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8 marzo: le donne, il lavoro e la famiglia

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07/03/12. “Proprio in virtù della giornata celebrativa delle donne, vogliamo riaffermare che il binomio donne e lavoro è fondamentale per dare centralità alla natalità e dunque alla famiglia. Il tasso di disoccupazione femminile in Calabria come nel resto del Paese, presenta caratteristiche tali da farne una assoluta emergenza sociale. E’ dunque indispensabile la ricerca di nuove forme di intervento: ad esempio il credito d’imposta, i contratti d’inserimento, la scelta volontaria del part-time .. mirate a migliorare il dato occupazionale e la qualità dei livelli di specializzazione e di formazione. Incentivare il principio del lavoro femminile, inteso come attività di interesse sociale, con conseguenze positive immediate di miglioramento del sistema economico calabrese . Molte donne si trovano nella condizione di dover scegliere tra il lavoro e la famiglia. Infatti, sono circa il 42,3% le donne che si prendono cura dei propri figli contro il 34,5% degli uomini, che preferiscono fare carriera. Inoltre, molte accettano un’occupazione part time in quanto la mancanza di servizi di supporto rappresenta un ostacolo, condizionandole nelle proprie decisioni. Vogliamo ancora lanciare un forte appello alla società civile e alle istituzioni, per valorizzare il lavoro delle donne, promuovendo la piena attuazione del principio di pari opportunità sui luoghi di lavoro, e condividendo le responsabilità genitoriali in famiglia. Lavoriamo affinché si realizzi un tavolo permanente delle politiche di genere in Calabria, promosso dall’Assessorato al Lavoro ed alle Politiche Sociali e di Genere, a sostegno anche delle politiche di conciliazione che individui soluzioni innovative che agevolino i lavori di cura, che gravano ad oggi, solo ed esclusivamente sulle famiglie calabre e nello specifico sulle donne delle famiglie calabre, siano esse lavoratrici, pensionate o giovani inoccupate. Il nostro impegno è quello di opporci, per ridurre ed estirpare, tutte le forme di abuso, sopraffazione, violenza, e schiavitù ai danni delle donne. È necessario tutelare le vittime delle violenze, non solo attraverso strumenti legislativi, perseguendo penalmente gli autori delle stesse, ma anche a livello culturale, attuando delle serie campagne di informazione, comunicazione, e sensibilizzazione. Secondo l’OMS infatti, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita. I dati della banca mondiale segnalano che le donne tra i 15 e i 44 anni hanno più probabilità di subire violenza che non di contrarre un cancro. La sentenza della Corte di Cassazione n. 12730/08 inerente le molestie sul luogo di lavoro stabilisce che “il reato di violenza sessuale commesso sul luogo di lavoro, lede l’integrità psico-fisica del lavoratore”, danneggiandone la stabilità psicologica e il rapporto con la realtà lavorativa. Ancora più allarmanti sono i dati relativi alle violenze denunciate, pari solo al 7% e alle condanne per gli autori delle violenze, che sfiora appena l’1%. 50 mila sono le donne che ogni anno sono uccise o si suicidano. Basta solo ricordare fatti recenti, come Giuseppina Pesce, Maria Concetta Caracciolo e Lea Garofalo, tre donne testimoni di giustizia, suicidatesi con l’acido muriatico perché lasciate sole, infilate con cinica perfidia in un vortice più grande della loro fragilità. Donne, fragili e non tutelate che subiscono violenze. Sono molti, infatti, i soprusi che una donna può subire sul posto di lavoro: casi di mobbing spesso difficilmente identificabili e provabili; forme di violenza e lavoro forzato legate ad un salario non adeguato; violenze riguardanti il ricatto sessuale, forme di ricatto lavorativo che incidono profondamente sulle scelte personali e individuali della lavoratrice, quali ad esempio quelle legate alla gravidanza e alla famiglia. E se in aggiunta all’essere donna si è anche immigrata, oltre le difficoltà che sono legate ad un paese straniero, e alle violenze già citate, si può aggiungere il ricatto sul rinnovo del permesso di soggiorno. Altro grande tema, è la sicurezza sul luogo di lavoro, che secondo quanto riportano studi recenti, attesta che le donne subiscono infortuni due volte in meno rispetto agli uomini, ma due volte di più per quanto riguarda le malattie professionali, generalmente collegate allo stress, tra cui quello connesso alle molestie sessuali e alle discriminazioni legate al genere (mobbing). Si aggiunge poi, il problema del doppio carico di lavoro e del conseguente affaticamento fisico e mentale delle donne, che si trovano spesso a operare in luoghi di lavoro costruiti e organizzati secondo regole che ignorano completamente le specificità femminili. Di qui, l’esigenza di porre il tema della sicurezza per le donne, quale strumento di conciliazione, nei processi di contrattazione di secondo livello. La violenza nei confronti delle donne non trova giustificazione, è una violazione dei diritti umani in quanto limita le libertà fondamentali, contribuendo ad alimentare le disuguaglianze tra uomo e donna nella società.”

Segr.rio Reg.le CISL Calabria – Rosi Perrone

Segr.rio gen.le CISL Calabria – Paolo Tramonti

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