Sequestro Alaco: “Finalmente! Era ora!”

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24/05/12. «Finalmente! Era ora!». L’espressione di gioia per il sequestro dell’invaso dell’Alaco arriva anche dalle fila dei movimenti politici. Mirko Tassone (Al lavoro per il cambiamento), consigliere comunale di minoranza, esterna la sua soddisfazione alla notizia dell’avvenuto sequestro del lago Alaco da parte della Procura della Repubblica di Vibo. «La notizia del sequestro dell’invaso dell’Alaco – sostiene Tassone nel comunicato diffuso alla stampa – che rifornisce di acqua 80 comuni calabresi, tra i quali, anche, Serra, consente, da una parte, di tirare un sospiro di sollievo, dall’altra, fa lievitare l’apprensione e le preoccupazioni dei cittadini/consumatori che, ormai, da anni, utilizzano quell’acqua per bere, cucinare, lavarsi etc.».

L’esponente del movimento “Al lavoro per il cambiamento”, usa parole dure nei confronti della politica, asserendo che la stessa, nel prosieguo della vicenda abbia avuto un «ruolo marginale e subalterno», nonostante tutti sapessero ormai che quell’acqua, che usciva dai rubinetti di 80 comuni, non era buona. «Eppure, che l’acqua non fosse buona, – continua Tassone – ormai lo sapevano tutti o quasi, forse, anche qualche amministratore comunale che invitava i cittadini a bere dal rubinetto».

Come ricorda l’esponente di “A lavoro per il cambiamento”, l’incriminato invaso dell’Alaco, in fase di campagna elettorale per le amministrative dell’anno scorso, era stato da tutti utilizzato come espediente per racimolare voti. Infatti, divenuto serio il problema dell’acqua, dai palchi tutti i candidati promisero di adottare i giusti provvedimenti per recedere dal contratto con Sorical. «Il più originale, – rincara il consigliere di minoranza – quello con la ricetta più persuasiva e convincente era stato, però, l’attuale sindaco, il quale aveva promesso un carico di picconi da consegnare ad “esperti boscaioli”, i quali, nelle vesti di rabdomanti avrebbero dovuto trovare l’acqua, incanalarla e portarla nelle case dei serresi».

Finita la campagna elettorale, come di consueto, puntualmente gli amministratori hanno disatteso le loro promesse, facendo passare in secondo piano la salute dei cittadini che fortemente avevano gridato la loro volontà di non dipendere più da Sorical.

«Parafrasando Rino Gaetano, – sostiene ancora Mirko Tassone – gli attuali amministratori “partiti incendiari e fieri, sono arrivati pompieri”, nel senso che appena si sono insediati, non solo, non hanno affrontato il problema, ma lo hanno addirittura negato, in perfetta sintonia con quanto fatto, anche, prima del 2011».

All’indifferenza degli amministratori odierni Tassone accoda anche quella dei precedenti, che in egual misura non hanno dimostrato nessuna voglia di risolvere un problema serio quanto quello rappresentato dai rischi che comportava l’uso umano dell’acqua dell’Alaco.

«La verità, però, è un’altra. A sollevare il caso, – sottolinea Tassone – facendolo entrare nell’agenda politica è stato un solo consigliere comunale, ovvero il sottoscritto, il quale, in tempi non sospetti e in particolare il 9 luglio 2008 presentava una richiesta di accesso agli atti relativi alle analisi delle acque erogate nel territorio comunale. Infatti, in data 5 agosto dello stesso anno, presentata un’interrogazione indirizzata al sindaco, dopo qualche giorno è stata diramata un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua».

Secondo quanto ha riportato nel suo comunicato l’esponente di “Al lavoro per il cambiamento”, le altre interrogazioni portano le date del 2 settembre 2009; 20 luglio 2010; 1 agosto 2011. Inoltre, il consigliere di minoranza ci tiene ad evidenziare che  nell’indifferenza di molti, il 16 dicembre 2011, ha denunciato pubblicamente il contenuto della convenzione con la quale in cambio di 30 mila euro il comune rinunciava a tutte le controversie pendenti con Sorical.

«Che dire poi dei big della politica, – si sfoga in ultimo Tassone – come i consiglieri regionali, i quali, nonostante Sorical sia una società le cui azioni sono detenute al 51% dalla Regione Calabria, non si sono preoccupati di presentare neppure una semplice interrogazione per cercare di far luce su una vicenda che riguarda, in fin dei conti, la salute dei cittadini».

Pertanto, Mirko Tassone invita ora a riflettere «chi ha, subdolamente, insinuato che l’acqua fosse artatamente colorata per screditare l’amministrazione e chi, irresponsabilmente, ha invitato i cittadini a bere dal rubinetto dovrebbe avere il pudore di chiedere scusa e dimettersi o per lo meno di tacere».

Bruno Greco

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