Un articolo del 2009 sul Carnevale brattiroese…

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IN OCCASIONE DEL CARNEVALE 2009 AVEVO SCRITTO UN PEZZO, PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA,  SUI “MANCATI” FESTEGGIAMENTI DELL’ALLEGRA RICORRENZA NEL MIO PAESE. RITENGO OPPORTUNO RIPROPORRE QUESTO ARTICOLO CHE, NEGLI ANNI PASSATI, E’ GIA’ STATO RIPRESO DA ALTRI SITI. “INCOLLO”, INOLTRE, IN BASSO ALCUNE PIACEVOLISSIME IMMAGINI.

MarioVallone

CARNEVALE: FESTA D’ALTRI TEMPI

Nessuna particolare forma di festeggiamento in occasione del Carnevale a Brattirò, frazione più grande e popolosa del comune di Drapia.

Durante la mattinata di martedì i bambini delle scuole elementari, accompagnati dalle loro maestre e dai loro genitori, si sono recati in piazza per “ballare i giganti” e lanciarsi addosso coriandoli e spruzzi di schiuma. Nulla più.

Nessuna sfilata di carri per le vie del paese. Nessun fantoccio da “bruciare” come suggeriva la consuetudine. Nessuna qualsivoglia improvvisazione euforica in piazza.

Anche questo è un segnale di declino. Da alcuni anni ormai la ricorrenza dell’allegra festa è andata via via perdendosi. L’anno scorso sono stati allestiti alcuni carri allegorici, ma sempre con minore partecipazione ed entusiasmo rispetto agli appuntamenti precedenti. Molteplici e complesse le cause del graduale abbandono di questa manifestazione tradizionale ed un tempo molto radicata nella mentalità e nella cultura del luogo. Lo spopolamento, abbinato ad un basso tasso di natalità e ad un normale andamento della mortalità, ha influito negativamente sul perpetuarsi di questa tradizione, come pure un generalizzato senso di apatia diffuso nella popolazione. A ciò si può aggiungere anche la mancanza di stimolo da parte delle istituzioni e delle associazioni presenti sul territorio.

Permane solamente un piacevole, ma allo stesso tempo nostalgico e  malinconico, ricordo del tempo in cui le vie del piccolo centro erano festanti e pullulavano di persone di ogni età: per un giorno si usciva dalla piattezza quotidiana e si entrava in una dimensione fanciullesca al di fuori del tempo.

 L’atmosfera particolare che comportava questo avvenimento aveva inizio almeno dieci giorni prima del martedì grasso.

Tutte le sere, subito dopo cena, gruppi di bambini e ragazzi, ma anche un manipolo di adulti bizzarri, si incontravano nei vari angoli del paese. Prima di uscire dalla propria abitazione, ognuno rovistava gli armadi e le cassapanche di casa alla ricerca di abiti smessi, a volte laceri e maleodoranti, da indossare per apparire diversi, comici e ridicoli. Una maschera, magari fatta artigianalmente e messa sul viso, completava il travestimento. In piccole compagnie si bussava agli usci delle case domandando il permesso di entrare con la famosa frase: ” ‘i voliti i mascarati ?”. Se la risposta a questa richiesta era affermativa si facevano accomodare all’interno dell’abitato. Era allora consuetudine, per gli abitanti della casa, sforzarsi di indovinare il nome della persona nascosta dal camuffamento. Talvolta passavano diversi minuti prima che il mascherato venisse riconosciuto basandosi solo sulle caratteristiche fisiche e la gestualità.

Dopo che questo gioco del “riconoscimento” era stato completato, venivano offerti dolci e bevande. Il momento più divertente di queste serate era, però, la “battaglia”che si ingaggiava fra gruppi diversi e rivali nell’intervallo tra una casa e l’altra.

Per le strade circolava di tutto: uova marce, farina, ortaggi putrescenti, sacchetti di plastica pieni d’acqua e di altri liquidi, spray imbrattanti, bastoni di ogni materiale.

Si trattava, tuttavia, di una forma di divertimento e sfrenatezza che non sfociava mai in violenza e atti vandalici e distruttivi. Nessuno si è fatto mai veramente male o è stato ferito. Si “giocava”, anzi si festeggiava goliardicamente il Carnevale. Queste particolari esternazioni sono, purtroppo, del tutto scomparse. Ma fanno, comunque, parte della cultura e della memoria della comunità.

m.v. (Carnevale 2009)

QUESTE IMMAGINI SONO STATE SCATTATE A BRATTIRO’ NEGLI ULTIMI ANNI OTTANTA (FORSE NEL 1990) DA ANTONIO VALLONE (ROLLO). RITRAGGONO UN GRUPPETTO DI RAGAZZI CHE FESTEGGIA IL CARNEVALE CON UN PUPAZZO “MORENTE” PER LE VIE DEL PAESE PRIMA DI DARLO ALLE FIAMME A “PALUMBO”.

I DUE COL CAMICE BIANCO SONO FRANCO PULICARI E CICCO VALLONE.  L’INFERMIERE PORTANTINO E’ DOMENICO PUGLIESE, MENTRE I GENITORI DEL PUPAZZO SONO ENZO PULICARI (L’UOMO) E UN SONTUOSO MICHELE ROMBOLA’, ALIAS CIROTTO, NELLE VESTI DELLA MAMMA ADDOLORATA. A QUEI TEMPI CIROTTO ERA LEADER INDISCUSSO DI TUTTI I RAGAZZI DI BRATTIRO’.

 

 

 

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