Comunitarium 2012

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22/03/12. È stata consegnata, ormai più di 20 giorni fa agli archivi, l’edizione 2012 del “Comunitarium”, la manifestazione che da 12 anni rappresenta il clou dei festeggiamenti per San Leoluca, concretizzando l’incontro tra la comunità vibonese e quella di uno dei 50 centri della provincia, quest’anno Acquaro. Un evento partecipato, durata per tutta la giornata del primo marzo, a partire dalla santa messa mattutina celebrata dal vescovo Luigi Renzo, con la compresenza di numerosi parroci della diocesi. Nel pomeriggio, poi, in un duomo stracolmo (da Acquaro sono partiti 2 autobus e tante automobili di privati cittadini, anche dalle frazioni Piani e Limpidi), scambio di doni e di reciproci apprezzamenti da parte delle autorità dei 2 centri che, soprattutto nel “momento del parlarsi e del conoscersi”, hanno avuto modo di approfondire il senso del “Comunitarium” e le specificità delle due realtà, con il richiamo a diversi aneddoti riguardanti i legami esistenti tra i vari relatori – i parroci don Peppino Fiorillo e don Saro Lamari, i sindaci D’Agostino e Barilaro, il vice presidente della provincia di Vibo Giuseppe Barbuto ed alcuni cittadini e rappresentanti istituzionali presenti in platea – e tra essi e ciascuno dei centri interessati. Ed allora, via allo scambio di elogi ed attestati di stima reciproci, che hanno dato alla manifestazione un po’ di “miele” in più. Il “Comunitarium”, ovvero la possibilità di dare visibilità ad ognuno dei 50 centri della provincia, “scrigni preziosi da scoprire”, tra cui è «necessario fare rete, incontrarsi – ha detto monsignor Fiorillo – e comunicare, recuperando l’eredità degli antichi greci che avevano un loro dio dell’incontro». Fare rete per cercare di risolvere gli innumerevoli problemi che affliggono i centri del vibonese e del meridione. Problemi, alcuni atavici, che sono emersi nella serata. In primis lo spopolamento e l’emigrazione, tirati in ballo in diversi interventi, soprattutto in quello di don Saro, parroco di Acquaro «un paese che ha perso tanti figli a causa, oggi come ieri, della mancanza di lavoro che ha fatto si che tanti residenti si spargessero per il mondo». E poi la preside del centro montano, Caterina Barilaro, la quale ha parlato di «dolore al cuore nel vedere, anno dopo anno, le classi diventare sempre meno numerose», invitando la politica ad «impegnarsi affondo per dare una speranza alla nostra Calabria». Il tutto, mentre l’assessore Barbuto, che questo territorio lo amministra e rappresenta, consigliava ai suoi figli di non tornare dalle città dove vivono per studiare. Eh, beh! Problemi come la viabilità, la cui precarietà è stata scherzosamente evidenziata allo stesso assessore dal parroco di Limpidi don Pietro Carnovale. Sa di cosa don Pietro stava parlando chi vive da queste parti, dove vi sono diverse arterie in cui la percorribilità è ristretta a metà carreggiata per via di smottamenti o cedimenti, verificatisi anche da oltre 3 anni. Sono emersi, si, questi e altri problemi. E poi. Poi, a fine serata tutti a casa. Bella manifestazione, però, la sensazione, e ci permettiamo di suggerirlo a don Fiorillo, è che tra i vari momenti di cui si compone ne manchi uno basilare: quello dell’“agire”. Perché altrimenti, ci spiace doverlo constatare, al di là della rilevanza religiosa, l’evento rischia di configurarsi come una semplice passerella. E non lo merita.

Valerio Colaci

 

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