Spazzamento rifiuti Drapia: il macigno di Giuseppe Pietropaolo

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Lista Porcelli, foto pubblicata sul profilo Facebook dello schieramento

Il giorno dopo il mio articolo di denuncia sullo stato di abbandono in cui versa il centro storico di Brattirò le erbacce sono state finalmente tagliate e la zona è stata – più o meno (più meno che più) – ripulita.

Ovviamente si tratta solo di coincidenza: se non ci fossimo indignati sarebbero intervenuti lo stesso.

Sulla vicenda verde pubblico torno quest’oggi per dare spazio a un mio lettore: Giuseppe Pietropaolo, il quale mi ha scritto un intervento, pregandomi di pubblicarlo –  firmandosi “ex spazzino della società cooperativa Terranostra”.

Pietropaolo, che saluto e ringrazio per l’attenzione, ora vive in Piemonte ma fino a non molto tempo addietro lavorava – appunto – presso la cooperativa Terranostra, che si occupava del servizio di spazzamento dei rifiuti e cura degli spazi pubblici nel comune di Drapia, e si era inoltre candidato alle ultime elezioni comunali nella lista risultata sconfitta.

Nell’ultimo anno – lo ricordiamo –  il servizio spazzamento nel territorio comunale è stato affidato ad altra ditta.

Pietropaolo vuole dire la sua sulla problematica e denunciare alcune – definiamole anomalie – oltre che togliersi qualche sassolino dalle scarpe, anzi – come dice lui – un macigno.

“La scorsa estate – scrive Pietropaolo – i miei occhi hanno visto cestini dell’immondizia nelle piazze e parchi giochi colmi di spazzatura, pulizia delle strade molto approssimativa, montagne di sacchi neri nei pressi della piazza Mazzitelli di Caria quasi sempre ricolmi di sfalci d’erba”.

E qui Pietropaolo segnala una prima importante “anomalia” aggiungendo: “Se sfalci l’erba e la metti nel sacco nero la conferisci come indifferenziato e quindi il costo è a totale carico delle tasche di noi cittadini di Drapia”.

Prosegue l’indignato cittadino entrando più nello specifico: “I miei occhi hanno visto, anzi non hanno visto,  i 2 operatori addetti allo spazzamento previsti da capitolato nei mesi di luglio, agosto e settembre, in quanto nella frazione Caria avrebbe dovuto esserci un operatore martedì, giovedì e sabato, invece i miei occhi lo vedevano solo il martedì e il venerdì.”

Lo sfogo di Pietropaolo non è affatto rivolto ai lavoratori della nuova ditta, come egli stesso tiene a precisare, ed io, Mario Vallone, tengo a precisare con lui: “Il mio non vuole essere un attacco all’operatore addetto al servizio, anzi per questa persona provavo compassione quando lo incontravo e lo vedevo costretto a spostarsi a piedi (per la verità più recentemente in bici e mi sono venuti in mente i poveri ragazzi di colore della Piana) da una frazione all’altra o raccogliere immondizia a mani nude”.

Una disorganizzazione quindi, ravvisata dal Pietropaolo, ma anche responsabilità da parte di chi dovrebbe vigilare e predisporre al meglio risorse umane disponibili: “Ho visto percettori del reddito di cittadinanza espletare lavori di sfalcio in luoghi di competenza della ditta che ha appaltato i lavori (via Chiesa, “giardino” posta, “maliozzi” in via Duomo, Via Regina Elena e venerdì 26 ottobre anche aree verdi cimitero). Se stiamo pagando la ditta per fare questi lavori perché si devono utilizzare i percettori del reddito? Non si possono mandare quest’ultimi a pulire aree che non sono di competenza della ditta appaltatrice, come ad esempio, la cosiddetta Fontana Vecchia di Brattirò? Tra l’altro lavori – afferma sempre Pietropaolo – appaltati con un ribasso inferiore all’1% (si, si l’1%: cose da non credere, eppure è successo un miracolo!) Ritengo che se fai un ribasso di tale portata, se partecipano altri, sei sicuro di perdere, oppure al contrario…”.

Lascia tre puntini sospensivi Pietropaolo dopo quest’ultima affermazione (ribasso dovrebbe essere leggermente diverso da quello indicato da lui ma comunque molto vicino), per poi rivolgersi a “tutti quei fotografi che durante la campagna elettorale si apprestavano a pubblicare foto di sacchi della spazzatura strappati dai cani o dell’erba che superava i 10 cm: che fine hanno fatto? Si sono rotte le fotocamere? Sono stati colpiti da cataratta?”.

Infine alcune domande esplicite di Pietropaolo rivolte agli amministratori, facendo nome e cognome, riferendosi al primo anno del loro mandato, periodo in cui egli – come detto – prestava servizio presso Terranostra: “Al sig. sindaco, che si occupava del bicchiere e il piatto di plastica nella fioriera durante i 3 giorni di fiera dei SS medici (quando bisognava raccogliere tonnellate di immondizia, ma il problema era qualche bicchiere di carta); al sig. assessore all’ambiente (super assessore ndr) Matteo Mazzitelli, che allo scrivente, nel mentre si svolgeva il servizio di spazzamento ha mandato la guardia comunale per appurare dove si trovava (paesi, orari, etc); al consigliere Di Bella, che si occupava delle schegge di vetro invisibili nel parco di Gasponi; al consigliere Carlino che si preoccupava tanto delle foglie che ostruivano le grate e dello scheletro del topo morto (ricevo telefonate urgenti alle 20.00!)”.

Leggendo la testimonianza di Pietropaolo non posso non rimanere costernato e dargli la mia solidarietà. Mi chiedo, qui sono io a parlare, Mario Vallone: ma i nostri amministratori sono sempre così solerti e precisi? Lo sono oggi, con questa nuova ditta, o lo sono stati solo in passato con la precedente? Ma soprattutto: sono così attenti e precisi, desiderosi di tutelare interesse pubblico e non sperperare denaro, ogni qual volta vengono affidati incarichi e lavori di decine di migliaia di euro? Anche in questi casi scandagliano e vedono la scheggia di vetro o il brandello di plastica?

“Carissimi – conclude in tal senso Pietropaolo rivolgendosi sempre agli attuali amministratori – ora cosa state guardando, la luna? Perché volgete lo sguardo altrove? Perché non usate la stessa solerzia e la stessa pignoleria di qualche mese addietro? Bella la politica di cu nuju pozzu, cu mugghierima pozzu. Scusate – conclude Pietropaolo – ma il macigno nella scarpa mi faceva male”.

MarioVallone

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