San Bruno: cent’anni di solitudine

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San Giovanni
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San Bruno: Cent’anni di solitudine (parte prima)

Correva l’anno 1894  – Per far fronte al disavanzo del bilancio un regio decreto impone, a camera chiusa, inasprimenti fiscali. Vengono aumentati il dazio doganale sul grano (portato a 7,50 lire a quintale) e sullo zucchero e la tassa sull’alcool; sono introdotti un dazio sul cotone greggio, una tassa sulla fabbricazione dei fiammiferi e una sul consumo del gas e dell’elettricità per l’illuminazione privata.

-L’annoso problema della scuola viene affrontato dal ministro della p.i. Baccelli.

Il marxismo del tempo vedeva la riforma della scuola come qualcosa che doveva andare di pari passo con il progressivo superamento del modo di produzione capitalistico, Baccelli, al contrario, si proponeva di costruire una scuola che per quanto moderna fosse funzionale al sistema di rapporti sociali di produzione a lui contemporanei.

-Nello stesso anno, a Biella-Oropa, Guglielmo Marconi apprende delle esperienze di Hertz e intuisce l’utilizzazione delle onde radio. Marconi dirà in seguito: …tra quei monti d’ Oropa mi venne un’idea fantastica, quell’irradiazione poteva essere aumentata, sviluppata e controllata, e mi parve così tanto elementare che non potevo pensare che altri tanto più maturi e dotti di me non l’avessero mai intuita, partorita la stessa mia idea, invece… era proprio così, nessuno ci aveva mai pensato”.

San Bruno
San Bruno

Fin qui la storia dei grandi eventi, quella scritta e passata ai posteri, mentre i piccoli eventi; quelli che di solito segnano l’evolversi quotidiano della vita popolare, restano  ignorati dai più. Comunque, mentre il Governo si adoperava a contenere il disavanzo del bilancio e Marconi, deriso in patria, cercava comprensione a Londra, nella Certosa romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, uno dei sagrestani, nella notte tra il 3 ed il 4 giugno, era  impegnato nella pulizia dell’altare e, approfittando della momentanea disponibilità di un’alta scala a pioli, si apprestava ad eseguire anche la pulizia della preziosa statua marmorea di San Bruno. Trattò la statua con maestria applicando una miscela detergente preparata personalmente. Dosava meticolosamente il bicarbonato di sodio con altri componenti secondo una formula segreta ereditata dal nonno; anche lui sacrista.

La preziosa statua, posta in una nicchia eseguita dall’architetto Luigi Vanvitelli -nell’entrata della basilica a mano destra- era stata commissionata nel 1796 all’artista francese Jean Antoine Houdon, dal Procuratore Generale dell’Ordine Nicolò Boucherat. Nella stessa commessa era compresa anche un’altra statua raffigurante San Giovanni Battista, e quest’ultima venne collocata nella nicchia gemella sempre del Vanvitelli; che giaceva vuota di fronte a quella di San Bruno.

Non sappiamo perché la statua del Giovanni e il corrispondente modello in scala ridotta, furono realizzati solo in gesso e così consegnati al committente. Sappiamo invece che il sacrista, terminata la pulizia della statua marmorea di san Bruno, fece per spostare la scala al lato opposto per dare una spolverata alla statua del Giovanni ma, nella rotazione, perse il controllo dell’attrezzo che s’inclinò sulla destra rovinando verso terra. Nel cadere colpì il braccio teso della statua del santo in gesso la quale, già minata alla base da un’incipiente umidità, si abbattè in avanti finendo in frantumi sul pavimento. Da quel momento la statua di San Bruno -dopo un secolo di vicinanza a quella di San Giovanni- iniziò una lunga  “solitudine”,  finché il 30 di gennaio del 2007 (…)

– Ma questo lo scopriremo nella seconda parte.-

                                              (Curiosità tra storia e leggenda di Girolamo Onda)

 

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