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Il messaggio di Andrea Runco

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La presentazione del libro “Angeli giustizieri” scritto da Andrea Runco (Mario Vallone Editore).

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Andrea Runco non è nuovo ad impegni di questo genere. Col fratello Salvatore ha condotto una ricerca storica sui Casali di Filandari, già pubblicata, e rivela la passione dei due fratelli per la storia locale.

Anche questa fatica scritta da Andrea non tradisce il suo amore per la storia, che, però, rappresenta solo lo spunto della narrazione e si sviluppa in un’opera creativa, dove fantasia, principi morali ed un’ampia conoscenza delle varie culture e della storia si contemperano.

Nell’opera non bisogna ricercare esclusivamente la veridicità storica assoluta o la precisione minuziosa degli accadimenti e dei fatti di cronaca citati, in quanto questi dati, nell’economia della stessa, sono mezzi per dare corpo al racconto.

I riferimenti ai fatti sopra detti sono liberamente elaborati.

Alcune commistioni e intrecci di vicende vogliono rappresentare un aspetto comune: la malvagità umana non ha nazionalità o razza, ma i suoi fautori approfittano di ogni situazione per farla crescere e trionfare dovunque.

Meritevoli di attenzione sono le descrizioni di luoghi ed oggetti, che rivelano l’attenzione dell’autore per i particolari e non sono fine a se stessi, ma risultano funzionali alla narrazione.

È pur vero che si nota la ripetitività di qualche azione, che potrebbe sembrare un po’ artificiosa, ma lo scopo dell’opera e i principi, su cui si fonda la visione della vita di Andrea, giustificano queste situazioni.

La materia del racconto è molto ricca e potrebbe sembrare eccessiva, ma si comprende se si considera che l’artefice ha voluto abbracciare nella stesura le sofferenze di tutta l’umanità, che, a qualsiasi latitudine, sono determinate da fattori comuni: l’egoismo, il profitto ed il disprezzo del prossimo mascherati ipocritamente con nomi che dovrebbero rappresentare l’ispirazione ad un ideale superiore.

Quello che risalta nel racconto è la sua fede, che avendo come guida il Credo Cattolico, esprime ed auspica ottimisticamente un futuro migliore per l’umanità, che, come spesso viene riferito dai protagonisti, non ha fatto tesoro delle esperienze del passato.

L’ideale esempio che ha dato impulso all’opera è il poverello di Assisi, dove è anche ambientato una parte del finale del libro.

L’auspicio di Andrea è quello dell’unificazione, se non dei Credi Religiosi, del perseguimento degli ideali che si ispirano al bene collettivo ed alla pacifica convivenza tra i popoli, fondato sulla ferma convinzione, che nessuna violenza e nessuna ingiustizia può essere ammessa da Dio, qualunque sia il nome con cui lo si invochi.

Mi fermo a queste brevi considerazioni per non togliere ai fruitori dell’opera il gusto della scoperta nella lettura e la libertà di fare una valutazione personale della stessa.

Raffaele Barbuto

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