Fortuna di un emigrante di Brattirò in Brasile

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Extract libro L’EMIGRAZIONE A BRATTIRO’ (VV) E IL CULTO DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO IN AMERICA di Pasquale Vallone (Fondazione Migrantes)

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Il flusso emigratorio, iniziato nella Seconda metà dell’Ottocento fu continuo e inarrestabile. Molti di quei fecero grande fortuna: tra questi Gregorio Rombolà. Di lui riportiamo l’atto di nascita nella sua originalità.

Provincia di Calabria Ulteriore

Comune di Drapia

Distretto di Monteleone

Atti dello Stato Civile

Registro degli Atti di Nascita a norma del lib.1 lit.2 del Cod. Napoleone e del Decreto del 29 ottobre 1808.

L’anno 1873 il giorno 21 del mese di luglio in questa casa comunale, dinanzi me Carlo Iannello, Sindaco di questo comune di Drapia, Circondario di Monteleone, Provincia di Calabria Ulteriore, Ufficiale dello Stato Civile, è comparso Gregorio Rombolà fu Domenico di anni quarantasei di professione massaro, domiciliato in Brattirò il quale mi ha presentato un bambino di sesso maschile e dichiara che gli è nato nel giorno ventuno luglio 1873 alle ore 8 dalla di lui moglie Elisabetta Pontorieri di Girolamo di anni trenta pure lei domiciliata a Brattirò al quale figlio dichiara di dare il nome di Gregorio Rombolà. Tale dichiarazione viene fatta alla presenza di Pasquale Saccomanno fu Onofrio di anni cinquantatre di professione bracciale domiciliato in Brattirò e di Francesco Crigna fu Domenico di anni cinquanta di professione bracciale domiciliato in Brattirò, i quali dopo avere avuto lettura del presente, si sono da me sottoscritti.

Il Sindaco

Carlo Iannello

Gregorio Rombolà emigrò in Brasile a quindici anni, nel 1888. Viaggiò insieme ad un compaesano, tale Domenico Rombolà, ricordato come U zu Micu a Cicca. Fu costui che, ritornato al paese dopo alcuni anni, raccontò che Gregorio aveva fatto una gran fortuna.

Aveva cominciato a lavorare in una piantagione di caffè. Si fece strada per il forte impegno e la grande assiduità nel lavoro. Col tempo divenne capo e padrone di una fazenza, una piantagione di caffè. Ebbe il merito di sapere trattare gli operai e non ritenerli schiavi. Operaio era stato anche lui e intese trattarli con la dovuta dignità. Sposò Virginia Da Silva, una ragazza portoghese. Dal matrimonio nacquero tredici figli. Pare che non sia mai tornato al paese natio e dopo la sua morte la piantagione da lui creata fu portata avanti dai suoi discendenti.

Gregorio Rombolà, Virginia Da Silva, e i loro figli

 

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