Perché gli amministratori drapiesi ignorano il regolamento sulla partecipazione popolare proposto più volte da associazioni del comune? Qual è la motivazione alla base di questo atteggiamento?
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Perché si tratta di uno strumento disfunzionale rispetto agli obiettivi dei satrapi che – ormai da lustri – si sono impadroniti del Comune, in quanto presenta due “difetti” non di poco conto:
1) è “un’opera” realizzabile in pochissimo tempo e a costo zero (a ciò si potrebbe, tuttavia, ovviare incidendo i caratteri su lastroni o su “totem” di cemento armato);
2) potrebbe aprire pericolosi varchi alle incursioni di chi ancora si ostina a non capire che è consigliabile “non disturbare il manovratore”, rischiando di mettere in seria crisi il modello che ha eletto la “pagghjalora” a luogo deputato all’assunzione delle decisioni concernenti la gestione della “res publica” (e quì, purtroppo, rimedi non ce ne sono).
Mi si consenta di indicare per nome le formazioni sociali che hanno (ripetutamente) sollecitato l’adozione del regolamento in parola: Comitato Civico “Impegno Sociale” e Associazione “Drapia in Europa”; alle altre – in primis ai partiti politici “operanti” sul territorio, in particolare quello in cui militano i massimi rappresentanti dell’Amministrazione comunale – la questione pare non interessare.
Saluti.
Guido Di Bella