Dieci misteri certosini

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libro mirko tassone“Cosa può aver indotto San Bruno a rifiutare gli innumerevoli privilegi offertigli per ritirarsi a vita eremitica e fondare uno degli ordini monastici più rigorosi della Chiesa? Secondo la letteratura agiografica, iniziata a circolare a partire dal 1250 con la cronaca Laudamus, la scelta di San Bruno affonderebbe le radici in un episodio, molto particolare, accorso a Parigi nella seconda metà dell’anno Mille. Trovandosi nella capitale francese, a causa della contesa con il vescovo simoniaco di Reims Manasse I, in un giorno del 1082 San Bruno decide di andare a Notre – Dame per assistere alla funzione funebre di un dotto professore della Sorbona, Raimond Diocrés. Non si trattava di un uomo qualunque, dal momento che <<uomo esser santo dicevan tutti ad una voce, quali che avesse con buone, e la virtù dirittamente ognor condotta >>. In questa occasione Brunone, insieme ad una moltitudine di persone, assiste a <<un avvenimento dei più terribili, che i preteriti Secoli abbian veduto, e ben valevole da sè a riempire di una salutare perturbazione il cuore di tutti >>.”

Brano tratto dal libro DIECI MISTERI CERTOSINI di Mirko Tassone

Qual’è stato questo avvenimento dei più terribili al quale assiste il giovane nobile Bruno di Colonia, insieme ad una moltitudine di persone, così terribile da aver sconvolto tutti i presenti e da aver soprattutto indotto Bruno a “lasciare” questo mondo, ad abbracciare la vita eremitica e a fondare l’Ordine monastico più rigido della Cristianità?

Il fatto che si verificò nella cattedrale parigina di Notre – Dame è stato davvero sconvolgente e per certi versi incredibile. Dalla salma del professore Raimond Diocrés si leva una voce lugubre, sepolcrale, proveniente dall’Al di là, o forse meglio, dall’Inferno e, per ben tre volte e in giorni diversi, annuncia ai presenti di essere stato prima giudicato dal giusto giudizio di Dio e infine, sollevandosi anche dal catafalco dove il cadavere era stato posto, di essere stato condannato alle pene dell’Inferno! Quando venni a conoscenza di questa cronaca medioevale davvero sconcertante (pare che l’episodio sia realmente accaduto) e della decisione presa da Brunone, diversi anni fa, rimasi molto colpita e decisi su due piedi di scrivere un racconto o un romanzo prendendo spunto e ispirazione proprio da ciò.

Lo iniziai e ne scrissi buona parte, ma poi lasciai andare la cosa (strano, perché porto sempre a compimento gli scritti che inizio), e oggi quelle molte pagine se ne stanno in un cassetto avvolte dall’oblìo. Ritrovo questo avvenimento sconcertante riportato nel libro di Mirko Tassone sui misteri che aleggiano da sempre sulla Certosa di Serra San Bruno nell’entroterra naturale di una Calabria mistica e forse dai più ancora sconosciuta. Ho letto questo libro tutto d’un fiato. Inutile dire che rileggere intorno a quell’ufficio funebre a Notre – Dame ha scosso un pò la mia memoria e mi ha fatto ricordare il mio scritto incompiuto; è piuttosto sul volume in sè che desidero soffermarmi brevemente per una riflessione. Mirko Tassone non sembra tralasciare nulla intorno alla Certosa di Serra San Bruno e al suo fondatore. Dona una cronologia sobria ma esauriente dal principio fino al presente: piuttosto coinvolgente la descrizione sugli “spirdati”, ossia gli ossessi o i posseduti dal Diavolo che, nei secoli, hanno fatto tappa nei boschi di Serra per venire immersi nel laghetto dove san Bruno pregava, ed essere così liberati dalla possessione diabolica.

La fama di quest’acqua miracolosa è stata sempre grande e veritiera. Ma forse è la parte centrale e finale del libro a costituire il fulcro della ricerca condotta dall’autore, poiché ci si addentra proprio nei misteri che caratterizzano questo luogo del tutto speciale. Personaggi importanti a livello mondiale, scomparsi misteriosamente, hanno legato il proprio nome a quello della Certosa di Serra San Bruno. A cominciare da Leroy Lehman, uno dei piloti dell’Enola gay il bombardire americano che sganciò la prima bomba atomica della storia sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki nel 1945, per passare poi al fisico Ettore Majorana, all’economista Federico Caffè e, per finire, al vescovo esorcista africano Emmanuel Milingo. La scomparsa di ciascuno di loro, ad un certo punto della vita, è forse un messaggio forte al mondo. Sembra che quasi tutti si siano come “rifugiati”, fuggendo le brutture, le distorsioni, il male della società, nella Certosa di Serra San Bruno per trovare la pace dell’anima e riscoprire il silenzio interiore, dimensioni profonde che l’uomo cerca da sempre e inconsciamente a discapito della ricchezza materiale, degli onori e della gloria mondani e del potere politico portatore di ebbrezza e spesso di vacua esaltazione. Le mura della Certosa proteggono e custodiscono; ritemprano e rinnovano il vivere quotidiano nella luce vespertina di Dio quando l’anima, stanca e assetata, anela bere alla sorgente del Soprannaturale e del Divino.

Lo scrittore francese Stendhal ne LA CERTOSA DI PARMA immagina il protagonista, Fabrizio del Dongo, avventuriero di ogni sorta: non vi è peripezia che egli non compia, esperienza triste, dolorosa o gioiosa che non viva fino in fondo; ebbrezza del potere, dell’eros, della guerra che non sente e dalla quale è preso e trascinato. Però anche lui, ad un certo punto della vita, dice no a tutto e al mondo: << (…)L’indomani, dopo essersi dimesso dalla carica di arcivescovo e da tutti i posti che aveva ottenuto per la benevolenza di Ernesto V e per l’amicizia del primo ministro, si ritirò nella Certosa di Parma, tra i boschi lungo il Po, a due leghe da Sacca(…) >>. Sono le righe conclusive di un romanzo ricco di avvenimenti dalla varietà straordinaria. E allora non si può che concludere con le ultime righe della Premessa de DIECI MISTERI CERTOSINI: << (…)Forse, il vero mistero della Certosa è distillato nella spiritualità certosina, l’unica ancora in grado di sopportare l’esperienza del “vuoto”, essenziale per percepire la presenza di Dio >>.

Francesca  Rita  Rombolà

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