Il catasto onciario

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CALABRIAIl Catasto conciario è una delle più importanti fonti storiche per la ricostruzione della situazione demografica, socio-economica ed urbanistica dei paesi calabresi nel settecento.

Carlo III di Borbone ne dispose la compilazione in tutte le Università del Regno il 4 ottobre 1740.

Il catasto era detto onciario perché il carico contributivo era calcolato in once.

Il metodo scelto per la compilazione di questo strumento di rilevazione si basava sulle dichiarazioni volontarie da parte dei contribuenti i quali, avvisati con appositi bandi, compilavano le revele, che erano espresse in prima persona da ogni cittadino, anche se non possessore di beni.

Ogni revela si apriva con lo stato di famiglia: nome, cognome, relazione di parentela, patria, arte o condizione, età.

Del nucleo familiare andavano indicate pure le figlie sposate, anche se non conviventi, e l’eventuale servitù. Vi erano indicati poi i redditi (beni immobili e bestiame a qualunque titolo posseduto, cioè in proprietà o in fitto) e i pesi eventualmente gravanti sugli stessi.


In tal modo le persone venivano ‘accatastate’:come 1) cittadini abitanti e non abitanti; 2) vedove e vergini; 3) ecclesiastici secolari cittadini; 4) forestieri abitanti laici; 5) ecclesiastici forestieri secolari abitanti; 6) chiese, monasteri e luoghi pii; 7) forestieri non abitanti laici; 8) forestieri non abitanti ecclesiastici secolari.

Un’altra distinzione sulla qualità delle persone era quella tra due categorie di cittadini: quelli che vivevano di rendita o more nobilium o esercitavano ‘professioni nobili’ venivano tassati solo per i beni; invece quelli che avevano bisogno di vendere il proprio lavoro ed esercitavano ‘mestieri manuali’ dovevano pagare non solo una vera e propria tassa sul salario, ma anche il cosiddetto testatico, che era una tassa uguale per tutti ed era fissato generalmente nella misura di un ducato per ogni capofuoco (nucleo familiare).


Qui di seguito viene riportato il testo originale tratto dalle Istruzioni della Regia Camera della Sommaria:

Per la testa sono tassati tutti coloro che non vivono nobilmente, cioè tutti coloro che esercitano qualche arte non nobile, ma manuale. Sono perciò esclusi dalla tassa della testa così quelli che vivono delle loro rendite, come anche i dottori in legge, i medici fisici, i notai ed i giudici a contratto.(…) La tassa della testa può essere carlini diece o più o meno, secondo i bisogni delle università (…). L’esenzione da questa tassa vale però fino alla somma di carlini diece; ma se la tassa fosse di più, tutti debbono pagare il di più, o sia medico o dottore in legge o ogni altro nobilmente vivente. I sessagenari ancora sono immuni dal pagamento della testa fino alla somma di carlini dieci e per di più devono contribuire.

1 Monete in uso nel Regno di Napoli
Monete Ducati Carlini Grana Tari Tornesi Cavalli Sestini
Oncia = 6 ducati 60 carlini 600 grana
Ducato = 10 carlini 100 grana 5 tarì
Carlino = 10 grana
Grana = 2 tornesi 12 cavalli
Sestino = 2 cavalli
Tornese = 6 cavalli
Cavallo = 1/6 di tornese
Tari = 2 carlini 20 grana

Agostino Gennaro

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