La chiesa di Brivadi

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L’edificio sacro è posto al centro del borgo, nello stesso sito che ha avuto fin dalle origini, che risalgono alla fine del primo millennio.

Il borgo di Brivadi è sorto tra l’VIII e il IX secolo in epoca bizantina e il nome è un patronimico greco che indica il capo famiglia del gruppo etnico che viveva in questa località (i discendenti della famiglia Brià – o Brias – o Briade). Un altro edificio di culto era presente con il titolo di Chiesa di santa Maria di Valeri tra l’attuale borgo e Torre Marrana, negli antichi documenti detta anche Torre di Valeri.

La struttura neoclassica attuale è quella assunta nei secoli XIX-XX dopo varie distruzioni e rifacimenti (1875-1910-1925-1944): la navata principale, affiancata da una navatella laterale, è sovrastata dalla cupola all’altezza del presbiterio con i Quattro Evangelisti raffigurati nei quattro pennacchi, e dal soffitto con volta a botte e interventi decorativi (stucchi) ad opera della ditta Gangemi di Polistena, attiva anche in altre chiese del territorio (inizio sec.XX).

Sulla parete destra al centro della chiesa è collocato il pulpito, da dove venivano pronunciati i sermoni nelle grandi feste o nei quaresimali. L’altare marmoreoè stato acquisito durante la reggenza del parroco Saverio Famà e collocato nel 1898: comprende una disposizione monumentale con al centro iltabernacolo a forma di tempietto, incorniciato ai lati da bassorilievi con festoni floreali e sorretto nel pronao da colonnine corinzie, con una porticina in ottone ornata da argentea simbologia eucaristica e testine di angeli e sormontata da un bassorilievo marmoreo col pellicano che nutre i suoi piccoli. Lo stesso parroco nel 1911 ha acquistato dalla ditta Rosario Carulli di Messina per la somma di lire 1.200 mq 90 di marmo per il pavimento della chiesa assieme a due armadi per custodire gli arredi sacri ed una acquasantiera di marmo provenienti dalla Chiesa della Maddalena di Messina. Agostino Pantano, giovane artista di Brivadi, è l’autore delle sculture che adornano l’ambone e Giuseppe PontorieroLuzzaro di Spilinga è autore dell’altare sistemato secondo l’esigenza delle norme di adeguamento liturgico del Concilio ecumenico Vaticano II.

Nella chiesa parrocchiale si conserva una statua lignea di S. Antonio del secolo XVII, proveniente dall’antico convento dei santi Filippo e Giacomo, appartenente all’Ordine dei Carmelitani calzati (1540-1783), che sorgeva sul confine del territorio di Orsigliadi, al ponte di san Giacomo, lungo l’attuale strada provinciale in direzione Ricadi. Sulla cantoria, delimitata da una balaustra sobriamente modellata e decorata, all’interno di una struttura architettonica lignea, nelle tre campate sono distribuite a cuspidi le 25 canne (9+7+9) del prospetto dell’organo positivo, opera di Vincenzo Petrucci, dell’anno 1854, ripristinato ed elettrificato da Salvatore Pronestì di S. Onofrio (VV) nel 1993. Il lampadario centrale e quelli laterali (inizio sec.XX) sono di ottone dorato.

La statua di S. Basilio Magno (fine sec. XIX), il protettore, di gesso alabastrino, è collocata nell’apposita nicchia a destra dell’aula assembleare e viene portata in processione il 14 giugno, giorno in cui si celebra la festa patronale. Altre statue sono quella di San Nicola, S. Giuseppe, Addolorata, Cristo morto. La Madonna del Rosario (sec.XIX)che troneggia in fondo all’abside sul presbiterio, è oggetto di particolare devozione e ad essa era intitolata la confraternita locale ora estinta. Presso l’entrata principale è collocatauna pila d’acqua benedetta (acquasantiera proveniente dalla chiesa della Maddalena di Messina distrutta dal terremoto del 1908) costituita da una vasca circolare in marmo rosa di Verona sostenuta da una colonna di marmo verde di Calabria. Il fonte battesimale è una antica conca di pietra decorata (sec. XVI?) sostenuta da un supporto di plexiglas sagomato.

Don Pasquale Russo

 

 

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