

Raccontava Christopher Isherwood – alla cui esperienza si ispirò il film Cabaret – che a fine anni Venti, alla vigilia della grande crisi economica antesignana di quella attuale, si precipitò a Berlino perché la città era considerata “il luogo più vizioso dai tempi di Sodoma”. Sessant’anni dopo e con le stesse motivazioni, il narratore di questo libro, allora giovane, segue le orme dello scrittore inglese e una sera giunge in quella che è una capitale divisa in due, vivendovi un’avventura tanto pericolosa quanto memorabile. Dall’episodio, che potrebbe figurare in una spy story di Le Carré, se non fosse che i protagonisti sono due ragazzi imbevuti di poesia, e cioè piuttosto goffi, ha inizio Le voci di Berlino, narrazione corale e imprevedibile di “una città che non è, ma continuamente diventa”, un luogo dove la letteratura, a furia di inseguire la realtà, la raggiunge. La storia di una metropoli è un romanzo sotto mentite spoglie. Se poi la metropoli è stata il cuore di una monarchia imbelle, di una repubblica litigiosa, di due dittature, e infine è diventata il centro politico dell’Europa odierna, il romanzo rischia di trasformarsi in una categoria dello spirito. È appunto in questa chiave che il libro spazia dalla Berlino sfrontata di Isherwood e Auden, ricostruita con materiali inediti, a quella degli iniziali bagliori dell’incendio nazista; dalla città distrutta dopo la caduta del Terzo Reich in cui i due figli di Thomas Mann, Erika e Klaus, tentano di riannodare il filo della memoria e dell’identità, alle storie rocambolesche e ignote, che precedono e seguono la costruzione del Muro e poi la sua caduta – per concludersi ai nostri tempi di debito sovrano. Con una scrittura che sa mescolare ironia e commozione, Mario Fortunato giostra i destini dei suoi personaggi, cucendoli in un arazzo personalissimo, che è nello stesso tempo il racconto di una grande città e un involontario autoritratto.

MARIO FORTUNATO ha pubblicato con Bompiani i seguenti libri: Luoghi naturali, Immigrato (con Salah Methnani), I giorni innocenti della guerra (nel 2007, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Mondello e Super Mondello – Città di Palermo) e Quelli che ami non muoiono, tutti disponibili nei Tascabili. Gli altri suoi titoli sono: Il primo cieloSanguePassaggi PaesaggiL’arte di perdere pesoAmore, romanzi e altre scoperteL’amore rimane e Certi pomeriggi non passano mai.

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Il sale rosa dell’Himalaya

di Camilla Baresani (Bompiani 2014)

pp.192, ISBN: 45272851, € 17,00.

Duro, incalzante, corrosivo: Il sale rosa dell’Himalaya racconta la disavventura di Giada Carrara, una trentenne milanese. Tutto ha inizio il 13 febbraio, in una sera di pioggia, mentre la ragazza aspetta un ospite molto importante, anzi, decisivo. La cena è pronta, ma, poco prima che l’uomo arrivi, mossa dall’assurda necessità di aggiungere una nota esotica ai sapori della serata, Giada esce di casa per comprare del sale rosa dell’Himalaya. I tacchi, il telefono, i capelli lisci, la fretta, l’attesa di un uomo che potrebbe cambiare il corso delle cose… All’improvviso entrano in scena due sconosciuti che stravolgeranno i suoi programmi, cambiandole la vita in modo ben diverso dalle aspettative. Giada vuole farsi strada. È furba, ma purtroppo scopre di esserlo molto meno della somma delle furbizie altrui. La sua lotta per affermarsi nel lavoro diventa, dopo quella sera di pioggia, la lotta della “biondina di via Massena” contro il mondo. Un conflitto non solo contro i cattivi conclamati, i mostri espliciti: anche contro i nemici sottotraccia che sono ovunque, dove meno te li aspetti, impliciti. Il sale rosa dell’Himalaya racconta l’avventura di Giada a partire dal momento in cui nulla potrà più essere come prima. Un romanzo sul tradimento e la sopraffazione, descritti con il tono distaccato e beffardo di Camilla Baresani, in un continuo contrappunto tra il dentro e il fuori di Giada, fatto di un’incandescente tensione narrativa.

CAMILLA BARESANI è nata a Brescia. Tra i suoi libri, pubblicati da Bompiani, Il plagioSbadatamente ho fatto l’amoreIl piacere tra le righe,L’imperfezione dell’amoreUn’estate fa, (Premio Hemingway e Premio Selezione Rapallo). Collabora con “Sette”, “Io Donna” e “Style” del “Corriere della Sera”. È docente di scrittura creativa al Master di Giornalismo della IULM. Il suo sito è www.camillabaresani.com.

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Almanacco del giorno prima

di Chiara Valerio (Einaudi 2013)

pp.360, ISBN: 9788806215927, € 20,00.

Per Alessio Medrano, la matematica è la lente attraverso cui leggere il mondo. Ha sempre in tasca una manciata di sassolini da contare, e sa riconoscere le costellazioni nei passi della gente. Alessio Medrano è un broker geniale e sentimentale, scommette sui fallimenti come fossero successi: «i soldi sono un’idea vecchia, bisogna investire sul tempo». Ma il tempo a nostra disposizione è una variabile cosí prevedibile? Non si può non calcolare «l’evidenza che l’amore allunga la vita». Un romanzo che ha la sfrontatezza di misurare i sentimenti, e il talento di credere che siamo tutti immortali fino a prova contraria.

Alessio Medrano da bambino costruiva tabelline con i sassi e controllava, da un anno all’altro, che dall’elenco del telefono non fosse scomparso nessuno. Oggi che ha trentacinque anni, della matematica ha fatto un mestiere e sta creando un fondo finanziario molto conveniente: compra, per poi rivendere, le polizze di clienti che non vogliono piú pagare la propria assicurazione sulla vita. O non possono. È un investimento sicuro: «le persone si fidano di me perché dico una cosa che già sanno, e cioè che tutti muoiono». Ma piú che di morte, Alessio preferisce parlare del tempo che rimane. Solo che le vite non sono tutte uguali e non tutti i rischi possono essere previsti. Quando si trova a contrattare la polizza di Elena Invitti, nell’equazione compare l’incognita per eccellenza, l’amore. Ma «il tempo è fatto solo di tempo, lo spazio solo di spazio, l’amore solo di amore. Grandezze omogenee». Chiara Valerio è capace di coniugare una profonda sensibilità letteraria e una percezione lucidissima dei meccanismi che regolano la contemporaneità. Con appassionata intelligenza, ha dato forma a un romanzo originale e sorprendente in cui «l’amore è una forma di strabismo e la memoria una strategia per il futuro».

CHIARA VALERIO è nata a Scauri nel 1978, ha conseguito un dottorato in matematica all’Università Federico II di Napoli e vive a Roma. Ha scritto romanzi e racconti, tra cui: A complicare le cose (Robin 2007), La gioia piccola d’esser quasi salvi (Nottetempo 2009), Spiaggia libera tutti (Laterza 2010). Ha tradotto Flush di Virginia Woolf (Nottetempo 2012). Almanacco del giorno prima (2014) è il primo romanzo pubblicato per Einaudi. È redattore di “Nuovi Argomenti”, scrive per “l’Unità”, la “Domenica” del “Sole 24 Ore” e “Glamour”. Collabora con Ad alta voce di Radio3 e con il programma televisivo Pane quotidiano.

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Condominio R39

di Fabio Deotto (Einaudi 2014)

pp.456, ISBN: 9788806217853, € 19,50.

«La mattina di venerdì 22 marzo è una mattina qualsiasi, alle 22.47 da una palazzina della semi-periferia milanese vengono estratte cinque persone in coma e un ragazzo di ventisei anni in stato confusionale».

C’è qualcosa di vischioso nel Condominio R39. Un’aria viziata che toglie il respiro. Varcarne la soglia è come entrare in una gabbia di cui solo i bambini possiedono le chiavi.
In una tradizione narrativa che va da Ballard a Polanski, il vicino di casa è sempre stato una figura minacciosa. E con Deotto torna a fare paura. Un vecchio biologo infermo ossessionato dalla decomposizione. Una giovane che lavora in un night club e il suo fidanzato, dediti a pratiche erotico-esoteriche. Un’ex attrice di grandi speranze la cui mente è ora preda di fantasmi. Un ragazzino di dieci anni oppresso dall’affetto morboso della madre. Sono gli inquilini di una palazzina di Milano dove si consuma un atto violento e all’apparenza inspiegabile. Delle indagini è incaricato un commissario dal passato oscuro e dal presente tormentato. La realtà prende forma un tassello alla volta, in un’atmosfera che si fa sempre più tesa, fino a comporre un mosaico gotico che costringe i protagonisti a fare i conti con ciò che davvero sono.

FABIO DEOTTO è nato a Vimercate (MB) nel 1982. Laureato in Biotecnologie, scrive articoli, interviste e approfondimenti a sfondo scientifico e musicale per numerose riviste nazionali. Condominio R39, pubblicato da Einaudi Stile Libero nel 2014, è il suo primo romanzo.

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Per dieci minuti

di Chiara Gamberale (Feltrinelli 2013)

pp.192, ISBN: 9788807030710, € 16,00.

“Le va di fare un gioco?” “Quale?” “Per un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto. Una qualunque. Basta che non l’abbia mai fatta.” “E poi, dottoressa, alla fine che succede? Avrò indietro la mia vita?” “Ne riparliamo fra un mese, Chiara. Intanto giochi, s’impegni e non bari, mi raccomando.”

Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura. E tornare a vivere. Tutto quello con cui Chiara era abituata a identificare la sua vita non esiste più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo compagno di sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da perdere, e ci prova. Per un mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa nuova, mai fatta prima. Lei che è incapace anche solo di avvicinarsi ai fornelli, cucina dei pancake, cammina di spalle per la città, balla l’hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti. Da cui ricominciare. Con la profonda originalità che la contraddistingue, Chiara Gamberale racconta quanto il cambiamento sia spaventoso, ma necessario. E dimostra come, un minuto per volta, sia possibile tornare a vivere.

CHIARA GAMBERALE vive a Roma, dov’è nata nel 1977. Ha esordito nel 1999 con Una vita sottile, seguito da Color Lucciola (2001), Arrivano i pagliacci (2003), La zona cieca (2008, premio selezione Campiello), Le luci nelle case degli altri (2010), L’amore, quando c’era (2012) e Quattro etti d’amore, grazie (2013). È autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici come Quarto piano scala a destra, su Rai Tre, e Io, Chiara e L’Oscuro, su Radio Due. Collabora con “Vanity Fair” e “Donna Moderna”, e tiene un blog sul sito di “Io Donna” del “Corriere della Sera”.

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Il sorriso di don Giovanni

di Ermanno Rea (Feltrinelli 2014)

pp. 240, ISBN: 8807030748, € 18,00.

Una donna: Adele. Una passione prorompente, insopprimibile, quasi gesto d’obbedienza a un comando biologico: i libri, la lettura, i fantasmi che popolano l’universo della grande invenzione letteraria universale, Emma Bovary, Madame Chauchat, il principe Myškin, il capitano Achab, Henry Esmond, don Giovanni… Adele brucia come un giovane ceppo in un camino, entra nei libri come fossero porte aperte, conversa con i personaggi, li contraddice. Ma non c’è traccia di delirio in questi “incontri ravvicinati”, semmai una grande, magica capacità di visione e di immedesimazione. Siamo negli opachi, anzi rischiosi, anni settanta, in una cittadina dell’entroterra campano dove tutto sembra fermo e addormentato. E invece… Adele ha soltanto quattordici anni quando si innamora di Fausto, lettore accanito a sua volta nonché fervido militante del Partito comunista. Amori e divergenze bruciano la loro giovinezza. Finché Adele, inquieta e delusa, abbandona la sua “Macondo” per Napoli, dove si fa “maestra di strada” in uno dei quartieri più degradati della città. I libri insomma continuano a essere la sua ossessione. La sua ragione di vita. A scandire, come un tempo le speranze, adesso le delusioni. Tra cui la più grande di tutte: l’irrimediabile perdita dell’uomo amato. Ora Adele vive isolata nell’appartamento ereditato dalla nonna, trasformato in una vera e propria biblioteca pubblica, tra migliaia di libri rari, pregiati, antichi e moderni, una sorta di sacrario all’interno del quale si muove come una vestale e si intrattiene con gli interlocutori di sempre: caro don Chisciotte, caro Renzo, caro don Giovanni… Adele brucia sino alla fine, ma il suo amore per la letteratura non ha nulla di cerebrale, anzi in esso si consuma la sua irresistibile sensualità. Un intenso ritratto di donna, dunque, per mezzo del quale l’orizzonte visionario del romanzo di Ermanno Rea si allarga a dismisura, fino ad attraversare la domanda che oggi maggiormente ci inquieta: quale sorte riserva il futuro a quell’ineffabile oggetto dei nostri desideri che si chiama libro?

ERMANNO REA (Napoli, 1927) è giornalista e scrittore. Ha collaborato con numerosi quotidiani e settimanali. Ha pubblicato Il Po si racconta. Uomini donne paesi e città di una Padania sconosciuta (1990), L’ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè scomparso e mai più ritrovato (1992), Mistero napoletano. Vita e passione di una comunista negli anni della guerra fredda (1995, premio Viareggio 1996), Fuochi fiammanti a un’ora di notte (1998, premio Campiello 1999), Napoli Ferrovia (2007). Con Feltrinelli, La fabbrica dell’obbedienza (2011), il suo libro di fotografie 1960. Io reporter (2012), La dismissione (2014; già Rizzoli, 2002), Il sorriso di don Giovanni (2014), Mistero napoletano (2014: già Einaudi, 1995, vincitore del Premio Viareggio 1996).

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Viaggio nella memoria di un internato militare italiano

di Luigi Renzo (Ferrari 2013)

pp. 128, € 13,50.

All’indomani dell’8 settembre del 1943, oltre seicentomila militari italiani furono disarmati, schedati e internati nei campi di detenzione sparsi in tutto il territorio del Terzo Reich. L’acronimo IMI (Internati Militari Italiani), coniato nella Germania nazista, indicava il loro status. Durante i cupi e lunghi venti mesi di prigionia gli IMI sopportarono la fame, il freddo, la sofferenza, l’umiliazione, il lavoro e la paura. Nel suo romanzo-verità lo storico Luigi Renzo ricostruisce il pathos di quei terribili momenti, ripercorrendo la vita del padre, deportato e sopravvissuto all’orrore del 2° campo DP 2-A, in Renania. In questo affresco di un’umanità offesa, la cronaca di una situazione al limite delle forze si fonde alla volontà di cercare un futuro anche oltre l’orrore. Un libro che invita a riflettere e ricordare, un fermo immagine su un deserto di dolore e annientamento in cui brillano schegge di speranza verso un nuovo inizio.

LUIGI RENZO (Campana, 28 giugno 1947) è un vescovo cattolico italiano. Mons. Renzo ha frequentato il Seminario Arcivescovile di Rossano e, successivamente, il Seminario Teologico San Pio X di Catanzaro. Si è laureato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense ed in Pedagogia all’Università di Urbino. È stato ordinato sacerdote per la Diocesi di Rossano-Cariati l’8 agosto 1971. Nel 1991 è stato nominato Cappellano di Sua Santità. Nel 2007 papa Benedetto XVI lo ha eletto Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea.

Ha ricoperto uffici e ministeri. Si è occupato di studi di storia e cultura locale ed ha vinto vari premi letterari per la poesia e la saggistica. Collabora con la “Gazzetta del Sud” ed altri periodici. Inoltre è stato direttore del periodico diocesano “Camminare insieme”. Numerose sono le sue pubblicazioni.

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Cadavere squisito

di Luigi Carletti (Mondadori 2013)

pp. 276, ISBN: 9788804624905, € 15,90.

Nicola Maria Sadler, detto Niki, è un uomo di successo. A poco più di quarant’anni è ritenuto un mago della comunicazione e della pubblicità. Colleghi e rivali lo ammirano. Lo considerano un genio. Lo invidiano. Anche la vita privata va a gonfie vele. Da quando ha conosciuto Dora, una pittrice di dieci anni più giovane, bella e intensa. Come nessuna. Dora e Niki sono stati travolti dalla passione, un amore carico di sensualità, desiderio, ma non immune al germe della gelosia. E Dora adesso è scomparsa. Se n’è andata, lasciando Niki da solo nella sua bellissima casa nel centro di Roma, tra piazza di Spagna e piazza del Popolo. Il suo cuore è spezzato ma a devastarlo non è la semplice assenza di Dora. Niki non ricorda nulla di quello che è successo, non sa perché lei se n’è andata e quando. Cosa è accaduto di tanto orribile da essere cancellato dalla sua mente? Si può rimuovere un omicidio? A partire da questa domanda, le ombre del passato tornano a oscurare la sua vita, apparentemente così scintillante e dorata. Niki si trova improvvisamente travolto dal dubbio e dal sospetto, braccato dai dilemmi della sua coscienza e dalle indagini di Costanza Loy, cronista d’assalto di un giornale online della capitale, e di Gennaro Falasco, un ispettore di polizia tanto dimesso quanto ostinato. Niki è indiziato di un doppio delitto: l’assassinio di Dora e quello di un giovane vicino di casa che con Dora, forse, aveva una relazione… Con maestria Carletti costruisce un giallo hitchcockiano in cui le certezze del protagonista si sgretolano in una spirale di angosciosi flashback provenienti da un passato oscuro, incontri che diventano regolamenti di conti e rivelazioni tremende e improvvise, nell’ambientazione meravigliosa e decadente del centro di Roma, con le sue terrazze, seducenti e misteriose. Fino alla resa dei conti finale. La verità è sempre stata davanti a Niki come il suo Cadavere squisito, un dipinto che ha custodito per vent’anni in una stanza sempre chiusa. Una verità che il tempo ha provato a nascondere per rinviarne le terribili conseguenze. Conseguenze che adesso non possono più essere fermate.

LUIGI CARLETTI ha lavorato per trent’anni nel Gruppo Espresso-Repubblica con incarichi di inviato, caporedattore e direttore. Per “Repubblica” ha realizzato inchieste su grandi temi di attualità e di cronaca. Come scrittore ha pubblicato in Italia e in Francia. Nel 2013 è uscito per Mondadori Cadavere squisito.  Il suo sito è www.luigicarletti.com.

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Nuovo dizionario delle cose perdute 

di Francesco Guccini (Mondadori 2014)

pp. 152, ISBN: 9788804634409, € 12,00.

Da quando è uscito il primo Dizionario delle cose perdute, Francesco Guccini non può fare un passo, per strada, senza che qualcuno lo fermi per suggerirgli con entusiasmo e commozione qualche oggetto “del tempo andato” che merita di essere ripescato dal veloce oblio dei nostri anni e celebrato dalla sua penna.
Dall’idrolitina ai calendarietti profumati dei barbieri, dal temibile gioco del Traforo alle cabine telefoniche, dal deflettore all’autoradio passando per i “luoghi comodi” e i vespasiani, le letterine di Natale piene di buoni propositi da mettere sotto il piatto del babbo, le osterie (quelle vere, senza la H davanti per darsi un tono) e molto altro, Guccini torna a scavare nel passato che ha vissuto in prima persona per riportarcelo intatto e pieno di sapore.
E con questo suo catalogo delle cose perdute dà vita a un personalissimo genere letterario nel quale l’estro del cantautore – capace di condensare in poche strofe un universo intero di emozioni -, la sua passione storica e filologica e la sua vena poetica trovano sintesi piena: regalandoci pagine in cui ogni oggetto, ogni situazione, suscita intorno a sé un intero mondo, sempre illuminato dalla luce di un’insuperabile ironia.

FRANCESCO GUCCINI ha pubblicato dalla metà degli anni Sessanta a oggi diciotto album, e i libri: Cròniche EpafánicheVacca d’un caneRacconti d’inverno (con Giorgio Celli e Valerio Massimo Manfredi), La legge del bar e altre comicheVocabolario del dialetto pavaneseCittanòva bluesNon so che viso avesse. Quasi un’autobiografia e Il dizionario delle cose perdute; insieme a Loriano Macchiavelli ha scritto MacaronìQuesto sangue che impasta la terraLo Spirito e altri briganti e Malastagione.

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La lucina

di Antonio Moresco (Mondadori 2013)

pp. 150, ISBN: 9788804625087, € 10,00.

Lontano da tutto, tra i boschi, in un vecchio borgo abbandonato e deserto, un uomo vive in totale solitudine. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte, sempre alla stessa ora, il buio è improvvisamente spezzato da una lucina che si accende sulla montagna, proprio di fronte alla sua casa di pietra.
Cosa sarà? Un abitante di un altro paese disabitato? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l’uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino, che vive anche lui solo in una casa nel bosco e sembra uscito da un’altra epoca o, davvero, da un altro pianeta. Nuove domande affollano la mente dell’uomo: chi è veramente quel bambino? E quale rapporto li lega? Lo scopriremo a poco a poco, avvicinandoci sempre più al cuore segreto di questa storia terribile e lieve, fino all’inaspettato finale.
Con questo suo indimenticabile “piccolo principe”, Antonio Moresco mette in scena una meditazione commossa sul senso dell’universo e della vita. In un dialogo continuo con gli esseri che popolano i boschi, radici aeree, alberi, lucciole, rondini, Moresco come Leopardi riflette sulla solitudine e il dolore dell’esistenza, ma anche su ciò che lega uomini e animali, vivi e morti. Un libro enigmatico e intenso, perturbante e profondo, destinato a lasciare un segno nell’anima dei lettori.

ANTONIO MORESCO è nato a Mantova nel 1947 e vive a Milano. Tra i maggiori scrittori italiani, ha pubblicato numerose opere, ultime delle quali:Lettere a nessuno (Einaudi 2008), Canti del caos (Mondadori 2009), Gli incendiati (Mondadori 2010), Gli esordi (Mondadori 2011), La parete di luce (Effigie 2011), Il combattimento (Mondadori 2012) e La lucina (Mondadori 2013).

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Marguerite 

di Sandra Petrignani (Neri Pozza 2014)

pp. 272, ISBN: 9788854507395, € 16,00.

Questo libro racconta la vita di Marguerite Duras, dall’infanzia, quando è per tutti Nenè, agli anni centrali in cui gli amici più intimi, come Jeanne Moreau, Godard, Depardieu, Lacan, la chiamano Margot, fino al delirio megalomane e alcolico della vecchiaia in cui la scrittrice parla di sé in terza persona autocitandosi con il solo cognome: Duras. È la storia di una vita irripetibile che si è intrecciata al colonialismo, alla Resistenza, al Partito comunista francese – con l’adesione prima, la ribellione e l’espulsione poi – al ’68, al femminismo, all’École du Regard, alla Nouvelle Vague. La storia di una donna dai moltissimi aggrovigliati amori e di una scrittrice e cineasta che, dopo la vittoria al Goncourt e il successo planetario del romanzo ispirato al suo primo amore – L’amante – ha conquistato, suo malgrado, una sterminata folla di lettori, a volte fanatici fino al culto. La storia, infine, dei trionfi e delle sconfitte di questa donna, del suo impressionante corpo a corpo con la letteratura, della sua autenticità e delle sue mistificazioni, del doloroso attraversamento dell’alcolismo, dei deliri dovuti alla disintossicazione, della sua capacità d’innamorarsi e di giocare coi sentimenti e con le parole fino all’ultimo soffio di vita. Per scoprire, infine, che nessun riconoscimento, nessuna turbinosa passione potevano guarirla dal male di vivere, dalle lontane eppure sempre attive ferite infantili e dalla lucidità con cui, in vecchiaia, avrebbe compreso che «nessun amore vale l’amore» o che «scrivere non insegna altro che a scrivere». In una linea narrativa fra le più interessanti dello scenario contemporaneo, quella che trae dal racconto di vite vere materia di autentica letteratura, Sandra Petrignani offre un libro in cui la biografia, il reportage, la descrizione di un personaggio reale commovente e irritante, romantico e spregiudicato, illuminano un destino unico e, insieme, un’epoca straordinaria della cultura mondiale.

SANDRA PETRIGNANI autrice negli anni ’80 e ‘90 del romanzo postmoderno Navigazioni di Circe (premio Morante opera prima), dell’incantevoleCatalogo dei giocattoli, del preveggente Vecchi, delle interviste a grandi scrittrici italiane Le signore della scrittura, è nata a Piacenza nel ’52. Vive a Roma e nella campagna umbra. Le sue opere più recenti sono l’autofiction Dolorose considerazioni del cuore (Nottetempo, 2009) e il vagabondaggio E in mezzo il fiume. A piedi nei due centri di Roma (Laterza, 2010). Nel catalogo Neri Pozza: il fortunato La scrittrice abita qui, pellegrinaggio nelle case di grandi scrittrici del ‘900;  i racconti di fantasmi Care presenze; il libro di viaggio Ultima India.

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Ovunque proteggici 

di Elisa Ruotolo (Nottetempo 2013)

pp. 328, ISBN: 9788874524846, € 16,50.

 In una giornata qualsiasi dei suoi cinquant’anni, Lorenzo Girosa riceve una lettera in cui qualcuno mostra di conoscere un segreto che da anni ha smesso di tormentarlo: un delitto commesso quando era poco piú che bambino. Tentando di riannodare i fili di quell’epoca remota, Lorenzo racconta della grande villa in cui ha vissuto, generosa negli spazi ma gravata dalla malasorte di casa senza figli, e della sua famiglia fatta di uomini inconcludenti e donne compromesse. È la storia del nonno Domenico che cerca fortuna in America, di suo padre Nicola che senza un mestiere e un talento diventa un rude saltimbanco chiamato Blacmàn, di sua madre Francesca che scappa di casa per andare sulla pubblicità del sapone LUX. Tutti loro rivivono nello sguardo di Lorenzo che, nascosto dietro le tende di una Villa Girosa ormai deserta, è ben determinato a proteggere quanto di oscuro c’è nel proprio passato. Con una prosa classica e una lingua di carne, Ovunque, proteggici denuncia la forza di un destino che è scelta e di un sangue che si riconosce solo nelle ferite.

ELISA RUOTOLO è nata nel 1975 a Santa Maria a Vico (Ce) dove vive tuttora. Insegna Italiano in una scuola superiore. Ha esordito per nottetempo nel 2010, con la raccolta Ho rubato la pioggia, vincitrice del Premio Renato Fucini e finalista al Premio Carlo Cocito 2010.

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Le macerie dentro

di Carlo Simonelli (Pellegrini 2013)

pp. 244, ISBN: 9788868220822, € 20,00.

Nelle pagine si racconta la storia di Arcangelo Zaccagna. La ’ndrangheta lo ha ammaliato da bambino come una strana favola di magia, lo ha conquistato da adolescente con i suoi rituali di potenza e immortalità, lo ha risucchiato da adulto nelle sue spire tentacolari percorse da religiosità, rispetto, senso assoluto del potere. Arcangelo Zaccagna si sente un dio all’interno del cerchio dell’Onorata Società. Uccide a sangue freddo, obbedisce ciecamente agli ordini, sfida la morte.
Ma l’Onorata Società genera mostri, assetati di sangue, pervasi da cecità ottundente. Risucchia la vita, divora l’umano, produce macerie, fisiche e spirituali.
Quando Arcangelo Zaccagna si sveglierà dal delirio di onnipotenza, sarà troppo tardi.

CARLO SIMONELLI è nato nel 1970. Si è laureato in Scienze dello Sport e in Linguistica e Letteratura Italiana all’Università di Berna. Da diversi anni insegna Italiano ed Educazione Fisica sia alla Scuola Media che al Liceo nel Cantone di Berna, in Svizzera, dove si è trasferito negli anni ’90. Ha scritto diversi racconti e romanzi, alcuni di essi hanno ricevuto premi e riconoscimenti. Ha collaborato, in qualità di pubblicista, con alcune riviste elvetiche.

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Nuovo Trattato generale dei pesci e dei cristiani

di Mario Genco (Prova d’autore 2013)

pp. 160, ISBN: 8862821123, € 15,00.

Il nuovo trattato generale dei Pesci e dei Cristiani (Prova d’Autore) di Mario Genco raccoglie curiosità e leggende in una sorta di romanzo corale in cui decine di co-protagonisti raccontano storie  e a reggere le fila è l’autore, che di tanto in tanto fa capolino in questa epopea azzurra. I pesci si sa non hanno parola, ma parlano in altro modo. I pescatori sono laconici, poche parole, pesate e soppesate, e sguardi lunghi. Nelle pagine sfila un campionario unico di umanità marinara con sullo sfondo l’eterna guerra per la sopravvivenza tra pesce e pesce e tra pesci e uomini. Il mare, uno sterminato campo di battaglia che nemmeno a Natale conosce un giorno di pace, un luogo dove la bellezza si impasta con la fatica, la paura con l’eccitazione della sfida. No, il mare dei bagnanti è un’altra cosa. Qui il mare è un infinito spazio in cui collocare leggende e preghiere, con la tragedia sempre incombente. Sono tante le curiosità che scorrono in questa sorta di zibaldone. L’autore spesso ci spiazza saltando di palo in frasca, ma ci regala una miniera di curiosità e ci fa condividere intense emozioni con i protagonisti. Il mare come passione, il mare come ossessione. Quella passione ti porta a rincorrere le onde in tutto il mondo fino a Nantucket un’isola del Massachussets da cui partono le baleniere per il Pacifico, tante Pequod in rada con tanti capitani Achab che prima di avviarsi per il lungo viaggio a caccia di cetacei si fanno l’ultima bevuta sulla terraferma.

MARIO GENCO è stato capocronista e redattore capo dell’“Ora” e del “Giornale di Sicilia”. Collabora con la “Repubblica” Palermo.

Tra le sue pubblicazioni: Post-Scriptum (Flaccovio, 1990), Il delegato (Sellerio, 1991), Repulisti ebraico (Istituto Gramsci Siciliano, 2000).

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Marina bellezza

di Silvia Avallone (Rizzoli 2013)

pp. 528, ISBN: 17069755, € 18,50.

Marina ha vent’anni e una bellezza assoluta. È cresciuta inseguendo l’affetto di suo padre, perduto sulla strada dei casinò e delle belle donne, e di una madre troppo fragile. Per questo dalla vita pretende un risarcimento, che significa lasciare la Valle Cervo, andare in città e prendersi la fama, il denaro, avere il mondo ai suoi piedi. Un sogno da raggiungere subito e con ostinazione. La stessa di Andrea, che lavora part time in una biblioteca e vive all’ombra del fratello emigrato in America, ma ha un progetto folle e coraggioso in cui nessuno vuole credere, neppure suo padre, il granitico ex sindaco di Biella. Per lui la sfida è tornare dove ha cominciato il nonno tanti anni prima, risalire la montagna, ripartire dalle origini. Marina e Andrea si attraggono e respingono come magneti, bruciano di un amore che vuole essere per sempre. Marina ha la voce di una dea, canta e balla nei centri commerciali trasformandoli in discoteche, si muove davanti alle telecamere con destrezza animale. Andrea sceglie invece di lavorare con le mani, di vivere secondo i ritmi antichi delle stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla. Se con Acciaio Silvia Avallone aveva anticipato la fine di un benessere che credevamo inesauribile, con questo romanzo ci dice che il destino non è già segnato e la vera rivoluzione sta nel rimanere, nel riappropriarci della nostra terra pezzo per pezzo, senza mai arretrare, perché anche se scalzi, furiosi e affamati, è certo che ce la faremo. Le regole del gioco sono cambiate quando i padri hanno divorato il futuro dei figli. Da oggi siamo tutti figli. Siamo tutti luci al neon e campi da arare. Siamo tutti Marina Bellezza.

SILVIA AVALLONE è nata a Biella nel 1984 e vive a Bologna. Con Acciaio (Rizzoli 2010), tradotto in 22 lingue e diventato un film, ha vinto numerosi premi, tra i quali il Campiello Opera Prima, ed è stata finalista al premio Strega.

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Da che parte sta il mare

di Annarosa Macrì (Rubbettino 2013)

pp. 202, ISBN: 9788849837896, € 12,00.

“L’estate di quell’anno la nostra casa fu un capanno di legno ai Bagni Procopio…” Quell’anno, c’è un anno nella vita di tutti che è metafora della vita intera, era il 1956 e il capanno era ai Bagni Procopio della punta estrema della Calabria, davanti alla Sicilia e al suo mare. Era la vigilia del boom economico ed era un pezzo di un Sud pieno di ferite e lontanissimo dal resto del Paese. Anna ha otto anni, apre i suoi occhi innocenti sul mondo attraverso le vicende della sua famiglia girovaga, intellettuale, autarchica, e lo racconta con lo stupore crudele che solo i bambini posseggono. Guendalina che nasce e Dio che si nasconde, “Il Cittadino” che esce e suo padre che muore. Da che parte sta il mare?, chiede Anna a sua madre quando i confini della sua giornata diventano soffocanti. Il mare c’è sempre, anche se non si vede, le risponde sua madre, ed è infinito. Come la scrittura, l’unica arma di libertà e di liberazione, in grado di raccontare quello che si vede, e soprattutto quello che non si vede.

ANNAROSA MACRì, scrittrice e giornalista, dal 1978 lavora in Rai. Ha realizzato numerose inchieste e documentari per la radio e la televisione in Italia e all’estero – “Canada Canada” ha vinto il premio nazionale di regia Valombrosa TV del 1984 e il film “L’isola dei Tigli”, girato in Germania nel 1987, è stato trasmesso con successo dalle televisioni europee. Innumerevoli i suoi servizi per i Tg e le rubriche regionali e nazionali. Ha collaborato all’inizio degli anni novanta con Enzo Biagi a Rai Uno, alla realizzazione de “I dieci comandamenti all’italiana”, “Una storia”, “Il fatto”, di cui ha curato l’ultima edizione con Loris Manzetti. È stata curatrice di “RT – Rotocalco televisivo”, l’ultimo lavoro di Enzo Biagi, e ha realizzato “RT Era ieri”, il programma di Rai Tre che ha raccontato quarant’anni di televisione del grande giornalista. Attualmente collabora con reportages dalla Grecia alla rubrica “Levante” di Rai Tre. Ha pubblicato un romanzo, A Berlino un bounganville, un libro inchiesta I ragazzi di Locri, un omaggio al suo maestro, L’ultima lezione di Enzo Biagi, una raccolta di racconti, Il mercante di storie.

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Carta Vetrata

di Paola Bottero (Sabbia rossa 2013)

pp. 312, ISBN: 9788897656111, € 15,00.

È Agata, collega e amica del protagonista-narratore di carta vetrata, a segnare i confini labili del giornalismo nel pezzo “Aspettando Demi”, pubblicato dopo la sua scomparsa.

Un rapimento in una terra impastata di ‘ndrangheta. La suspense entra nel circo mediatico sempre alla ricerca di nuove storie da dare in pasto all’opinione pubblica, in una corsa contro il tempo che non basta mai, per raggiungere la notorietà.
Un mondo in cui nasce e si consuma il nuovo traguardo della società globale: la spettacolarizzazione televisiva come unico orizzonte per essere. Che è apparire, a qualunque costo.

Protagonista e comprimari di carta vetrata corrono senza fermarsi mai, cercando il proprio spazio in un mondo dove notizie, azioni, idee, personaggi sono usa e getta. Partendo da Reggio Calabria e arrivando fino a Roma, carta vetrata toglie il velo a un mondo che non è fatto solo di passione e dedizione, ma nasconde sotto il tappeto ambizioni smodate e il vuoto di una superficialità trasformata in sostanza. Dove l’unica verità è la finzione.

Ritmo accelerato, in un crescendo che porta all’apnea, guardando dal di dentro la camera stagna che costruisce, giorno dopo giorno, una realtà parallela. Quella mediatica.

PAOLA BOTTERO è nata a Torino il 26 novembre del 1967, dal 2000 ha scelto la Calabria come terra d’adozione. Vive tra Roma e Reggio Calabria. Scrive per varie testate cartacee e virtuali, è autrice e co-conduttrice del programma radiofonico Ossi di Seppia. Giornalista, esperta di comunicazione pubblica e strategica, scrittrice, editrice. Carta vetrata è la sua quarta opera di narrativa, dopo i romanzi Ius sanguinis (Città del Sole, Rc, 2009), Bianco come la vaniglia (sabbiarossa, Rc, 2011), Il fantanoir ’Ndranghetown (Inchiostro Rosso, Agenzia X, Mi, 2011). Ha scritto inoltre a più mani due libri inchiesta: con Alessandro Russo il Diario senza targa (Sabbiarossa, Rc, 2012), viaggio nella buonavita della Calabria; con R. Arena, F. Chirico, C. Riso, A. Russo, La ’ndrangheta davanti all’altare (Sabbiarossa, Rc, 2013), prima raccolta organica sui rapporti tra Chiesa e mafia in Calabria.

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L’ultima indagine del Commissario

di Davide Cammarone (Sellerio 2013)

pp. 160, ISBN: 9788838930836, € 12,00.

Il Cavalier Garbo, commissario di polizia a Palermo, si sveglia ogni mattina con fatica. Forse è la solitudine, forse l’avanzare della sera della vita, ma lo stringe una cintura di tristezza, lo circonda un alone di malinconia. O forse è colpa dell’epoca sua, la Belle Époque morente che in Palermo ebbe una delle fiorite capitali. L’antica, «felicissima» città, ha subito drastici cambiamenti nel suo aspetto. Alla miseria della povera gente che porta più di tutti le ferite aperte dagli sventramenti urbanistici, e alla pigrizia arrogante dell’aristocrazia che impoverisce, s’è aggiunta la spregiudicatezza di una classe nuova di ricchissimi. Così il costume è mutato: più sensibile alle mode, più vizioso. Siamo nel maggio del 1911. In quel di Monreale, a un passo dal capoluogo, è sparito l’agente La Mantia, di recente incaricato di un’azione di infiltrazione nella mafia per mandato della Procura del Re. Il Commissario Garbo scopre subito che un altro delitto importante, finora camuffato da incidente, può essere collegato al fascicolo La Mantia. E dietro il tutto, scompare e compare un altro mistero, ancora più torbido perché stavolta riguarda il Palazzo. L’integerrimo Procuratore del Re Diotallevi aveva subito qualche tempo prima un incomprensibile attentato. Voci che contano, tra il dire e il non dire, l’avevano spiegato con una messinscena della stessa vittima. L’infamante sospetto aveva costretto il magistrato ad abbandonare, in fretta e furia con un trasferimento, le sue inchieste. Se tutto questo si collega, non può che esserci una maledetta commistione: mafia, affari, poteri occulti, indicibili interessi. Come un apprendistato di futuri sviluppi e future raffinate strategie. «I crimini più odiosi si realizzano in silenzio tra un omicidio e l’altro. Era proprio nei tempi di quiete che occorreva occuparsi di quelle ostilità e di quei commerci, se si voleva dare un senso al sangue che di tanto in tanto colava dai marciapiedi». È questa sapienza, di esperto segugio palermitano che agisce in solitaria, figlio di una minoranza religiosa a lungo perseguitata, la guida del maturo commissario. Verso una di quelle rivelazioni che chiudono un tempo per sempre. Il suo. E forse anche il nostro.

DAVIDE CAMMARONE (Palermo, 1966) è giornalista della Rai a Palermo, e autore di romanzi, testi teatrali e saggi. Ha scritto il soggetto e la sceneggiatura di “Ce ne ricorderemo di questo pianeta”, un docudrama dedicato a Leonardo Sciascia. Con la Sellerio ha pubblicato Lorenza e il commissario (2006), Questo è un uomo (2009), I Maestri di Gibellina (2011), L’ultima indagine del Commissario (2013) e Lampaduza (2014).

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