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"Illuminazione pubblica drapiese troppo costosa"

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31/03/12. Sempre più pungente Pietro Naso, segretario del circolo drapiese di Rifondazione Comunista (circolo con sede a Caria), il quale negli ultimi mesi è intervenuto più volte nel dibattito politico locale. Dopo la difesa dell’acqua come bene collettivo, la denuncia della cementificazione che continua a verificarsi nel territorio comunale (denunciata da lui in un incontro pubblico) e un intervento all’interno del nostro giornale sulla Variante di Caria (etichettata come “mostruosità”), Naso prende di mira l’illuminazione pubblica nelle 4 frazioni del comune di Drapia (Brattirò, Caria, Gasponi e, appunto, Drapia).

“Un territorio sterminato come è quello di Drapia- afferma in tal senso Naso- con circa 44 chilometri quadrati di estensione, e il vizio dei suoi cittadini di cementificare, legittimamente ma selvaggiamente, ogni dove dello stesso territorio, ha innescato un effetto di spesa che grava notevolmente sul bilancio del Comune e, quindi, di ognuno di noi.” Nel prosieguo del suo intervento il segretario comunista espone in modo ancora più esplicito la problematica da lui sollevata:  “Mi riferisco –dice Naso- all’inquinamento da illuminazione che, tuttavia, preferisco affrontare dal lato strettamente economico e di incidenza sulle casse comunali.”

Per Naso se “ci si sofferma ad ammirare le varie casermette che sono ormai spuntate come funghi nel territorio del comune di Drapia e che spesso e volentieri sono seconde e terze case, anche, di non residenti, ci si accorge, immediatamente, di un loro effetto collaterale (mi scuso per il termine medico): queste case hanno –afferma Naso- una dotazione (fatta col denaro pubblico, quindi di tutti noi) di uno svariato numero di lampioni – il numero varia ed è direttamente proporzionale alla distanza che la casermetta ha dal centro abitato – ci si può quindi imbattere, in case ad es. abitate per venti giorni in agosto che ad esempio si trovano alla periferia ad esempio di Drapia capoluogo e che tuttavia fruiscono di una dotazione ad esempio di nove lampioni, che profondono per 365 giorni all’anno illuminazione e che gravano per 365 giorni all’anno sulle casse del Comune e quindi di tutti noi.”  La segnalazione di Naso trova riscontro nell’evidenza.

Infatti è innegabile che nel territorio di Drapia negli ultimi anni i lampioni si siano moltiplicati; questo è un dato di fatto. Quanto poi alle opinioni, al giudizio di valore, si può -naturalmente- non essere d’accordo con lui, e pensare che tutti questi lampioni siano utili e necessari. Pietro Naso, comunque, non si è limitato solo a segnalare, ma, a coronamento del suo intervento, ha lanciato la sua, semplice e intuibile, proposta per attutire i costi dell’illuminazione pubblica: “Io non dico che queste abitazioni debbano essere lasciate completamente al buio ma si potrebbe, comunque, trovare una soluzione mediana: riducendo il numero dei lampioni, lasciandone per il periodo invernale uno solo davanti alla casetta ad esempio vissuta per soli venti giorni all’anno, e riattivare il resto quando le abitazioni sono vissute in estate.

Di situazioni come quella descritta, a mero titolo esemplificativo, ve ne sono a decine in ogni frazione del nostro comune che, se affrontate, andrebbero a sgravare notevolmente il bilancio della nostra comunità; mi permetto di arguire –aggiunge Naso- che bisognerebbe operare sul pubblico con la stessa diligenza, oculatezza ed accortezza economica con cui si opera a casa propria, dove, ad esempio, se ci si trova tutti in cucina non si tengono accese le luci nel soggiorno, nel bagno e nelle varie altre camere. A pensarla diversamente – conclude il segretario del circolo di Rifondazione comunista- significa ritenere che i bilanci comunali sono costituiti con soldi che a cascata provengono dalla bontà o carità di qualche sconosciuto “Pantalone”; non è così, quel Pantalone che paga siamo noi stessi, meditiamo!”

MarioVallone

 

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