In bici per i borghi del vibonese

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Domenica 26 ottobre 2014, organizzata dal gruppo Mountain Bike “ Bicinsieme – Paesaggi in Movimento” di San Costantino Calabro, si  è svolta l’escursione naturalistica in mountain bike alla scoperta del territorio della provincia vibonese.

Meta del folto gruppo di amanti della mountain bike è stato il bellissimo e suggestivo borgo di Motta Filocastro, frazione del comune di Limbadi.

Il paesino -come si legge nel sito della locale associazione Il Tocco- è arroccato su una collina a 362 m sul livello del mare. Secondo lo storico nicoterese Adilardi, il nome di questo paese è composto da Motta, Filos e Castrum che significa: “piccolo ma delizioso paese eretto su un monte e adatto alla difesa”.

Le sue origini, come risulta da varie scoperte archeologiche, si possono collocare tra il VII e il V secolo a.C. ad opera dei greci di Locri. Il villaggio assume l’aspetto di agglomerato urbano vero e proprio alla fine del 500 divenendo popolato fra il 946 e il 953, epoca in cui gli abitanti di Nicotera si trasferiscono in massa nei paesi dell’entroterra a causa di incursioni dei pirati saraceni. Il centro era circondato da mura che ne garantivano la difesa. Tre grandi porte, la più grande si chiamava porta dell’Olmo, la sera puntualmente venivano chiuse per evitare ai signori e ai cittadini spiacevoli sorprese. Le case, di stile antico, sono addossate le une alle altre, secondo una tecnica consueta nel medioevo. Molte abitazioni non hanno fondamenta e poggiano le strutture di base su una dura e compatta roccia di colore rossastro: “pirrera”.

Nei vicoli interni sono ubicati case cadenti e antiche, danneggiate dal tempo e dall’incuria, che conservano ancora i piccoli balconi in ferro battuto, i portali in granito e le scalette esterne.

Il paese visse il momento di massimo splendore sotto la dominazione normanna, quando il conte Ruggero d’Altavilla fece costruire un castello con dodici torri e fece cingere la città con alte mura, di cui ormai rimangono pochi resti (oggi esiste un pezzo delle mura e qualche pietra).

Oggi esistono i nomi di alcune strade e contrade che ricordano luoghi ed eventi del passato di Motta:

  • Via Castello – indica la strada che un tempo saliva al castello,
  • il Giardino della corte – la fontana vecchia – che è l’unica sorgente alla quale si approvvigionava di acqua la popolazione, era certamente il luogo dove c’erano gli orti del castello,
  • la Giudecca era il quartiere dove vissero gli ebrei fino al XII sec.
  • La Pietra di Fabio è il masso di granito sul quale fu decapitato il malvagio principe Fabio.

Un viaggio quindi alla scoperta di posti incantevoli che conservano tutto il loro fascino.

Basti pensare alla meravigliosa balconata del cosiddetto “tocco” da dove è possibile ammirare l’intera piana di Gioia Tauro, lo stretto di Messina con sullo sfondo il maestoso vulcano dell’Etna

I cicloturisti hanno percorso le vie del borgo di questa parte di Calabria, terra di uva rossa e vecchi ulivi, raro antico azzurro cielo. Terra di pastori e contadini, di tamburelli e ciaramelle. Terra di pane e cipolla, terra di lunghi treni e scialli neri. Calabria, casa sempre aperta… come la casa della cara Mimma che non si è fatta sfuggire l’occasione di accogliere gli amici cicloturisti tra le mura della propria abitazione per offrir loro un caffè, un dolce e tanta tanta sincera cordialità.

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