Complimenti e ringraziamenti a Michele Furchì

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Gremitissimo il salone dei locali parrocchiali di Santa Domenica di Ricadi, domenica scorsa, per la presentazione del libro “Una vendetta sbagliata. Campo e Barraccoti”, scritto da Michele Furchì.

Il volume è stato pubblicato pochi giorni fa da Mario Vallone Editore, il quale ha moderato il dibattito.

“Dopo il suo primo libro, “Cinanca”, scritto nel 2007 – si legge nella quarta di copertina del libro –  Michele Furchì continua scrivendo altri due libri. “Celestino e la maledizione del latte” e “L’uomo che prevedeva il futuro”, ben conosciuto ed apprezzato in tutta Tropea e dintorni. Ma tutto ciò non basta all’insaziabile Furchì che, con la solita voglia di raccontare, mette nero su bianco creandone ancora un quarto. Questa volta ha voluto “esibirsi” in uno spettacolare racconto di fatti che nel passato hanno suscitato motivi di odio e amore, trascinando delle creature innocenti ed innamorate sull’orlo del precipizio dove li attendeva, a braccia spalancate, l’inesorabile bacio della morte. In questo romanzo troverete fatti riguardanti le condizioni di assoluta miseria che inducevano gli uomini a schierarsi, come lupi famelici, gli uni contro gli altri alla ricerca disperata di strategie che ne consentissero la sopravvivenza. Campoti e Barraccoti si scontravano quotidianamente imponendo, con la loro prepotenza, la supremazia sui contadini che, già afflitti per il loro scarso raccolto, dovevano comunque pagare una quota alle nascenti associazioni malavitose.”

Sono intervenuti durante la presentazione, al tavolo dei relatori: Franco Saragò del circolo Legambiente di Ricadi; il sindacalista Ennio Furchì; lo storico don Pasquale Russo.

Saragò ha incentrato il suo intervento sul rapporto di amicizia che lo lega all’autore e sull’enfasi che Furchì impiega nella descrizione dei luoghi e dei personaggi.

Ennio Furchì ha messo in evidenza il rapporto d’amore tra i due protagonisti del volume e la personalità di alcune figure presenti nel racconto. Su tutti: la madre del protagoni; e il “puparo”che, specie in una fase del racconto, manovra i fatti e le circostanze.

“Lo sfondo di questo romanzo – ha spiegato ai presenti don Pasquale Russo – è la società locale del primo Novecento. Non è storia. Mancano i documenti, le verifiche, le interpretazioni. E’ cronaca rivisitata fantasticamente tenendo presenti fatti e personaggi reali. Non c’è nostalgia per il passato di povertà e soprusi – ha aggiunto don Russo –  ma sconcerto e amarezza per l’appannarsi e la scomparsa di valori fondamentali della comunità. Si tratta di una realtà rurale che obbedisce a codici atavici che i tempi dissolvono nelle contraddizioni crescenti, una struttura sociale arcaica che non riesce a produrre uno statuto giuridico di garanzie, una realtà sociale fondata sulle relazioni e non sulle competenze e sui ruoli. Lo sguardo di Michele si pone con partecipazione e passione sul piccolo mondo paesano come per accompagnarne l’uscita verso un mondo più giusto che non perda però l’umanità che lo sostiene.”

Ha concluso la serata, dopo un partecipato dibattito con il pubblico, un emozionatissimo Michele Furchì al quale la sua comunità di appartenenza ha reso un magnifico omaggio riempiendo la sala ed esternando verso l’autore ripetuti complimenti e ringraziamenti.

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