Morte tragica di un emigrante di Brattirò

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Extract libro L’EMIGRAZIONE A BRATTIRO’ (VV) E IL CULTO DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO IN AMERICA di Pasquale Vallone (Fondazione Migrantes)

Alla storia dell’emigrazione di Brattirò è legato un evento drammatico.

Pugliese Giacomo nacque nel 1855 a Brattirò. Lasciò la famiglia ed emigrò in Brasile. Lì lavorava in una piantagione di caffè. Dopo qualche anno tornò nel paese natio e comprò dei terreni.

Nel 1892, decise di ripartire per il Brasile e portò con se il figlio maggiore. Costui si chiamava pure Giacomo, ed era nato nel 1876; aveva solo sedici anni. Padre e figlio lavoravano nella stessa piantagione di caffè. Pensavano di rimanere qualche anno e poi rimpatriare. Guadagnavano discretamente e mandavano i risparmi al resto della famiglia, a Brattirò, dove era rimasta la moglie e gli altri due figli.

Ci fu una festa in quella piantagione di caffè e molti lavoratori, tra i quali Giacomo padre, si ubriacarono. Tutti, quella notte, furono rinchiusi in uno stanzone, come si conveniva, per evitare incidenti e in attesa che smaltissero la sbornia.

La mattina dopo, Giacomo figlio, andò ad aprire la porta di quello stanzone perché il padre e gli altri ubriachi, ormai sobri, uscissero per andare a lavorare. All’improvviso giunsero i gendarmi, forse per fare una perlustrazione o un controllo che poteva rientrare nella normalità o forse avvisati da qualcuno. In quel momento il giovane Giacomo si apprestava ad aprire la porta dello stanzone. Alla vista dei gendarmi si spaventò e si mise a correre verso un corso d’acqua poco distante.

I gendarmi, vedendolo fuggire alla loro vista, lo inseguirono, armi in pugno, e, mentre tentava di guadare quel corso d’acqua, gli spararono.

Era la mattina del 5 aprile 1896. Giacomo aveva solo venti anni. Si tramanda, a memoria d’uomo, che quella tragedia scosse tutta la comunità.

Dopo l’immane sgomento, il padre non si rassegnò alla perdita del giovane figlio. Caparbiamente chiese giustizia al governo brasiliano. Dopo tante tribolazioni e tante pene, ottenne, come risarcimento, un indennizzo in denaro. Egli se ne tornò a Brattirò. Portò per tutta la vita il lutto e malediva, quotidianamente, “quella terra barbara”.

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