Le serate

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“Il recupero della Memoria” – Pasquale Vallone 2008 (vai al precedente post sull’argomento)

Cap. 1.1 – RITRATTO DI VITA DELLA CIVILTA’ CONTADINA A BRATTIRO’

Le serate

Nelle lunghe e fredde sere, specialmente d’inverno, dopo la frugale cena, per lo più a base di pane di farina cucinato in una teia “‘a pitta” e verdure “jerb’i margiu” bolliti e conditi con olio di oliva, ci si riuniva attorno al bracere.

Tutto questo avveniva fino alla fine degli anni ‘50, prima dell’avvento della televisione…

Le donne filavano o rammendavano vestiti e sacchi o cucivano alla luce di un lume a petrolio (nelle case di campagna) o della luce elettrica in paese. Gli uomini erano intenti a fare corde di sparto secco e rammollito (gutimu), opportunamente intrecciato, o di canapa da usare come finimenti per attaccare gli animali (mucche, asini, cavalli…) al carro o al carrozzino o per sellarli e guidarli.

Spesso si usava fare il giro delle case dei parenti e degli amici per trascorrere la serata.

A volte parecchie famiglie si riunivano insieme in una sola camera, cambiando di sera in sera, con il rispetto e una cordialità reciproci notevole e patriarcale.

Al lavoro alacre e fruttuoso delle mani che percorrevano la lunga faticosa tela o intrecciavano la canapa e lo sparto si mescolavano i racconti, i motti di spirito, le leggende.

I ragazzi stavano assorti ad ascoltare il linguaggio compassato e lento dei vecchi, condito coi motti di spirito molto espressivi nel bel vernacolo.

I racconti dei briganti, le favole e quant’altro rivivevano nella fantasia e fugavano il sonno dai loro occhi.

Alla fine della serata il commiato: “bona sira vi dissi quandu vinni; bona sira e saluti e jamuncindi!”.

Pasquale Vallone

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