Brattirò, c’era una volta “Palumbo”…

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“Piazza Bicentenario del Comune di Drapia 1811-2011”. Dal 4 maggio 2011 nello spiazzo della frazione Brattirò che chiamiamo “Palumbo” vi è una targa che riporta questa dicitura, nuovo nome dato a questo luogo in occasione dei festeggiamenti dei 200 anni della nascita dell’ente.

I brattiroesi, in particolare le nuove generazioni, forse in futuro indicheranno questo spazio con il nuovo appellativo. E forse  questo cambiamento del nome, col passare degli anni, contribuirà a sbiadire dall’immaginario collettivo, dal sentire comune e quindi dalla cultura di questi luoghi, i magici ricordi collegati a questo spiazzo. Già, questo è stato proprio un posto per certi aspetti magico, un sito cui si ricollegano innumerevoli ricordi di chi è nato e cresciuto a Brattirò, compreso chi scrive. Qui si giocava diverse ore al giorno, si disputavano di continuo, a qualsiasi ora, partite di pallone, ci si dava l’appuntamento per litigare (ma senza esagerare), si dava alle fiamme il pupazzo di Carnevale, si sparavano i botti nel periodo natalizio, qualcuno la sera “si mboscava”etc.

Quanto divertimento ha regalato Palumbo! Con la sua semplicità, la sua magnifica sobrietà, il suo alone quasi di sacralità. Quanti brattiroesi hanno gioito in questo posto giocando a calcio, perlopiù con le porte di legno senza traverse (o con un cumulo di libri al posto dei pali) che facevano litigare le squadre in caso di tiro alto.

Quanti bei ricordi collegati a Palumbo, quante emozioni!

Palumbo fa venire in mente, a tutti coloro che sono nati a Brattirò ed hanno almeno 25 anni, l’infanzia, il periodo della spensieratezza.

Le pallonate che rompevano i vetri delle abitazioni vicino al campetto; e poi tutti a nascondersi magari rincorsi dalla signora Vincenzina (anche lei uno dei simboli di Brattirò, persona che a quasi a tutti quelli della mia età -in fondo- ricorda l’infanzia).

Poi, un giorno, non molti anni fa, i precedenti amministratori drapiesi hanno deciso che quel posto non era idoneo per quel tipo di attività (non era idoneo veramente perché le abitazioni vicine subivano continuamente disturbo e gli edifici attaccati al campetto venivano “invasi” da una nube di polvere). Al posto del campo sono state quindi messe due piccole giostre per i bambini, è stato creato un parcheggio e una colata di cemento ha ricoperto il terreno di gioco.

Una volta “smantellato” e snaturato Palumbo, tuttavia  (e qui, come ho già detto in altre occasioni, secondo me è stato commesso un grave errore) non è stato costruito un altro campetto in paese….ed  i ragazzi hanno perso un prezioso luogo di ritrovo e di aggregazione.

MarioVallone

DEDICO QUESTO ARTICOLO ANZITUTTO A MIO FRATELLO CICCO, EMIGRATO IN IRLANDA, POI AL MIO FRATERNO AMICO PEPPE ROMBOLA’, CHE ORA SI TROVA IN REPUBBLICA CEKA, ED AL CARISSIMO ALFREDO PADULA, DA ANNI TRASFERITOSI IN PIEMONTE.

SONO SICURO CHE TUTTI E TRE CONSERVANO  NEL LORO CUORE MAGNIFICI RICORDI COLLEGATI A “PALUMBO”.

Le immagini in basso sono state scattate negli anni ’90…credo nel 1997…non so se esistono altre foto di partite a Palumbo

Una partitina a Palumbo. In maglia gialla Ferdinando Rombolà. Alla sua destra Daniele Meligrana. Col numero 14 Peppe Rombolà e, vicino a lui, Mimmo Farfaglia e Mario Vallone. In maglia bianca, di spalle, Claudio Rombolà.

 

In alto da sinistra: Marco Vita e Peppe Rombolà. In basso da sinistra: Daniele Meligrana e Mario Vallone

 

Un fraseggio tra Peppe Vallone e Mimmo Farfaglia.

 

Mario Vallone palla al piede. Ricordo che a scattare queste foto fu Checco Ferraro. Gli affidai la mia macchina fotografica e, per la mia solita "mania" di scattare foto e documentare, gli chiesi di farci alcune foto mentre giocavamo.

 

Checco Ferraro qui ha immortalato la mia esultanza. Ricordo che per "tenere a bada" i capelli allora i giocatori di serie A iniziavano ad utilizzare le fascette. Per "emularli" io usavo una striscia di plastica ricavata da una busta della spesa.

Le foto in basso sono state scattate poco tempo fa. Una colata di cemento (il solito, maledetto, marciapiede) ha seppellito il nostro adorato campetto…

 
"Palumbo" oggi

 

 
"Palumbo" oggi

 

 
"Palumbo" oggi

 

"Palumbo" oggi
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Commenti

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8 Replies to “Brattirò, c’era una volta “Palumbo”…

  1. Palumbo resterà sempre “Palumbo”….
    passavamo più tempo a “Palumbo” che a casa…come dimentiare le grandi sfide con i cari amici cirotto, Alfredo, Peppe di nando, Marco, Gianni. e tutti gli altri…
    un salutone a tutti

  2. è impietoso far vedere le foto del prima e del dopo! da campetto di paese è di ventato…cosa? direi niente. grazie per aver pubblicato le foto delle partitelle..una grande emozione.

  3. Caro Mario tu ti ricordi Palumbo quando era un campetto di calcetto, ai miei tempi il campetto era nell’orto del prete (Abati Pascali), Palumbo ai miei tempi era uno spiazzo pieno di dune di terra e mondizie collinetti e la strada chiamata oggi via Italia non c’èra, Comunque si accedeva perchè quando c’èrano delle sfide di contestazione tra coetani si lanciava la sfida e si diceva (ci vediamo a Palumbo), ad una certa ora, Dopo di che all’ora stabilita si arrivava a Palumbo e tra i due contendenti si incominciavano le schermaglie che consistevano per lo più tocca tu prima no tocca tu che ai incominciato per prima , i sostenitori dell’uno e dell’altro iazzavano l’uno e l’altro gridando u tiessi allissandoli e via, alla fine si finiva la lite con una stretta di mano o un grande abbraccio di amicizie , questo era Palumbo negli anni 50/60, sempre un luogotrascendentale per i giovani brattiroiesi.

  4. Il piacere e il senso di nostalgia che ha suscitato in me questo articolo e queste foto è incommensurabile. Grazie Mario non solo per la dedica, grazie per quello che fai ogni giorno. Ci fai tornare bimbi, ci garantisci la cronaca dei nostri amati luoghi e fai conoscere il nostro comune ovunque.
    Quante partite ho fatto in quel campetto solo Dio lo sa. Finivo di mangiare e subito la, Palumbo, il nostro campo. Ho gioito vincendo, ho pianto per il dolore fratturandomi braccia, gambe e ginocchia.
    Viva Palumbo, viva Brattirò e viva la Calabria!!

  5. Caro Mario anche noi ragazze, ai tempi che fummo ragazze, abbiamo giocato i nostri tornei di calcetto, ho delle foto insuperabili. Abbiamo giocato a “quattru e quattr’ottu”, abbiamo acceso le nostre sigarette, abbiamo riso a crepapelle e pianto per le storie d’amore andate in frantumi….
    L’unica cosa che mi dispice e’ che i nostri figli non potranno sapere cosa significa “PALUMBO”.
    Grazie Mario ogni tanto abbiamo bisogno anche di questo per rivivere i ricordi.

  6. mi ricordo bene questa partita. si tratta del mio ritorno al calcio nel tempio di palumbo, organizzato dai fratelli vallone in occasione di un mio rientro dall’universita’.
    prima azione m’involo sulla fascia arrivo al tiro ma attruppicu subbra na prazza e cadu a mussu avanti….. e vai c’arrisati
    indimenticabile

  7. Caro Farfaglia …. N attruppicasti ca prazza,bensì
    Già d’ allora la vecchia Romagna era il tuo sport preferito…..!!!!!!

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