La Costa degli Dei

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Il prof. Saverio Di Bella
Il prof. Saverio Di Bella

C’è un destino nel nome. Si sa. Chi  ha battezzato col nome di Costa dei Dei le spiagge dell’area Pizzo/Capo Vaticano riteneva però evidente, che il tempo degli dei falsi e bugiardi fosse sepolto nel passato. E invece…

E invece si vide Mercurio, dio dei ladri, fissare la residenza su quelle spiagge fascinose e ivi trovare molti adoratori entusiasti.

Ladri perbene e moderni, s’intende. Evasori fiscali, benefattori dell’INPS, dietologi attenti al peso dei turisti di cui alleggeriscono le tasche.

Un meritato successo ha premiato quel nome fatale.

***

Il dio dei ladri – Mercurio appunto – voleva ringraziare da par suo tanta devozione.

E chiese aiuto a Plutone, dio degli inferi.

Il quale di notte diede un’occhiata a quel mare dai colori tropo teneri e decise di affidare ai Macchiaioli il da farsi.

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I Macchiaioli rividero così la terra. O così gli fu detto. Si ritrovarono in realtà in un ambiente liquido e senza pennelli e senza colori. Che fare per rispondere alla volontà degli dei Mercurio e Plutone?

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Si guardarono intorno. Non videro nulla che potesse aiutarli. Furono fatte ipotesi sagge o bizzarre: bisognava rinunciare all’incarico mancava tutto il necessario per esaudire le richieste di Plutone. No, disse uno, per pennello possiamo usare la coda delle sirene.

Tagliandola alle meschine? disse un altro, o tenendola per la vita?

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Sembrava di essere in una riunione di consiglio comunale  di … Fate voi. C’è da scegliere, come tutti sanno.

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Per fortuna sbucò fuori dagli abissi una piovra gigante che aveva scandagliato con cura tutti i fondali e conosceva a memoria ogni anfratto e ogni segreto del litorale.

La piovra informò i pittori Macchiaioli dell’esistenza di alcuni filoni d’oro lungo le rive di quel tratto di mare.

I Macchiaioli discussero su come inserire il giallo dell’oro nell’azzurro e nel verde del mare.

Ipotizzarono più soluzioni per graduare il tutto e si misero all’opera.

Il risultato fu ritenuto soddisfacente, anzi strepitoso.

La bellezza della natura e la bellezza dell’arte unite insieme avevano ricreato in terra lo splendore del Paradiso terrestre.

I Macchiaioli rientrarono nell’Ade.

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Non videro però lo scherzetto beffardo che Satana fece a Plutone. Un dio morto osava agire nei luoghi da lui frequentati? Come si permetteva? L’invasione del territorio doveva essere unita: tutti avrebbero dovuto sapere a chi apparteneva il potere, chi aveva il comando, chi era the boss del mare e delle spiagge. In sostanza chi era il vivo  e chi era il morto nella guerra tra divinità.

Satana chiamò la piovra, anzi richiamò la piovra all’ordine: non era noto a tutti che a decidere era lui e soltanto lui?

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La piovra obbedì con prontezza ed efficacia. E così quando i primi raggi dell’Aurora illuminarono le acque del mare della Costa degli Dei un filo di sterco diabolico arricchiva i colori delle acque.

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Quella visione indignò le persone perbene e riempì di gioia i maligni.

Ma il compito di Satana è quello di indurre in tentazione i buoni e fidelizzare a sé i maligni.

E in effetti tra i buoni ci fu chi espresse la volontà di impugnare i bastoni contro i presunti responsabili per cui Satana sorrise.

***

La guerra tra Plutone e Satana andò avanti per tutta l’estate. I Macchiaioli indefessi lavorarono intere notti per aggiungere al mare e ai suoi colori brillanti e teneri i riflessi e le venature dell’oro.

E Satana tenne in servizio permanente la fedele e attenta piovra.

Finché Nettuno propose e ottenne un tavolo di contrattazione i cui lavori si chiusero con la sottoscrizione di un armistizio eterno da ottobre a maggio di ciascun anno.

Negli altri mesi lotta continua.

Naturalmente i Macchiaioli da una parte e la piovra dall’altra studiano l’accaduto per cercare di tirarne fuori una lezione utile alla vittoria finale.

Le uniche ad avere capito di avere perso la guerra sono le sirene: la loro coda non può reggere all’urto della coda del diavolo.

Nuotano anch’esse quindi nel Mediterraneo in cerca dell’Isola di Utopia, il non luogo, la terra che non c’è.

 Saverio Di Bella

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