Omaggio ad Agostino Pantano

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11/05/12. Lo scorso 1 aprile si è spento l’avvocato Agostino Pantano, studioso e storico di San Nicolò di Ricadi, nonchè ex Segretario Generale del Consiglio Regionale della Calabria. Allora ho  ricordato questa straordinaria personalità, scrivendo un articolo su questo portale e sulle testate con le quali collaboro (Il Quotidiano della Calabria, Tropeaedintorni.it, Tropeaedintorni mensile).

Nei giorni scorsi ho riletto la Guida su Ricadi-Capo Vaticano, lavoro meticoloso, completo e documentato che egli aveva pubblicato tre anni fa. Per ricordare Pantano e per rendergli omaggio  vi propongo qui di seguito l’introduzione di questo libro, firmata dallo stesso autore.

Nello scritto, in pochissime pagine Pantano ripercorre la storia dello sviluppo turistico di Capo Vaticano e quindi  degli scempi ambientali e paesaggistici perpetrati nel corso degli anni, azioni che hanno rallentato questa corsa, gettando le basi per la distruzione delle ricchezze che madre natura aveva conferito a questa terra.

Spero (mi rivolgo soprattutto alle istituzioni) che Agostino Pantano non venga dimenticato.

E’ stato uno studioso vero, un dirigente onesto della Regione Calabria e un amante di questi luoghi.

Mario Vallone

Dopo una pausa durata oltre un millennio, finalmente negli anni sessanta gli abitanti del comprensorio di Capo Vaticano riscoprono il mare. Contagiati da qualche sparuto viaggiatore del nord, essi ritornano sulle spiagge  apriche e solatie di Santa Maria, di Grotticelle, di Torre Ruffa e di Ricadi. Sono anni in cui anche la stampa nazionale  ed estera comincia ad interessarsi  alla Calabria ed in particolar modo ai luoghi di vacanza, come Tropea e Capo Vaticano. Nel 1965 per la prima volta, infatti, anche l’Associazione Turistica “Pro Tropea” pubblica un opuscolo in quattro lingue  in cui vengono descritte le stupende spiagge di Tropea, di Capo Vaticano e di Parghelia. Attratti dalle decantate meraviglie, incominciano allora  ad arrivare i primi turisti i quali, mentre esaltano le bellezze naturali ed il mare incantevole, sono costretti a constatare non solo la mancanza  di posti letto, ma anche  dei più elementari servizi necessari ad una convivenza civile.

Inizia allora da parte degli abitanti della zona una corsa sfrenata alla costruzione di case, di ville, e di alloggi vari in un modo talmente disordinato e caotico da riuscire spesso a distruggere posti bellissimi e panorami stupendi. Ma l’anno primo del turismo di massa può essere considerato il 1969. In quell’anno il movimento turistico fu talmente imponente da coinvolgere anche i più distratti ed i più scettici. Fu tanta, infatti, la folla che nel mese di agosto invase le nostre spiaggie che mancarono non soltanto di posti letti, ma anche di generi alimentari nei negozi, i giornali nelle edicole, i francobolli negli uffici postali, le cabine telefoniche nelle piazze. Da un depliant pubblicato alla fine  degli anni ’70 dalla “Pro  Capo Vaticano”, sappiamo che gli esercizi ricettivi e pararicettivi ammontavano a 9 camping-villaggi, 8 camping, 2 hotel, 3 alberghi, 6 pensioni, 5 villaggi e 1 residence. Nel 1972 io stesso diedi alle stampe un volumetto intitolato “Capo Vaticano nella leggenda, nella storia e oggi. Notizie varie sui luoghi, i mari, la pesca, e i venti” che fu  il padre  di tutte le pubblicazioni successive  e che ebbe molti apprezzamenti e plagi, ma poca fortuna.

Da una successiva pubblicazione  della Pro Loco di Capo Vaticano sappiamo che le presenze durante la stagione turistica del 1986 furono 400 mila e che nel 1987 gli alberghi e i ristoranti  ufficialmente erano diventati 14, i campeggi e i villaggi 28 e che inoltre era enormemente cresciuto il numero di appartamenti abusivi. Da questi accenni fugaci si nota che ormai il turismo era esploso e gli abitanti si avviavano ad abbandonare l’attività agricola per trasformarsi in operatori turistici. Da allora il numero degli esercizi turistici andò sempre più aumentando e la loro qualità migliorando. Così di pari passo si estesero e si potenziarono la linea elettrica e quella telefonica, la rete idrica e quella stradale, mentre il tessuto urbano delle frazioni di  San Nicolò e di Santa Domenica si estendeva nelle campagne e quello di Santa Maria si andava sviluppando disordinatamente in barba a tutte le regole di un ordinato piano regolatore e di un’adeguata rete fognante e di depurazione. Negli anni ’80 e ’90, mentre le istituzioni s’inceppavano, quando non divenivano esse stesse artefici e complici di operatori senza scupoli, che contribuivano ad aumentare il degrado, la confusione e lo scempio, il numero degli alberghi saliva a 15, le pensioni a 4, i campeggi a 32, i campeggi-villaggi a 27, i ristoranti a 16, le trattorie a 10, le pizzerie a 7 i residence a 18, le discoteche a 3, gli esercizi commerciali a 49, i barbieri a 2.

Se è vero che in questi ultimi decenni non vi è stata una politica turistica assennata, è anche vero, però, che il comprensorio di Capo Vaticano, ormai ha conosciuto in tutto il mondo, passava  da una attività agricola povera ed estensiva, ad una frenetica attività turistica  che dava lavoro e benessere non solo agli abitanti del posto, ma anche a quelli dei comuni vicini e consentiva alla città di Tropea uno sviluppo turistico che  negli anni ’50 e ’60 non era neanche pensabile.

A fronte  però di uno sviluppo crescente negli anni passati, oggi assistiamo ad una crisi che minaccia di travolgere quanto di buono è stato fatto. Il grido d’allarme che proviene dagli operatori turistici è augurabile che sia la presa di coscienza di una serie di errori e nefandezze perpetrate in passato a cominciare dalla distruzione delle coste, dalla cementificazione selvaggia, dall’assenza di piani turistici, dall’abusivismo, dall’usurpazione delle spiagge violentate da mura, scogliere e natanti d’ogni tipo. Senza tener conto che il tempo delle” vacche grasse” sarebbe finito, non si pensò di conservare quella ricchezza che la natura spontaneamente ci aveva elargito e trasformarla in offerta turistica in grado di essere competitiva sui mercati nazionali ed esteri.

La responsabilità degli errori commessi è da imputare a tutti e cioè agli amministratori, agli imprenditori, agli operatoti turistici, agli operatori economici ed anche ai cittadini che non hanno saputo salvaguardare il loro territorio. Potendo ancora ritornare all’anno zero, occorre incominciare a pensare che il turismo non è solo mare, ma è anche difesa delle coste, strutture adeguate, servizi efficienti, cultura dei luoghi, storia e conoscenza del territorio. Nel momento in cui sembra che una crisi d’identità e di prospettive voglia presentare il suo conto in termini  drammatici, l’amore verso il mio paese mi ha spinto a scrivere  questa piccola guida che vuole essere soltanto una raccomandazione ai miei concittadini di guardare sempre lontano  ed un richiamo a quella che fu la bellezza delle nostre contrade e la storia oscura dei nostri antenati.

Agostino Pantano

(Introduzione della sua Guida di Ricadi-Capo Vaticano, Meligrana Editore 2009) 

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