La reliquia di San Rocco nel vibonese

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Il Procuratore nazionale delle reliquie di San Rocco è sceso in Calabria per partecipare ad un momento religioso a Gioiosa Jonica.
Di rientro ha toccato la provincia di Vibo Valentia ed ha concluso la sua visita a Polia, portando con se l’osso femorale del Santo custodito in una teca aurea.

Un viaggio, quindi, da Roma a Gioiosa Jonica, dove è grande il culto del Santo pellegrino, passando per  Mileto, San Costantino Calabro, Maierato, Filandari e Polia (appunto nella provincia di Vibo Valentia) e, soprattutto, dalla Diocesi di Mileto – NicoteraTropea, retta da S.E. il Vescovo Mons. Luigi Renzo, il quale ha dimostrato di gradire la visita di fratel Costantino De Bellis, procuratore e padre guardiano delle reliquie di San Rocco.

Il percorso calabrese si è concluso a Polia dove il procuratore ha trovato ad attenderlo il Sindaco Carmelo Bova, l’Assessore alla Cultura Domenico Amoroso e Rocco Tavano, primo iscritto all’Associazione Europea Amici di San Rocco, che lo hanno accolto affettuosamente introducendolo alla conoscenza del caratteristico borgo.

Intense le parole rivolte dall’Assessore Amoroso alla rappresentanza calabrese dell’Associazione “Amici di San Rocco”. L’amministratore poliese ha ricordato che “la nostra piccola ma devota comunità guarda con interesse alla riattualizzazione degli esempi di vita del Santo taumaturgo: la profonda fede dei poliesi, puntualmente manifestata con le celebrazioni in onore di San Rocco, rispettivamente nelle parrocchie di Maria Santissima di Loreto in Trecroci e Sant’Enrico Imperatore in Cellia, nel mese d’agosto, rendono chiara l’idea del profondo, direi ancestrale, nostro trasporto spirituale verso il miracoloso Santo di Montpellier”.

Era presente anche il Presidente dell’Associazione di San Costantino Calabro, Antonio De Luca, il Segretario del sodalizio e responsabile dello stesso per le province di Vibo Valentia e Catanzaro, Arcangelo Carrì, l’Assessore comunale sancostantinese Giampiero Calafati ed il Consigliere Antonino Denami.

Gruppo di fedeli a Polia

Nel pomeriggio ha fatto gli onori di casa il parroco, Padre Giuseppe Passarelli, che ha celebrato la Santa Messa nella Chiesa di San Nicola di Bari in Menniti dove, tra l’altro, si conserva un pregiato olio su tela dell’artista locale Antonio Ruscio dedicato alla Madonna del Buon Consiglio, ritratta con i Santi della carità, Rocco e Francesco.

Particolarmente coinvolgente il saluto portato ai tanti fedeli presenti in Chiesa da fratel Costantino che, nella prima riflessione ha esaltato “quella fede che ci rende sinceri, rinnovatori della società e del mondo, trascinatori, promotori della pace. Purtroppo – ha aggiunto – viviamo poco di Dio e molto del mondo, viviamo una vita spirituale debole, manca quella vera vita di fede e di Cristo in noi.”

Prima di salutare la cittadinanza è stato concesso agli intervenuti il privilegio di baciare la Sacra teca aurea contenente l’osso femorale del Santo pellegrino.

Padre Giuseppe ha ringraziato il procuratore per l’invito rivolto alla comunità locale di prendere parte al ritiro spirituale del 17 febbraio p.v. in Capriati a Volturno, che si concluderà con la solenne processione per le vie del paese dell’urna reliquiario del transito di San Rocco che Polia è chiamata a portare in processione su un sorteggio di ben 1.861 comunità d’Italia che venerano il Santo della carità.

Le celebrazioni si sono concluse con un caldo messaggio del procuratore De Bellis, che ha affidato alla sensibilità dei poliesi queste profonde riflessioni: “Se le singole persone, le famiglie, i gruppi, le comunità, l’intera società avessero fede totale e cieca nella misericordia e provvidenza di Dio, davvero qualcosa di nuovo e di bello potrebbe modificare il volto della nostra società. Se cerchiamo il segreto della vita del Santo lo troviamo nel suo grande amore per Gesù e per la Chiesa. La Croce di Cristo, che San Rocco ebbe impressa sul suo petto sin dalla nascita, è sorgente di una sapienza nuova, che interpreta la realtà della sofferenza non come condanna irreparabile della vita, ma come partecipazione al soffrire di Gesù stesso.”

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