“I percorsi della memoria”- Secondo appuntamento

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logo-MnemosyneSiamo arrivati al secondo appuntamento della sessione primaverile de “I percorsi della memoria”. Sabato 14 maggio, alle ore 17, presso il Complesso Monumentale Santa Chiara di Vibo Valentia, La Dott.ss Eleonora Grillo terrà la sua lectio sulle terrecotte architettoniche partendo da Locri per spaziare a Hipponion e Medma. Introdurrà la Dott.ssa Annagioia Gaglianò.

Ospite d’onore Il dott. Fabrizio Sudano, Funzionario Archeologo della Soprintendenza Archeologia della Calabria.

L’evento, organizzato dai giovani soci dell’Associazione Culturale Mnemosyne, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Vibonese, ha come obiettivo la diffusione scientifica di temi legati ad archeologia, storia e architettura al fine di riscoprire e valorizzare le risorse tangibili e intangibili del territorio vibonese e calabrese.

Gli incontri de “I percorsi della memoria” sono tenuti da giovani studiosi calabresi che lavorano attivamente nell’ambito della ricerca archeologica, sia a livello pratico sia a livello teorico, realizzando rilevanti progetti di portata non solo nazionale ma anche internazionale.

Abstract

Terrecotte architettoniche locresi

I resti dell’architettura monumentale, le strutture in pietra e le decorazioni in terracotta degli edifici sono tra le testimonianze più significative della storia di una città greca. In particolare i rivestimenti in terracotta dei tetti, per la natura stessa del materiale e le scarse possibilità di riutilizzo, sono spesso gli unici elementi sempre disponibili e sopravvissuti al passare del tempo che ci informano sulla “cultura architettonica” di un centro. La conoscenza delle terrecotte architettoniche è di fondamentale importanza per l’architettura greca, soprattutto quella d’Occidente, condizionata dalla scarsità di pietra da costruzione e quindi vincolata per molto tempo all’utilizzo di ciottoli, pietrame, argilla e legname. La loro varietà tipologica, la ricca articolazione strutturale e decorativa, il loro uso prolungato nel tempo in area siceliota e magnogreca rendono questi elementi essenziali per la definizione e la conoscenza di numerosi edifici, di cui spesso sono l’unica testimonianza. I rivestimenti in terracotta, soprattutto in epoca arcaica, sono destinati quasi esclusivamente agli edifici sacri, e gli scarichi di frammenti architettonici, numerosi e frequenti nei santuari, rappresentano solo una minima parte di quella che doveva essere la realtà delle aree sacre. Le terrecotte architettoniche locresi si riferiscono ad edifici di diverse dimensioni e rivelano un’interessante combinazione di motivi decorativi e forme di vario genere, con interpretazioni che da un lato rimandano ad ascendenze derivate da altri centri, dall’altro dimostrano la capacità di assorbire suggestioni esterne e di rinnovarle in forme autonome da parte di un ambiente, come quello locrese, che è fortemente caratterizzato fin da epoca arcaica.

Il gran numero di frammenti e la varietà di tipi sono senza dubbio un indizio della ricchezza delle architetture delle aree sacre ancora oggi, purtroppo, conosciute soltanto parzialmente.

La relazione sarà articolata in due parti: la prima tratterà il tema della funzione, della realizzazione tecnica e della messa in opera dei rivestimenti architettonici in terracotta, un argomento non frequentemente trattato; la seconda presenterà i rivestimenti locresi a partire dal più antico (fine del VII secolo a.C.), quello della prima fase del tempio arcaico predecessore del tempio ionico di contrada Marasà, per arrivare agli esemplari di IV-III secolo a.C., con ‘incursioni’ nelle produzioni delle sub-colonie di Locri Epizefiri, Medma ed Hipponion, dove esistono rivestimenti del tutto simili a quelli della madrepatria.

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