Zungri in festa per l’amata Madonna della Neve

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La comunità di Zungri dal 3 al 5 agosto  come ormai accade da secoli, celebrerà l’attesa festa della sua Madonna della Neve.

Il culto a Zungri verso la Vergine della Neve è documentato fin dal 1643. In un documento, in aggiunta alla Parrocchia S. Nicola, è citata la beata Maria Nives del casale di Zungri. È da ritenersi quindi che già da quel periodo è iniziata la grande devozione per la Madonna della Neve. Impressionante, in senso positivo, il culto e la devozione del popolo zungrese verso questo titolo. Grandissima è la devozione verso il miracoloso quadro, venerato come Madonna della Neve che è conservato gelosamente, incastonato all’altare maggiore, nella splendida chiesa a lei intitolata, elevata a dignità di Santuario Mariano Diocesano grazie all’impegno del giovane parroco don Felice La Rosa il 16 luglio 2006 da mons. Domenico Tarciso Cortese. Sul quadro della Madonna della Neve si hanno pochissime notizie, storie e leggende varie, ma nessun documento che ne attesti la provenienza e l’autore. Secondo degli esperti d’arte il quadro è di grandissimo valore artistico. Secondo la tradizione locale, il quadro fu trovato in una siepe ricoperta di neve, proprio dove ora sorge il Santuario; fu portato nella Chiesa madre, ma durante la notte, miracolosamente, ritornava nel posto del ritrovamento proprio a simboleggiare che in quel luogo doveva essere custodito e venerato. Il culto verso la Madonna della Neve ha avuto origine a Roma sul colle Esquilino dove oggi sorge la grandiosa basilica di Santa Maria Maggiore. La tradizione vuole che sul colle romano, nella notte tra il 4 e 5 agosto 356 sotto il pontificato di San Liberio, la Madonna apparisse oltre che al Santo, ad un nobile romano chiedendogli di vendere le sue ricchezze e di costruire un santuario a lei dedicato sulla sommità del colle Esquilino. Colle, che nel sogno appariva ricoperto di neve. Al mattino del 5 di agosto si constatò che sul colle era davvero nevicato, perciò il Papa diede ordine di costruire sul perimetro innevato una chiesa che da lui prese il nome di Liberiana, e in riferimento al miracoloso episodio della nevicata, di Santa Maria ad Nives. Chiesa che venne poi distrutta e sullo stesso suolo venne poi edificata la più grande ed imponente basilica di Roma dedicata alla Madonna: Santa Maria Maggiore. Ritornando a Zungri, alcuni sostengono che la tavola abbia avuto origine in una delle botteghe del grande Raffaello. La configurazione e disposizione delle figure richiama moltissimo infatti “la sacra famiglia” opera di Raffaello, custodita al Louvre di Parigi.  Anche se l’autore non è certo, tre cose sono certe per quanto riguarda il quadro della Madonna della Neve: la sua bellezza, il suo valore e il grandissimo attaccamento e la grande venerazione di Zungri.

Facciata del Santuario Illuminata a festa- anno 2013

 La Madonna della Neve, dipinto, olio su tavole, infonde tanta gioia e serenità in chi lo guarda; la Madonna, con lo sguardo soave sul suo Figliolo, seduta, sostiene in piedi Gesù, il quale accarezza il volto di Giovanni Battista che è seduto sulle gambe della mamma Elisabetta, in ginocchio. Nella parte superiore del dipinto è evidenziato (a sinistra di chi guarda) un piccolo riquadro con dei colli innevati, attraversati da un ruscello. Il riferimento è certamente il colle di Roma dove sorge la Basilica di S. Maria Maggiore. Il valore del quadro di Zungri, di forma quadra, dalle dimensioni di 1 metro per 1 e 30, si è accentuato ancora di più nel 1914. Anno in cui, con decreto del Capitolo Vaticano, sul quadro furono poste due corone di oro massiccio e incoronati la Madonna e Gesù Bambino, dal vescovo della diocesi di Mileto Mons. Giuseppe Morabito. L’oro perla fusione delle due corone fu offerto dalla popolazione zungrese.  Tra un anno esatto dunque Zungri celebrerà il primo Centenario dall’incoronazione  del miracoloso quadro, evento che certamente verrà commemorato con la dovuta solennità.

Tratto dal libro di mons. Aurelio Sorrentino “Maria SS. della Neve Patrona del Popolo di Zungri”,  trascriviamo la relazione del professor Pietro Barillà del 13 Ottobre del 1913, che accompagnò la petizione al Vaticano per l’incoronazione del quadro della Madonna della Neve nel 1914.

“Se dico che a Zungri, ridente paesello nell’altopiano Monteleonese, esiste una antica pittura di rara bellezza, potrei, solo in buona fede, ingannare i cultori di siffatte cose. Ma l’ardente desiderio, che sempre mi commuove e mi spinge alla ricerca delle cose d’arte,mi giustifica e mi scusa anche se la mia modesta impressione sulla pittura di Zungri sia del tutto errata. La pittura sacra, destinata purtroppo a scomparire per il modo barbaro com’è conservata, rappresenta una conversazione dipinta su tavola: è l’espressione di un momento di pura bellezza e per l’ingegnosa composizione delle figure e per la tenue luce dorata che dà più originalità all’affettuosa adunanza sacra.Colla scorta ed il pensiero delle pitture antiche che ho potuto osservare nelle diverse pinacoteche, è che mi propongo di dire il mio modesto parere sulla tavola di Zungri,sicuro di non allontanarmi tanto dalla verità. Da quello che mi dicono i vecchi del paesello, ho potuto stabilire che la tavola appartenesse all’antica città di Mesiano interamente distrutta e che rinvenuta fra i ruderi la pittura fu oggetto di strane leggende. Nulla esiste che possa identificare la pittura, di forma quadra, dalle dimensioni di 1 metro per 1 e 30,in cui le figure raggruppate in maniera classica fanno ricordare le composizioni dei quadri sacri appartenenti a quel glorioso periodo della rinascenza. E siccome qualche mano sacrilega e inesperta ha temerariamente cercato di restaurare le spaccature della tavola stessa, e senza accorgersene faceva opera di distruzione, tagliando e modificando alcune parti, pur nondimeno in quelle intatte si scorge ancora una sobrietà sorprendente di colorito, con espressione improntata a puro realismo, non privo certo di un soffioni vita ideale. Io penso ad un grande artista del secolo XVI educato ai puri modelli dell’antichità non tralasciando i cartoni dei maestri toscani. E non voglio troppo indugiarmi in vane ricerche per sapere in che modo si sia potuto trovare nella modesta chiesetta di Zungri, e non voglio intemperie e alla stregua dei racconti più o meno immaginari e ritengo perciò sufficiente la diretta osservazione della pittura. La tavola rappresenta la Madonna col Divino Gesù, S. Elisabetta col piccolo Giovanni Battista. Sono in una lieta familiarità e paiono vivere in un’intensa vita terrena ma coll’animo trasportato a più rare estasi divine. La Madonna, seduta, guarda amorosamente il Figlio che tiene fra sé, sicuro e ben certo, nell’atto che affettuosamente carezza il compagno di trastulli. Questo dalle braccia della madre prostata e piena di umiltà, cerca ad avvicinarsi al Divino Gesù, sorridendo e con infantile amorevolezza. La scena è una rara poesia di vita domestica, umile e semplice, in cospetto della natura. La madonna veste un manto azzurro ampio, a pieghe larghe e le vesti di porpora staccano intonatissime su di un drappo di smeraldo, all’estremo del quale, in piccole proporzioni, si apre un paesaggio di colli: silenzioso scorre un rivolo d’acqua e un alberello si protende nel cielo aurato di tramonto. Dalla bottega del divino Urbinate molte di queste opere sono uscite, e ancora vivono conservate all’ammirazione di tutti. Vivono tante espressioni di divine femminilità, in cui il maestro Perugino fa predominare l’espressione celestiale su quella terrena; il divino e più che l’umano.

Vivono queste figure della grande aurora fra noi, vivono disperse per ogni dove;incoronate di oro e di gemme sugli altari dei grandi templi, velati di ricchissimi veli, nascoste nelle case dei ricchi collezionisti, esposte nelle grandi gallerie e musei del mondo. Vivono ancora sperdute nelle povere e solitarie chiese dei villaggi alla mercé del buon parroco e alla gratitudine di qualche mecenate. E alla Madonna di Zungri è toccata questa sorte, e quel che peggio abbandonata alla tarla e qualunque intemperie. Eppure Essa è la madre di tutti quei poveri fedeli, la Regina che spande grazie e che soccorre, è la Vergine dolce e pia dei poverelli. E io stesso li ho visti inginocchiati uomini, donne, vecchi e fanciulli preganti con misticismo sublime e con umile rassegnazione. Ho detto quello che ho sentito guardando la Madonna di Zungri e se avessi potuto esprimermi con la grazia e penetrazione di un competente più provetto, avrei senza dubbio aggiunto ancora parole nuove alla mia disadorna descrizione che avrà il solo merito di essere sincera.”                        

    prof. Pietro Barillà Roma 15 Ottobre 1913

Solenni, commoventi e molto partecipati i festeggiamenti  che ogni anno si tengono in questo periodo in onore della Madre della Neve ,  preceduti da un novenario che ha inizio la sera del 27 di luglio,  e  che raggiungono poi l’apice nella giornata del 5 di agosto, giornata in cui tutto a Zungri si ferma per onorare la Mamma “bella e bianca” della Neve. Il bellissimo quadro, come detto, è incastonato all’altare maggiore del santuario. Il 5 di agosto per tutte le vie del paese, a mezzogiorno, con una solenne e partecipata Processione che dura parecchie ore sotto un sole cocente, è portata una copia del miracoloso quadro, altrettanto bella. Personalmente consiglio ad ogni devoto della Madonna di partecipare almeno una volta alla Processione del 5 agosto a Zungri per rendersi conto del grande attaccamento di questa popolazione verso la Vergine della Neve. 

“Tu della Vita il Golgota

Irradia o tutta bella

Sollevaci all’Empireo

Oh Mattutina Stella”

 SERVIZIO a CURA di FRANCESCO PUGLIESE

5 agosto 2012 l'uscita del quadro dal Santuario per la processione
Processione del 5 agosto in Piazza Umberto I
L'omaggio degli zungresi
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