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I 100 anni “da Santa Cruci” di Brattirò

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“A Santa Cruci” compie 100 anni. Di cosa sto parlando? Di un monumento, situato all’entrata del mio paese, Brattirò, più precisamente in via Vittorio Emanuele, a pochissimi metri dal bivio per CapoVaticano. Ai miei compaesani, forse, sarà sfuggito, ma “a Santa Cruci”, come si legge su una  “targa” attaccata sullo stesso monumento, venne inaugurata dai Padri Passionisti in missione, proprio il 26 gennaio del 1913 . Questi frati in quel tempo “sostarono” in molti centri del vibonese e in parecchi paesini lasciarono il segno del loro passaggio, solitamente un monumento da loro costruito. “A Santa Cruci” di Brattirò , oltre che gradevole da un punto di vista estetico e artistico, è uno spazio molto significativo per gli abitanti del paese. Qui, infatti, la Domenica delle Palme, il parroco di Brattirò benedice i ramoscelli di ulivo e le palme. Chi, mi riferisco ai brattiroesi, non ha davanti a propri occhi, la domenica prima della Pasqua, l’immagine del compianto don Giuseppe Furchì mentre, recandosi con i fedeli in processione in questo luogo,  intonava il canto “Osanna al figlio di David, Osanna al Redentor…” e poi, giunto appunto alla “Santa Cruci”, benediceva le palme ed i ramoscelli di ulivo (in alcuni casi si trattava di rami enormi, quasi alberelli…facevamo la gara, da bambini, a chi portava il ramo più grande). E “a Santa Cruci” è anche il punto in cui, fino a non molti anni fa, veniva accompagnato, solitamente a spalla, il feretro per l’ultimissimo saluto ai nostri cari defunti e il punto in cui venivano fatte le condoglianze ai familiari delle persone decedute (oggi, invece, le condoglianze si danno in chiesa dopo la messa funebre).

Il monumento non è  in cattivo stato, ma un intervento di “restyling”, almeno la “pulitura” dell’intonaco, anche approfittando del suo centenario, mi sembra particolarmente opportuno. Restaurare, come pure celebrare, in qualche modo, il centenario di questo monumento il prossimo 26 gennaio credo sia un modo per appropriarsi di un pezzetto della propria identità, della propria storia e cultura. Lancio perciò questa proposta ai miei compaesani, alle istituzioni locali ed al parroco don Sergio Meligrana.

MarioVallone

 

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